www.cinquantamila.it/fiordafiore 16/11/2014, 16 novembre 2014
Genova e Milano sott’acqua • Al G20 il mondo mette all’angolo Putin • Un milione di lavoratori abusivi fanno perdere al fisco 12 miliardi l’anno • Vanno all’asta le lettere d’amore di Caruso Maltempo Ieri è stata una giornata di vento a 80 chilometri orari, mare forza 8, corsi d’acqua impazziti non solo per Genova, ma per tutta la Liguria
Genova e Milano sott’acqua • Al G20 il mondo mette all’angolo Putin • Un milione di lavoratori abusivi fanno perdere al fisco 12 miliardi l’anno • Vanno all’asta le lettere d’amore di Caruso Maltempo Ieri è stata una giornata di vento a 80 chilometri orari, mare forza 8, corsi d’acqua impazziti non solo per Genova, ma per tutta la Liguria. A mezzogiorno il telefono è squillato in casa di 109 mila famiglie: «Attenzione qui il Comune di Genova e la Protezione civile, alluvione in corso, non uscire di casa, salire ai piani superiori, massima attenzione». Il Polcevera aveva appena rotto un argine, l’onda di fango si è riversata in mare con una forza tale da mettere in pericolo una portacontainer, la Chodziez. La Concordia è stata sfiorata da una tromba marina che ha scagliato un’altra portacontainer contro la banchina. Genova, semideserta, è rimasta a lungo isolata: chiuse le autostrade da e per Milano, chiusa l’Aurelia e le provinciali, interrotta la ferrovia per Milano, Torino e a tratti per Ventimiglia. Voli cancellati o dirottati a Pisa. E a sera erano almeno 200 le persone che hanno dovuto lasciare le proprie case in pericolo. Le cose sono andate peggio nel Ponente Ligure, a Savona, finita sotto l’acqua, a Vado, a Varazze, ad Alassio. Il sindaco di Albenga Giorgio Cangiano è alla disperazione, la piana famosa per le colture di pregio è un lago di fango: «Aziende storiche dicono che non ce la faranno a riaprire». Il maltempo non ha risparmiato il Basso Piemonte, il bacino del Po e la Lombardia. A Milano il Seveso e il Lambro hanno inondato decine di vie cittadine che sono state chiuse al traffico, ed è saltata la metropolitana. Diverse stazioni, su tre linee, non erano raggiungibili o sono state chiuse perché considerate non sicure. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno] G20 Pare che Vladimir Putin, sotto accusa da americani ed europei per l’aggressione all’Ucraina, oggi diserterà il pranzo finale del G20. Dovrebbe sedersi a tavola con altri leader che in questi giorni hanno fatto di tutto per metterlo con le spalle al muro: dal padrone di casa, l’australiano Abbott, che gli ha chiesto di scusarsi per l’abbattimento del jet delle Malaysia Airlines sui cieli dell’Ucraina a opera dei ribelli filorussi (un disastro aereo costato la vita anche a 38 cittadini australiani), al premier canadese Stephen Harper che, incontrandolo, ha detto a Putin: «Non posso non stringerti la mano ma ho solo una cosa da dirti: vattene via dall’Ucraina». Il presidente russo ha continuato a giocare a nascondino («non posso ritirarmi perché non ci sono mie truppe in Ucraina») ma l’Unione Europea lo incalza per il sostegno in uomini e mezzi dato ai ribelli, il leader britannico David Cameron chiede nuove sanzioni economiche contro Mosca e Obama, che a Pechino aveva avuto un colloquio informale di una ventina di minuti col leader russo, ieri ha definito la sua aggressione all’Ucraina «una minaccia per il mondo». Solo Matteo Renzi ha cercato di tenere aperto un canale di dialogo: lungo incontro bilaterale nello spirito del recente vertice di Milano e invito (prontamente accettato da Putin) a visitare, la prossima estate, l’Expo. Abusivi 1 Secondo l’ufficio studi di Confartigianato, sono circa un milione gli italiani che lavorano in nero: muratori e imbianchini, parrucchieri ed estetiste, spesso ex dipendenti licenziati, che continuano ad esercitare a casa loro o direttamente a casa dei clienti, tassisti completamente abusivi o che magari «sforano» in comuni limitrofi a quelli per cui hanno la licenza, idraulici ed elettricisti che tirano giù la serranda ma che poi continuano come se nulla fosse a prestare i loro servizi, eccetera. Confartigianato stima che la presenza di