Filippo Falsaperla, La Gazzetta dello Sport 18/11/2014, 18 novembre 2014
MARQUEZ: «A VOLTE FACCIO L’ASINO»
Il sogno era iniziato a metà marzo 2013, in una giornata di sole in Texas. Quel giorno la MotoGP scopriva la nuova pista di Austin e questo ragazzino, piccolo e sorridente. Nei primi due test dell’anno, in Malesia, era andato forte, ma era logico fosse così per un due volte campione del mondo (125 e Moto2), in sella alla moto migliore. In Texas, invece, dopo pochi giri si capì che si trattava di un fenomeno. A parità di esperienza, sul tracciato sconosciuto a tutti sbaragliò la concorrenza. Non nomi così... Il campione in carica Jorge Lorenzo, il compagno di squadra Dani Pedrosa e anche Valentino Rossi, ancora impacciato con la Yamaha dopo due anni disastrosi in Ducati, ma sempre 9 volte iridato.
Eppure, anche quella giornata da stella non la raccontava ancora tutta. Perché il ragazzino da li in poi cambiò la MotoGP. Quel gomito a terra che sembrava un irridente insulto alle teorie correnti, quelle traiettorie da Supermotard (ma con 250 cavalli invece che 50!) che accorciavano la strada tra un rettilineo all’altro divennero un nuovo modello a cui ispirarsi per cercare di vincere, più che una nuova moda. Quasi naturalmente — solo Kenny Roberts, il Marziano, c’era riuscito nel 1978 — arrivò il titolo al debutto. altrettanto di getto quest’anno il secondo quando, a un certo punto, sembrava potesse vincerle tutte. Il progetto si è arenato a Brno, dopo 10 colpi di fila. Delusione? «Ma no, sapevo che sarebbe stato impossibile. Una stagione è troppo lunga e con troppi imprevisti per fare qualcosa del genere». La festa poi è stata raddoppiata dal titolo in Moto3 di Alex, che da una settimana non è più solo il...fratellino di Marc. E la festa tributata sabato sera ai due da una Cervera invasa dai tifosi (nella foto AFP a sinistra) è di quelle destinate a fare storia.
Marc, con 13 vittorie ha firmato il record assoluto. Ma se il primo Mondiale, come il primo amore non si scorda mai, quale dei due le è piaciuto di più?
«E perché? Entrambi sono molto importanti. L’anno scorso era il primo ed è s tato decisamente speciale. Nessuno pensava di potercela fare e da debuttante è stato incredibile. Ma il secondo, anche perché sono riuscito a rimettere insieme la mia vecchia squadra (quella con cui ha vinto i titoli 125 e Moto2; n.d.r. ) è allo stesso livello. Quei ragazzi sono molto importanti per me e dovevano dimostrare che potevano essere da classe regina. Festeggiare le vittorie con la tua gente è fantastico».
C’è stato un momento in cui ha detto: Marc sei stato proprio bravo?
«No, mai dico o penso così. E se vinco provo a lavorare ancora di più per continuare a vincere».
Ma una volta in cui si è dato dell’asino?
«Sicuramente ad Aragon, dove ho fatto un errore stupido (è caduto mentre era in testa con gomme da asciutto sul bagnato; n.d.r. ). È stata la prima volta in MotoGP e... cadendo si impara. La prossima volta sarà diverso».
La gara più bella?
«Montmeló. Vincere a casa è sempre speciale, ma farlo nello stesso giorno in cui ci riesce anche tuo fratello, lo fa diventare unico. E stata la prima volta e non lo dimenticherò mai».
Come è cambiata la sua vita in questi due anni?
«Molto, ma nel senso buono. Sono molto contento, mi sento un ragazzo privilegiato».
Cosa le piace e cosa no della vita da «stella»?
«Mi piace tutto. Ovviamente ci possono essere momenti duri, dove non ti va fare alcune cose, ma normalmente sono molto contento. Il punto negativo è cadere e farsi male, ma lo sappiamo che può succedere nel nostro sport».
Dicono che con le ragazze (magari con l’ombrellino) adesso vada alla grandissima…
«Non va male», risata fragorosa.
Si è fatto qualche regalo particolare?
«Non tante cose, non sono un ragazzo che spende tanto. Sicuramente qualche cosa per le moto da allenamento o un regalo per i miei genitori».
Parliamo degli avversari: come può definire in una parola Valentino?
«Leggendario».
Jorge?
«Guerriero».
E Dani?
«Metodico».
Con Valentino c’è amicizia vera?
«Penso di sì. Parliamo tanto, ci divertiamo, chiaccheriamo. Quando dopo Misano sono andato al Ranch a girare con il Supermotard è stato fantastico. Vale è una persona molto “normale”, gli piacciono le stesse cose che piacciono a me. Direi proprio che andiamo d’accordo».
È l’avversario che le dà più gusto battere?
«Ogni anno ce n’è uno diverso. Ma a me piace battere sempre tutti. È il mio unico obiettivo».
Prossimo traguardo?
«Il Superprestigio Dirt Track. È una bella gara indoor a Barcellona, il 13 dicembre, dove ci saranno tantissimi campioni (anche gli specialisti americani; n.d.r. ). Sarà un bell’evento dove speriamo divertirci molto insieme ai nostri tifosi».
E nelle piste del Motomondiale c’è qualcosa che deve ancora migliorare?
«In partenza non sono un fulmine e ci devo lavorare. Ma in generale c’è sempre qualcosa da migliorare per farsi trovare pronto per ogni situazione»
In definitiva, che voto dà al suo 2014?
«L’anno scorso mi ero dato 10 perché ero riuscito a centrare il titolo quando davvero non me lo aspettavo. Quest’anno mi fermo a… 9. Sicuramente ho fatto una bella stagione, ma nell’ultima parte ho anche commesso troppi errori. Sono riuscito a tamponare la situazione perché avevo un grande vantaggio, ma se gli avversari sono più vicini non te lo puoi permettere».