Mariangela Pira, MilanoFinanza 18/11/2014, 18 novembre 2014
IL BIG BANK DELLA BORSA CINESE
È partito ieri, come previsto, il collegamento tra le borse di Shanghai e Hong Kong. Grazie a questo link, agli investitori stranieri sarà possibile investire in titoli cinesi, cosiddetti A-Shares, attraverso Hong Kong e viceversa. Entrambi gli indici hanno chiuso in calo e la peggiore performance è toccata all’ex protettorato britannico. «Questo è molto importante, perché significa che qualsiasi investitore in qualsiasi parte del mondo può investire direttamente nella borsa di Shanghai», sostiene Cindy Chen, country head markets and securities services presso Citigroup a Hong Kong. «Finora solo istituzioni qualificate potevano investire in Cina, non i singoli individui», continua Chen. «È l’inizio della fine del controllo dei capitali da parte cinese», spiega Steven Sun, a capo dell’azionario per Hsbc, «un grande passo avanti nell’integrazione tra il mercato dei capitali cinese e di Hong Kong». Non è chiaro, però, se i guadagni per le due borse arriveranno nel breve termine. Hsbc si aspetta che l’indice di Shanghai arriverà a toccare 2.500 punti alla fine dell’anno e i 2.800 entro il 2015. Sun spera che l’apertura del mercato cinese porti a una migliore governance nelle società cinesi. La collaborazione tra Hong Kong e Shanghai, cosiddetta Stock Connect, aprirà circa il 90% del mercato di quest’ultima agli investitori globali. Il limite giornaliero al flusso degli scambi è posto a 3,8 miliardi di dollari. Nei primi 15 minuti di contrattazioni, era stato utilizzato oltre il 50% della quota dedicata agli investitori internazionali che volevano acquistare i titoli di Shanghai. Di gran lunga inferiore invece il traffico dalla terraferma verso Hong Kong. La novità però riguarda la tassa sul capital gain presente in Cina, pari al 10%. Chi investirà nel collegamento Hong Kong-Shanghai sarà esente da questa imposta per tre anni. Fondi da Hong Kong spiegano che uno dei motivi è la difficoltà, da parte dei regolatori cinesi, nel calcolare questa tassa con l’avvento del link tra le due borse. Prima dello stock connect infatti per investire in Cina si usava un sistema di quote attraverso il Qfii (qualified foreign institutional investor), in forza del quale delle quote venivano assegnate dal regolatore cinese agli investitori offshore per investire sul mercato domestico, e il Rqfii (identico al precedente ma che investe in titoli denominati in renminbi). L’unione tra Hong Kong e Shanghai cambia del tutto lo scenario poiché non sono più allocate quote a singoli fondi, ma viene data una quota giornaliera che, tramite broker e operatori di mercato, può essere utilizzata anche da un singolo investitore. L’esenzione dall’imposta sul capital gain sta avendo un’altra conseguenza. «Molte quote Qfii saranno abbandonate dagli hedge fund, per due motivi», riferisce da Hong Kong una fonte che preferisce restare anonima, «il primo è legato alla liquidità, il secondo alla tassazione: se sei un hedge orientato al breve termine perché devi usare la quota del Qfii e non invece lo Stock Connect che ti permette di non pagare le tasse?»
Mariangela Pira, MilanoFinanza 18/11/2014