Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 18 Martedì calendario

PERISCOPIO

Anche quando ha ragione, Alfano ha sempre torto. Jena. La Stampa.

Gianfranco Fini torna in politica dopo aver preso lo 0,47 per cento alle elezioni del 2013. Corsera.

Se urlo che Alfano è un traditore, faccio un botto di vendite in edicola. Ma l’urlo deve essere ben mirato. Infatti se urlo contro Renzi, non vendo. Renzi, per i miei lettori, non è un nemico. Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale. Il Fatto.

Il riferimento a Mediaset fatto da Bersani per commentare la conferma di Patto del Nazareno fa parte degli argomenti che io lascerei a quella parte della sinistra italiana che, in questi anni, ha vissuto dell’ossessione berlusconiana, finendo per diventarne subalterna. Matteo Orfini, ex portavoce di Massimo D’Alema, oggi presidente del Pd.

Vedrete che succede così. Che Grillo stravince, Renzi resiste, la Germania si rompe le palle, lancia una moneta nuova con i paesi che cacano dal freddo, qui c’è una specie di default. Napolitano va a Capri, Casaleggio va in India, il popolo si pente di aver votato come ha votato, subentra quel po’ di panico, c’è casino, con scontri e tutto, il Veneto ne approfitta, il Piemonte si attacca alla cultura azionista, gli azionisti partono per la Svizzera, l’Anm scarica Md, la Siae Gino Paoli, nasce la Repubblica calabra, Stefania Craxi avvisa che ci aveva avvisato, ci piomba mezza Bosnia in casa, primi morti per le strade, il casino dilaga, nessuno controlla più nessuno, incombe la tragedia, e Corrado Augias sempre lì con quel ricciolino del cazzo. Andrea’s Version’s. Il Foglio.

Ma non ve ne accorgete che Renzi vi sembra tanto attivo soltanto perché voi non vi muovete più? Ida Magli, antropologa. il Giornale.

Potrà mai Roberto Speranza, che fu giovane senz’altro perché, ecco, fu il presidente dei giovani di sinistra, inveire contro il Patto del Nazareno? Non è così avventato. Conosce i tempi del silenzio. Quando fu spedito al Quirinale per le consultazioni con Enrico Letta e Luigi Zanda, avvolto in un vestito di una taglia in più, non pronunciò una parola. Non credeva nemmeno lui che la sua fulminea carriera (fra i conterranei fratelli Gianni e Marcello Pittella e la geniale intuizione di Bersani che lo fece addirittura presidente del gruppo Pd alla Camera) fosse stata così generosa. A volte, Speranza, le canta a Renzi. È quasi, il suo, un esercizio di automotivazione: «A Montecitorio non siamo passacarte». Non vi spaventate, voleva soltanto dire che la riforma del lavoro può sostenere piccole modifiche. Come? «Costruendo ponti tra le istanze». Che Grinta, Speranza. Carlo Tecce. Il Fatto.

La scorsa volta che ero venuto alla Leopolda avevo un lavoro. Oggi non ce l’ho e spero di trovarlo. Andrea Guerra, e a.d. di Luxottica. Agenzie.

Siamo agli inizi degli anni 80. Ma Amato ha già chiaro cosa vuol fare. E scrive a Bettino Craxi: «Mi ha fatto molto piacere il consenso che ho visto crescere attorno alla mia candidatura per la Corte costituzionale. Questa mi rafforza nella convinzione che il Partito socialista è veramente la mia casa. Io credo di essere adatto, anche perché, lo dico senza iattanza, so esercitare in ambienti come quello della Corte, una notevole autorità. Emiliano Liuzzi. il Fatto.

Se le autorità monetarie riducono la loro presa, se i paesi eccedentari favoriscono una più grande attività interna, se i fondi europei sono sbloccati per l’investimento, l’espansione può riprendere (timidamente), come c’è già stata negli Stati Uniti e in Giappone. Bisogna essere in grado di cogliere questa occasione. L’apparato industriale di molti paesi europei è in agonia, minato da dieci anni di rinvii e di tergiversazioni. Gli squilibri strutturali rimangono, nei conti sociali come nella gestione dello Stato. In tutti questi settori, le riforme sono urgenti. Laurent Joffrin. Le Nouvel Obs.

Due anni fa la notizia di «Valerio Merola evasore milionario» fu data tra i titoli di testa di tutti i telegiornali. La mia faccia fu sbattuta in prima pagina sui maggiori quotidiani. Due giorni fa sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Ieri, nessun Tg e nessun quotidiano ha speso una parola sulla mia assoluzione. Gli unici a cercarmi siete stati voi del Giornale. Valerio Merola. Il Giornale.

Meridiana rischia di fallire perché ha un fardello di problemi che si sono accumulati nel tempo. Il più grave è costituito dalla decisione di un giudice del lavoro che ha imposto alla società di assumere a tempo indeterminato 600 assistenti di volo stagionali che erano utilizzati proprio per far fronte alle punte stagionali di carico da e per la Sardegna. Oggi siamo costretti, se vogliamo sopravvivere, a tagliare 1.634 posti. Ma ci sono, nell’azienda, anche coloro che preferiscono la morte dell’azienda. In questo caso, io mi faccio in disparte. Roberto Scaramella, a.d. di Meridiana. Corsera.

Io personalmente adoro la pizza. E forse anche per questo la Nestlè ha 17 impianti produttivi sui quali, nel corso del triennio passato, ha investito 200 milioni e, per il 2014-2015, è prevista la conferma degli stessi livelli. In più, il nostro impianto in Italia della pizza è a Benevento e la Nestlè ha più volte confermato di essere orgogliosa e soddisfatta di lavorare in Campania. Paul Bulcke, ceo delle Nestlè. Corsera.

«Come truccare un appalto» scritto molto bene da Giuseppe Policelli. Parte da un concetto molto semplice: «Un appalto va truccato!». Se non lo trucchi tu, lo trucca un altro. Per cui ti conviene truccarlo tu. Il libro spiega molto bene cosa si prova a truccare un appalto. La prima volta ci si interroga sul perché, la seconda no. Maurizio Milani. Libero.

Venezia è una città magica, meravigliosa. L’ho amata anche grazie a Hugo Pratt, ti sedevi di fronte a lui e vedevi un mondo passarti davanti. Ornella Vanoni. La Stampa.

Il foulard, a una certa età, piace. È come la politica: sventola, avvolge e nasconde. Beppe Severgnini. Sette.

Prima della mia campagna d’Egitto mi sarei fatto uccidere per Rousseau contro Voltaire. Io credevo alla bontà naturale dell’uomo. Oggi, mi farei uccidere per Voltaire contro Rousseau perché, dopo che sono stato in Oriente, so che l’uomo naturale è un cane. Napoleone in «Claude François de Méneval: “Dix ans avec Napoléon”», dieci anni con Napoleone. Cherche Midi.

Chi dice che Eva sia nata da una costola di Adamo non conosce mia moglie. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 18/11/2014