Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 20 Giovedì calendario

CON IL NO TAX DAY BERLUSCONI SI SMARCA DA RENZI E SI PREPARA IN ANTICIPO ALLA CAMPAGNA ELETTORALE

Silvio Berlusconi avrà pure 78 anni, sarà pieno di acciacchi, avrà pure l’uveite, ma in politica sembra vederci ancora meglio, e più lontano, di tante comparse che affollano il teatrino politico. Pochi giorni fa, in un’intervista alla Stampa, aveva detto che il premier Matteo Renzi «vuole andare presto a votare, e per questo vuole fare approvare la legge elettorale prima di altri provvedimenti più importanti per l’economia». Votare presto significa andare a elezioni anticipate in primavera. L’ipotesi gira da tempo, e le annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano sembrano averla congelata. Ma l’ex Cavaliere se n’è talmente convinto che ha immediatamente sciolto le briglie a Renato Brunetta, da sempre il più critico verso il governo Renzi, e lo ha incaricato di un «refresh» di alcuni temi, come le tasse sulla casa, che da sempre sono i suoi cavalli di battaglia preferiti, spesso vincenti.
Il risultato è un numero speciale del Mattinale, newsletter di cui Brunetta, in veste di capogruppo alla Camera, è la mente e la firma di punta. Già il titolo in copertina, «Basta tasse!», annuncia un deciso cambio di rotta rispetto alla finta opposizione praticata finora da Berlusconi. Come i precedenti di Monti e di Letta, anche quello di Renzi viene bollato come «governo delle tasse». Da qui il «No tax day», programmato da Forza Italia per il 29-30 novembre, e il no alla Legge di stabilità 2015. Un «no» duro e motivato, proiettato in avanti: il dossier di Brunetta assomiglia infatti a un programma elettorale vero e proprio, con alcuni slogan che per l’ex Cavaliere sono un invito a nozze.
Punto primo: «Cancellare tre anni di patrimoniali sulle famiglie italiane». Quando c’era il governo Berlusconi, spiega Brunetta, il gettito delle tasse sulla casa ammontava a 11 miliardi l’anno, e la prima casa era esente. Con l’Imu del governo Monti, che ha colpito anche la prima casa, il gettito è salito di colpo a 24 miliardi, per poi arrivare ai 30 miliardi attuali con l’Imu e la Tasi di Letta e di Renzi. Dunque, un aumento di quasi 20 miliardi di imposte sulla casa in appena tre anni: soldi che Berlusconi vorrebbe restituire ai contribuenti italiani subito, entro il 2015, cambiando da cima a fondo la Legge di Stabilità del governo Renzi, con una battaglia frontale in Parlamento.
Venti miliardi non sono pochi. Per restituirli ai contribuenti, il dossier Brunetta indica le «necessarie coperture», servendosi di un’arma che Renzi non ha saputo usare: «la spending review del commissario Cottarelli, un lavoro certosino che non merita di rimanere nel cassetto». In sintesi: 3,6 miliardi di spesa pubblica in meno tagliando gli sprechi; altri 2,5 miliardi riorganizzando gli enti pubblici; 1,8 miliardi tagliando le partecipate degli enti locali; 2,6 miliardi introducendo i costi standard e 400 milioni riducendo i costi dell’apparato dello Stato. Più la botta finale: 10 miliardi di risparmi con la cancellazione «dell’imbroglio degli 80 euro, misura iniqua, che nessun effetto ha prodotto sui consumi, né sulla ripresa».
Forza Italia, precisa Brunetta, ha già presentato 569 emendamenti alla Legge di Stabilità 2015, ed è pronta a difenderli in Parlamento, con l’obiettivo di «ridurre la pressione fiscale sulle famiglie, rivalutarne i patrimoni e rilanciare l’edilizia, settore trainante per l’intera economia italiana». Le tasse sulla casa sono solo l’inizio. L’asse Berlusconi-Brunetta punta a cancellare altre imposte per 51,6 miliardi in tre anni, con tre «no»: no all’aumento dell’Iva fino al 25,5%, no a quello della benzina, e no a quello delle accise. Le coperture? Senza entrare nei dettagli, Brunetta sostiene che si possono ridurre i tassi d’interesse e i rendimenti dei titoli del debito pubblico «emessi a tassi eccessivamente elevati». In pratica, una ristrutturazione del debito pubblico: mossa ambiziosa quanto azzardata, che difficilmente lascerebbe i mercati indifferenti. Ma il sasso, ormai, è lanciato.
Il dossier elenca poi un’infinità di emendamenti con i quali Forza Italia strizza l’occhio ai suoi bacini elettorali di sempre. C’è di tutto: l’aumento della franchigia Irap da 9.500 a 20 mila euro per le microimprese; l’abolizione del bollo auto per quelle «green» e di interesse storico, oltre agli incentivi per la rottamazione; il ripristino degli stanziamenti per i patronati, tagliati da Renzi con grande disappunto dei sindacati e di milioni di pensionati e aspiranti tali, che li frequentano ogni giorno; la tassazione separata per chi vuole il Tfr in busta paga, invece dell’aliquota Irpef più pesante. E poi: Il no all’aumento al 20% della tassa sui fondi pensione, l’agevolazione Iva per gli ebook, la riapertura del contratto degli statali per la parte normativa in attesa di quella economica (che rimane bloccata), il credito d’imposta per il Mezzogiorno, gli aiuti agli alluvionati e all’agricoltura, l’abolizione del blocco degli stipendi per polizia e carabinieri, fino alla revisione dei criteri di accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso. E altro ancora.
Sono provvedimenti concreti, più allettanti del Jobs act e di altre riforme promesse e non fatte. Ma per battere Renzi, ci vorrebbe anche un candidato premier con l’età giusta. Ma quello, decisamente, non c’è.
Tino Oldani, ItaliaOggi 20/11/2014