Vera Schiavazzi, la Repubblica 18/11/2014, 18 novembre 2014
“PD SENZA ISCRITTI”. E LIVIA TURCO PIANGE IN TV
Riappare a una trasmissione tv, “L’aria che tira”, su la 7, e rifà quello che l’aveva già resa famosa in sei legislature da parlamentare come negli incarichi da ministro: piange. Ma questa volta il pianto di Livia Turco, per anni ai vertici del Pci, poi diventata Pds e Pd (anche se afferma con ragione “di essere del tutto al di fuori dal gioco delle correnti”), aveva un contenuto intenso e personale.
“Mi fa soffrire — ha detto a La 7 — vedere che migliaia di persone potrebbero iscriversi al Pd ma non lo fanno, perché sentono il nostro partito lontano da loro. Sono persone di sinistra, che con la loro dedizione, il loro volontariato, hanno svolto una grande parte nella storia d’Italia. E allora chiedo al segretario del partito di non farli sentire esclusi, conservatori, perché magari troppo attaccati a valori come l’articolo 18”. Perché, ha aggiunto, la sinistra «non è un ferro vecchio».
Con questa perorazione, accompagnata da una commozione che è stata ben colta dalla conduttrice Myrta Merlino, Livia Turco esprimeva due cose nello stesso momento: il dispiacere per i militanti di base tenuti ai margini del partito, e l’amarezza per chi come lei, ma anche della sua stessa generazione e storia benché senza incarichi di governo o presenze in Parlamento, ora si sente semplicemente escluso dalla conduzione di Matteo Renzi del Pd. Turco, del resto, non è nuova a piangere né in tv né a semplici dibattiti.
Lo ha fatto, per citare qualche esempio, sia il 20 aprile 2013 su Robinson (ce l’aveva col finanziamento pubblico ai partiti, e con la fine che se ne stava decretando) dove si è commossa per le migliaia di persone impegnate in politica, sia il 5 febbraio 2010 a Porta a Porta, quando ha pianto anche come una madre che si era sentita dire dal figlio “quanto facile fosse trovare la droga”, mentre in trasmissione si parlava dell’esclusione di Morgan dal Festival di Sanremo.
E poi nel passato, per esempio nel 2010, quando mentre il ministro De Mauro si commuoveva, sia pure con maschile pudore, rispetto alle difficoltà di riformare l’Istruzione, la Turco gli esprimeva totale solidarietà, bloccandosi con un nodo alla gola e pensando invece alla fatica di riscrivere le politiche sociali. A più riprese, intervistata sulla sua “facilità alla lacrima”, Turco si è riscattata, rivendicando come non vi fosse nulla di male nell’esprimere anche le proprie emozioni personali discutendo alla tv o in un dibattito, senza distinzioni tra pubblico e privato.
Ieri, invece, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma al fondo non c’era soltanto una certa inclinazione a commuoversi, quanto un grido di dolore su chi ormai è e si sente come un’icona del passato, un reperto d’archivio o comunque qualcosa si assai poco gradito in un Pd guidato da un leader lontanissimo dalla storia di Turco, e delle migliaia e migliaia di militanti, iscritti o no, che arrivano da una lunga storia, quella della sinistra italiana. “Una storia — ha ribadito lei — che è stata importantissima in questo paese, e che non andrebbe dimenticata”.
Vera Schiavazzi, la Repubblica 18/11/2014