una fetta così ampia di lavoro irregolare determini un’evasione fiscale e contributiva pari a 11,78 miliardi: 3,8 miliardi di Iva, 2,8 di Irpef, 604 milioni di Irap e 4,54 miliardi di contributi sociali. L’importo evaso dagli abusivi, in media 14.209 euro a testa all’anno, rappresenta lo 0,7 del Pil ed equivale alla spesa sanitaria di Veneto e Marche messe insieme (Baroni, Sta). Abusivi 2 La metà degli occupati irregolari si concentra in cinque regioni: l’11,6% in Campania con 357.400 unità, il 10,7% in Sicilia (329.400), il 10,1% in Lombardia (312.600), il 9,4% in Lazio (290.900) e l’8,2% in Puglia con 253.400 unità. In Calabria un terzo (35,3%) degli occupati è irregolare, Molise, Sardegna, Basilicata e Sicilia sono attorno al 25%, Campania e Puglia attorno al 20. Il tasso di irregolarità più basso, pari al 5,9%, si rileva nella Valle d’Aosta (ibidem). Lettere 1 Christie’s ha scoperto e mette all’asta il 19 novembre a Londra le lettere scritte da Enrico Caruso a Ada Giachetti, la soprano di cui si innamorò mentre era sposata con un altro uomo e che ripudiò il marito per fuggire con lui (la Giachetti fu la madre dei due figli di Caruso e poi lo lasciò per l’autista di famiglia: lui prima le fece causa poi continuò a mandarle soldi fino alla morte). Il tenore aveva consegnato le missive, insieme a una montagna di altre carte personali, appunti, fotografie, cartoline, telegrammi, ritagli, conti e assegni, a un intimo amico, Antonino Perrone, all’epoca residente negli Stati Uniti, a Boston, poco prima di ripartire nel maggio 1921 per Napoli, dove sarebbe morto appena tre mesi più tardi per i postumi di una pleurite mal curata e altri disturbi all’età di quarantotto anni. La famiglia di Perrone ha poi custodito gelosamente per generazioni, fino alla recente decisione di venderlo, affidandolo a una delle più grandi case d’aste del mondo. Dell’archivio fanno parte duecentoquindici lettere autografe di Caruso alla Giachetti, lettere d’intenso desiderio sessuale («Ada, ho bisogno di sentire il tuo corpo incollato al mio per il resto delle nostre vite»), più altre centoventuno di Ada a Caruso, colme di romanticismo («Mi sembra di impazzire, non riesco a controllarmi, mi pare di morire, sono due giorni che non ricevo una tua lettera, che tortura è questa»). Ci sono testimonianze del furore di Caruso quando la relazione termina fra accuse reciproche, insieme alle prove che sino alla fine il tenore continuò a inviare denaro a quella che è stata la donna della sua vita ma non certo l’unica: venti lettere autografe di Caruso a Rina Giachetti, sorella di Ada e a sua volta cantante, e centotrentacinque lettere di Rina a Enrico, raccontano in che modo lei prese il posto della sorella nel cuore, e sotto le lenzuola, del cantante. E poi altre lettere d’amore, di Caruso a Dorothy Benjamin, l’americana che divenne la sua prima moglie, di svariate innamorate a lui, come l’ereditiera argentina Vina Velasquez, (« Mi tesoro, son las 1-1 de la noche y no puedo dormir»), di Luisa Starace, della seconda moglie Teresa, della soprano Luisa Tetrazzini, delle donne che gli facevano causa (una ad esempio lo denunciò per molestie allo zoo di Central Park, New York) e a cui lui pagava i danni al tribunale di Manhattan pur di mettere a tacere i pettegolezzi (Franceschini, Rep). Lettere 2 «Amore mio tanto non mi dir niente per quello che sto per dirti sappi che... in una sola parola senza andare per le lunghe.. Mi sono tagliato i baffi. Oh lo detto! Sì Amore l’ho dovuto fare perché mi davano grande noia ad impastricciarli e poi anche in riflesso alle opere che debbo fare come Werter e altre così ho creduto bene tagliarli però ve’, al mio ritorno li avrò o perbacco se li avrò. Altrimenti non ho coraggio di presentarmi a te, perciò spero che non mi dirai niente per questo anzi appena avrò tempo mi farò una fotografia e te la mando» (da una lettera di Enrico Caruso a Ada Giachetti) (ibidem) Lettere 3 «Il pubblico mi ha chiesto un bis per cinque minuti ma io sono crollato a terra stremato e ci sono voluti quattro uomini per portarmi via» (da una lettera di Enrico Caruso a Ada Giachetti) (ibidem).