Marcello Bussi, MilanoFinanza 18/11/2014, 18 novembre 2014
IL GIAPPONE CADE IN RECESSIONE
Il Giappone è caduto in recessione, l’Abenomics è fallita ed è quasi sicuro che si andrà a elezioni anticipate a dicembre. Nel terzo trimestre il pil è diminuito dell’1,6% su base annua dopo il -7,3% del secondo, mentre su base trimestrale la contrazione è stata dello 0,4%. Gli analisti si aspettavano un incremento del 2,1% tendenziale. A rovinare il lavoro della Banca del Giappone, che negli ultimi due anni ha comprato titoli di Stato per 1.000 miliardi di euro con l’obiettivo di indebolire lo yen per rilanciare le esportazioni e uscire dalla deflazione, è stato l’aumento dell’Iva dal 5 all’8% avvenuto lo scorso aprile. Il governo guidato da Shinzo Abe aveva deciso questo provvedimento per arginare la crescita del debito pubblico, che ora viaggia intorno al 250%. Un nuovo aumento dell’Iva al 10% è in programma nell’ottobre 2015, ma sarà sicuramente rinviato. «Piuttosto che lasciare l’economia in stallo aumentando l’Iva, sarebbe meglio aspettare un anno, fino a quando la domanda interna non si riprenderà». A deludere sono stati infatti i consumi interni, cresciuti nel terzo trimestre solo dell’1,5% su base annua dopo essere crollati del 18,6% nel secondo. Le politiche ultra-accomodanti della Banca del Giappone sono servite a fare salire la Borsa di Tokyo, che dal dicembre 2012, quando Abe è diventato premier, è salita del 79,5%, toccando la settimana scorsa i massimi degli ultimi sette anni (ma ieri è scesa del 2,96%), lo yen si è indebolito (sempre ieri ha toccato il minimo da 7 anni a 117 per dollaro), le esportazioni sono aumentate e così i profitti delle grandi imprese, ma nel terzo trimestri gli investimenti aziendali sono diminuiti dello 0,2% rispetto al secondo, mentre le spese per i consumi sono aumentate solo dello 0,4% contro l’atteso +0,8%. Il fatto è che l’inflazione è finalmente salita al 3%, ma i salari non sono stati adeguati e così il giapponese medio ha sempre meno soldi da spendere. Adesso dobbiamo infondere ai consumatori la fiducia che il loro tenore di vita migliorerà», ha dichiarato il ministro dell’Economia Akira Amari. Per questo Etsuro Honda, uno degli architetti dell’Abenomics, ha subito suggerito di mettere in cantiere una manovra espansiva da 25 miliardi di dollari, attraverso tagli alle tasse e sussidi alle famiglie in difficoltà. Il vero problema è che un Giappone in recessione indebolirà ulteriormente l’economia globale e un nuovo deprezzamento dello yen rischia di esportare ulteriori pressioni deflazionistiche in Eurolandia. A questo si aggiunge l’instabilità politica, perché il malcontento nei confronti di Abe è diffuso e proprio ieri è stato eletto governatore della prefettura di Okinawa Takeshi Onaga, oppositore radicale del progetto di rilocalizzazione della base aerea Usa di Futenma e della presenza Usa nella principale delle isole Ryukyu. Le elezioni politiche rischiano di essere un terno al lotto per Abe.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 18/11/2014