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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

LA PILOTA UCRAINA PRIGIONIERA DI PUTIN

Nadiya Savčenko, pilota dell’Aviazione ucraina, è stata catturata dai ribelli filo-russi nella regione di Lugansk nel giugno scorso. A luglio si è diffusa la notizia che l’hanno trasferita nella prigione di Voronež. Le autorità di Mosca hanno confermato che si trova in stato di detenzione con l’accusa di complicità nell’uccisione di due giornalisti russi nella zona di guerra dell’Ucraina orientale, accuse che lei ha respinto con forza. La Savčenko affronta un’imputazione per omicidio, che può portare a una lunga pena detentiva, se la riconoscessero colpevole di avere ucciso Igor Korneljuk e Anton Vološin, morti durante un attacco alle posizione dei separatisti nei dintorni di Lugansk, una delle roccaforti dei ribelli.
La Savčenko è nata a Kiev nell’81. Come ha raccontato la madre, fin da bambina sognava di diventare pilota. Ha portato a termine un corso di fashion design dopo la scuola e studiato giornalismo per un anno. Quindi ha abbandonato il giornalismo per entrare a contratto nelle Forze Armate Ucraine. Ha anche prestato servizio nel contingente di pace ucraino in Irak nel 2004 e 2005, unica donna tra i militari in servizio di quella missione. Era molto amata dalla popolazione locale. Un poliziotto iracheno avrebbe cercato di sposarla in cambio di due montoni, e poi uno sceicco ha offerto una dote di 50mila dollari. Ma non si è ancora sposata fino a questo momento, essendo l’aviazione la sua unica passione. Dopo il tirocinio iracheno, è entrata nell’Accademia aeronautica di Kharkiv, nell’Ucraina dell’Est, si è diplomata nel 2009, ed è entrata in aviazione.
Un velo di opacità si stende sul caso-Savčenko. I russi hanno cambiato posizione sul suo arresto diverse volte. In una di queste versioni lei avrebbe attraversato il confine tra Ucraina e Russia illegalmente, di qui l’arresto. Gli ucraini di buon senso, inclusa la stessa Savčenko, hanno messo in ridicolo l’ipotesi pretestuosa, chiedendo alle autorità russe perché mai avrebbe dovuto entrare nel territorio di un paese con il quale l’Ucraina è in guerra. Il fatto che non l’abbiano catturata in qualità di ufficiale ucraino rende la vicenda più complicata. La Savčenko è stata fatta prigioniera come combattente del battaglione Ajdar, una delle molte unità combattenti composte da soli volontari. E dunque si trova in un limbo giuridico, perché il suo status non è quello di un prigioniero di guerra a pieno diritto.
Kiev insiste sul fatto che i cittadini ucraini possono essere processati solo in Ucraina per crimini che hanno commesso qui. Inoltre, il codice penale ucraino proibisce la consegna di cittadini ucraini ad altri paesi per essere processati. La Russia, dall’altro lato, ha istituito una speciale commissione a giugno per indagare i crimini di un “soggetto internazionale nei confronti di civili” commessi in Ucraina. Tuttavia la Russia non ha specificato di quali crimini si tratti e come dovrebbero essere classificati.
l governo ucraino ha cercato, pur senza ottenere risultati, di sottrarla alle grinfie del sistema penitenziario russo. Gli sforzi diplomatici non hanno portato a nulla, né un attacco stile Mossad alla prigione di Voronež sembra un’opzione praticabile. A luglio l’Ucraina ha sottoposto il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La Corte ha iniziato a occuparsi del caso, ma ci potrebbero volere mesi, se non anni, prima che si giunga a una decisione. E nessuno può garantire che la Russia l’accetti. Di fronte a sanzioni economiche aspre, Mosca può vendicarsi chiudendo gli occhi sulla decisione della Corte europea, anche se si tratta di un’istituzione rispettata.
Nonostante questo gli astuti ucraini hanno architettato altri sistemi per tirarla fuori dai guai. La Savčenko è stata votata alla Rada nelle ultime elezioni parlamentari di ottobre. Era capolista del partito Batkivščyna, guidato da Julija Tymošenko, l’ex primo ministro e prigioniero politico durante il governo Janukovič. Sembra uno scherzo del destino – o una mossa di comunicazione ben congegnata – che una ex detenuta si dia da fare per liberare una persona che si trova in carcere. La Russia ha riconosciuto le elezioni parlamentari, ma è difficile che il Cremlino ordini di liberare la 33enne pilota di elicotteri. Comunque il riconoscimento delle elezioni significa che la Russia ha automaticamente riconosciuto di detenere un parlamentare straniero.
Gli ucraini si sono spinti oltre. Se la Russia rifiuta di liberare la Savčenko, cosa che potrebbe benissimo accadere, il partito Batkivščyna insisterà sull’elezione della Savčenko nella delegazione della Rada all’assemblea del Consiglio d’Europa. L’Ucraina spera che la Russia liberi la prigioniera, che diventerà più che una semplice deputata. Il caso Savčenko si trova a un punto di svolta interessante, e non resta che aspettare per capire se la Russia rispetterà gli impegni come membro del Consiglio d’Europa, dopo avere calpestato l’immunità diplomatica della Savčenko.
Nadija (nome che in ucraino vuol dire Speranza) è diventata un simbolo della resistenza ucraina contro i separatisti appoggiati dai russi, e la speranza che le forze patriottiche resistano per preservare l’integrità territoriale. La Savčenko è diventata un caso dopo che il video del suo interrogatorio si è diffuso su Internet. Quando le hanno chiesto quante truppe erano schierate contro i ribelli, ha risposto: “Ma che ne so? L’intera Ucraina!” Il video non è diventato popolare solo per queste parole. L’hanno interrogata, ammanettata a un tubo metallico, una delle tante prove della brutalità dei ribelli nei confronti delle prigioniere. La Savčenko è a volte paragonata a Maria Mercier, ufficiale russo che ha combattuto come volontaria nell’Armata Bianca anti-bolscevica ed è stata uccisa vicino a Voronež nel 1919, ma finché c’è vita c’è speranza.