Mario Monti, Corriere della Sera 22/11/2014, 22 novembre 2014
Caro direttore, il Corriere di ieri ha riportato le dichiarazioni di Matteo Renzi a sostegno della candidatura di Roma per l’ Olimpiade del 2024
Caro direttore, il Corriere di ieri ha riportato le dichiarazioni di Matteo Renzi a sostegno della candidatura di Roma per l’ Olimpiade del 2024. Il premier ha detto tra l’altro: «A me colpì molto Monti quando disse che le Olimpiadi erano un progetto troppo grande per l’Italia. Ma non c’è progetto troppo grande per l’Italia». Non ho mai detto quanto Renzi mi attribuisce. L’Italia già nel 1960 ha organizzato con successo i giochi di Roma. Nel 2004 ci è riuscita bene la Grecia ad Atene. Sarebbe sciocco pensare che le Olimpiadi siano un progetto troppo grande per l’Italia. Il 14 febbraio 2012, quale premier e ministro dell’Economia, decisi di non firmare l’impegno che mi veniva richiesto dal Comitato olimpico internazionale per prendere in considerazione la candidatura di Roma all’ Olimpiade del 2020. Firmandolo, avrei obbligato lo Stato, cioè in concreto i governi che sarebbero venuti negli anni successivi, a pagare ogni eventuale eccedenza di costi rispetto a quelli coperti dal comitato organizzatore. Forse Renzi non ricorda quali erano le condizioni del Paese in quella fase. Lo spread non era più a quota 575 punti come nel novembre 2011, ma era ancora intorno ai 400 punti. Nei mercati e tra i governi dei maggiori Paesi erano ancora molti coloro che pensavano che l’Italia sarebbe uscita dal «rischio insolvenza» solo ricorrendo a prestiti di salvataggio della Ue e del Fmi, sottoponendosi così a «protettorato» da parte della troika. Del resto, molti osservatori attribuivano la crisi della Grecia, scoppiata nel 2009, anche alle conseguenze finanziarie dello sforzo olimpico. Quel 14 febbraio dissi in conferenza stampa: «Non vogliamo che la percezione che stiamo faticosamente cercando di dare dell’Italia negli ambienti internazionali, nell’Ue, nei mercati, possa essere compromessa da improvvisi dubbi, magari alimentati dai concorrenti dell’Italia nella sfida olimpica, circa la serietà dei propositi di risanamento finanziario del Paese. In fondo, se siamo qui a fare i conti con una situazione finanziaria così difficile è perché tante volte nel passato sono state prese, da governi di ogni segno, decisioni senza avere molto riguardo a quali sarebbero state le conseguenze finanziarie negli anni successivi». Forse un politico purosangue ed empatico avrebbe «letto» negli italiani, proprio in quel difficile inverno, la voglia di distrarsi dai pesanti sacrifici, la voglia di «sognare» le Olimpiadi. Avrebbe intravisto popolarità, voti e magari altri sostegni, di fronte ad una decisione «coraggiosa», quella di dire «sì!», come voleva il fortissimo pressing di una grande maggioranza del Parlamento, dei dirigenti e di molti campioni dello sport, di vasti interessi imprenditoriali. Dopo tutto, gli aggravi per le casse dello Stato sarebbero venuti solo dopo qualche anno. Il senso della scomoda decisione di allora, che a Renzi sembra sfuggire ancor oggi, venne prontamente colto da molti. Persino nel mondo sportivo, l’olimpionico Pietro Mennea dichiarò: «Oggi è stata presa una decisione di grande responsabilità, dando un segnale forte e dimostrando che esiste un Paese concreto e serio». Secondo un sondaggio del Corriere di quei giorni, addirittura il 92% degli interpellati disse di condividere la decisione del governo. E la Gazzetta dello Sport , ancora ieri, giudicava quella di allora una «scelta responsabile». Ma vorrei tranquillizzare il presidente del Consiglio. Non arriverei mai a dire, come egli ha detto, che «non c’è progetto troppo grande per l’Italia» o che, come ama ripetere, l’Italia potrà diventare presto «il Paese guida in Europa». Non lo direi, perché penso che gli italiani vadano incoraggiati, ma non illusi. Tuttavia non penso affatto che «le Olimpiadi siano un progetto troppo grande per l’Italia». Nella medesima conferenza stampa dissi: «Questo non significa affatto che l’Italia debba rinunciare ad avere mete ambiziose. L’Italia può e deve avere mete ambiziose e il nostro governo non è concentrato solo sul risanamento finanziario, ma è concentrato anche sulla crescita». Dissi anche che forse si sarebbe potuta considerare l’ipotesi di una candidatura non per il 2020 ma per il 2024, anche per valorizzare eventuali sinergie con l’Anno Santo previsto per il 2025. Se tra le mete ambiziose debba esserci un’Olimpiade, lo deciderà il governo, il governo Renzi. Per questa o per altre eventuali mete che il presidente del Consiglio vorrà porre all’Italia, potrà avvalersi anche del lavoro fatto da governi come il mio, che hanno creato un po’ più di spazio e qualche utile strumento. Lo spazio: come ha dichiarato con schiettezza il viceministro all’Economia Enrico Morando, il governo Renzi è il primo governo che può permettersi di presentare una manovra in disavanzo «perché, grazie in particolare all’azione del governo Monti, siamo al 2,2% di indebitamento tendenziale». Gli strumenti, uno in particolare, per evitare che grandi mete scivolino in grandi scandali: il pacchetto anticorruzione (legge Severino). Senatore a vita, ex presidente del Consiglio