Maria Teresa Meli, IoDonna 15/11/2014, 15 novembre 2014
REQUIEM DEL POSTO FISSO
I due non si amano affatto. Anzi. Eppure i discorsi che va facendo in questi giorni Matteo Renzi, tracciando un solco netto tra la sinistra riformista e quella radicale, ricordano certe parole pronunciate anni fa da Massimo D’Alema. «Sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o se è più di sinistra prevedere il futuro, innovare, cambiare. Staremo e vedere, lo decideranno i cittadini» ripete spesso in questo periodo il presidente del Consiglio. Affermazioni molto simili a quelle con cui D’Alema cercava di sferzare la sinistra radicale dei suoi tempi, da premier, prima, e da ministro degli Esteri, dopo, quando quella stessa sinistra nel 2007 lo fece andare sotto al Senato sulle linee programmatiche dell’azione del suo dicastero. E le similitudini non finiscono qui.
L’11 settembre del 1999 D’Alema a Bari, in un discorso che allora fece scalpore, affermò: «La logica del posto fisso è finita». Matteo Renzi, il 26 ottobre 2014, alla Leopolda ha annunciato: «Il posto fisso non c’è più. È cambiato tutto. Il modello fordista della fabbrica non c’è più. La monogamia aziendale è sparita». A fine millennio D’Alema si limitava a un enunciato, sottolinenando la scomparsa di una certa logica, mentre Renzi, ovviamente, va oltre: prende atto della realtà e ne parla come di un fatto compiuto, con buona pace dei sindacati. Quindici anni di distanza, due leader politici che più diversi non si può, ma la frase è la stessa. O quasi.