Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 20 Giovedì calendario

IL PROVINCIALE


L’appuntamento con Francesco Mandelli ricordate i Soliti idioti è nello studio milanese della fidanzata, la pierre vicentina Luisa Bertoldo, che a fine anno lo renderà padre di una bambina. Impossibile scucirgli una parola su come si sente, cosa si aspetta, cosa pensa un comico quando gli succede una cosa seria come avere un figlio, per di più femmina. Ma che sia una stagione di svolte si intuisce anche dal motivo ufficiale del nostro incontro, Osnangeles (Baldini & Castoldi), il suo primo libro di racconti: qui chiude i conti con l’amata-odiata provincia settentrionale dove è nato e cresciuto, protetto finché è rimasto nel mucchio, sbeffeggiato appena ha desiderato altro.
Mandelli, era un libro necessario?
No, ovviamente. Questo, però, non è il solito volumetto del comico. È una raccolta di storie acide, sporche e surreali sulla provincia. Io vengo da lì. Da Osnago, provincia di Lecco.
Ci pensava da tempo a scriverlo?
Sono sincero, no. Negli ultimi dieci anni me l’hanno chiesto spesso, ma non trovavo l’idea giusta.
Osnangeles che vuol dire?
Un po’ Osnago, un po’ Los Angeles. È l’indirizzo della mia mail e quando ne ho mandata una a Michele Dalai, l’editor che mi ha seguito, mi ha subito detto che avrei dovuto intitolarlo così.
Racconta una provincia alienata, dove tutto è a tinte forti e a base di sesso, droga e alcol: è veramente così?
Adesso, sì. Tempo fa, no. Prima ci si conosceva tutti, si stava insieme, senza un pericolo. Oggi si vive barricati in casa. È hinterland, periferia di Milano. Questi racconti, ovviamente, sono un po’ esagerati, fosforescenti, carichi.
Autobiografici?
È tutto inventato, tranne la storia del ragazzo che si è fatto l’operazione per diventare donna: lui esiste davvero. Per il resto, mi sono divertito a partire da posti reali come il Mercatone dell’arredamento di Fizzonasco, in cui non sono mal entrato, per poi immaginare storie. E se qualcuno penserà che dentro c’è la mia vita, nessun problema. Alcune di queste storie nascono da una considerazione: se non avessi fatto tv e il resto, chi sarei diventato a Osnago?
Da ragazzo sognava di scappare?
Per me è sempre stata una priorità.
Perché ci stava così male?
Ho bei ricordi, ma io volevo recitare e mi guardavano tutti come un pazzo: “Chi ti credi di essere?”. La provincia è così: appena provi a uscire dal coro, ti massacra. Non immagina le email e gli insulti per strada che mi sono preso dalle mie parti.
Di buono che cosa le ha dato?
Quando sono arrivato a Milano, negli uffici di Mtv, avevo una purezza e un’ingenuità che nessun altro aveva. Cresciuto in oratorio, non avevo i filtri e le malizie di chi nasce e vive in città. Sembravo originalissimo. E fu quella la mia carta in più. Adesso sono un altro e un po’ mi dispiace. Vivo a Milano da 15 anni. Ne ho prese di sberle.
Che cosa intende dire?
Se sei più puro e ingenuo sei anche meno sveglio rispetto agli altri. E ci vuole tempo per mettersi alla pari. Così nel frattempo le prendi. Il racconto con il bambino che si avvicina tutto contento all’altalena, e prende un ceffone, parla di questo.
La sberla che ancora brucia qual è?
Avevo 18 anni ed ero felicissimo perché, dopo aver scritto ad Andrea Pezzi, lavoravo in tv. Un giorno Andrea era incazzato perché era saltato un ospite. Stavamo mangiando insieme ad altra gente e lui fa: “Chi cazzo chiamiamo?”. E io: “Paola e Chiara o i Subsonica, tanto sono sempre ospiti a Mtv... “. Lui appoggia la forchetta e mi dà una sberla davanti a tutti. “Devi imparare quando scherzare e quando essere serio”.
Passioni letterarie?
Mi piacciono Emil Cioran, John Fante, Henry Miller, William Burroughs... La sorprenderò: Il primo riferimento di Osnangeles è In stato di ebbrezza di James Franco, racconti di provincia californiana legati al lato marcio della vita. L’ho sfogliato e mi ha subito preso.
In quanto tempo l’ha scritto?
Un anno fa ho parlato con l’editor, da giugno a settembre l’ho buttato giù.
Che cosa si aspetta da questo libro?
Spero che tanta gente pensi: “Però, questo Mandelli è in gamba. Non è un coglione ignorante come pensavo”.
Deve sempre dimostrare qualcosa?
Sempre, è il mio karma. Non mi pesa, anzi mi stimola, però a volte è un po’ troppo.
Il nuovo film con Biggio come sarà?
Una galleria di personaggi grotteschi che per noi rappresenta una crescita importante. Prima faremo una cosa eclatante, che farà dire a tutti: “Sono tornati...”.
E a Osnago torna spesso?
Sì, ci sono i miei genitori. Davanti al bar, però, non mi fermo più.