Laura Berardi, il Fatto Quotidiano 17/11/2014, 17 novembre 2014
ANCHE SENZA GENE CAMPI 110 ANNI
Spegnere 110 candeline non è una questione di genetica, per lo meno non di un solo gene. Non esisterebbe, infatti, una particolare mutazione capace di aumentare la probabilità di diventare ultracentenari. A dirlo è uno studio della Stanford University, pubblicato su PLoS One, basato proprio sull’analisi genetica di 17 persone che hanno superato il centodecimo anno di età. Oggi, in tutto il mondo sono appena 74 le persone ancora in vita dopo aver raggiunto questo incredibile traguardo: circa 1 ogni 100 milioni di abitanti del pianeta Terra. Come ci si può aspettare, gli ultracentenari sono in qualche modo più capaci rispetto al resto della popolazione di evitare le malattie. Tra di loro, ad esempio, la percentuale di individui che nella vita hanno sviluppato cancro è appena il 19%, contro il 49% del resto della popolazione mondiale. Allo stesso modo, queste persone hanno in generale una incidenza più bassa di malattie cardiovascolari e ictus. Questa scarsa “propensione alla malattia” aveva suggerito agli scienziati di poter scoprire i segreti della longevità tramite l’analisi del loro Dna. Ma così non è stato: “Non abbiamo trovato nessuna evidenza di mutazioni nel Dna (capaci di portare a variazioni nel corredo genetico o proteico), associate in modo significativo ad una longevità estrema come quella di queste persone”, ha spiegato Hinco Gierman, a capo del team che ha lavorato allo studio. “In altre parole, è estremamente improbabile che esista un singolo gene della longevità”. Anzi, una di queste pazienti, incredibilmente, presentava una mutazione del Dna nota perché fattore di rischio per la cardiomiopatia ventricolare destra aritmogena (Arvc), una patologia genetica potenzialmente fatale, che tuttavia non ha precluso alla signora di raggiungere il ragguardevole status di ultracentenaria. Sicuramente, spiegano gli autori, un limite di questo studio è il limitato campione, proprio per la rarità delle persone che lo compongono. Per permettere a chi volesse continuare ad indagare sulle cause della longevità estrema di aggirare almeno in parte questo problema, gli scienziati dell’ateneo statunitense hanno pubblicato il genoma di questi diciassette individui, mettendolo a disposizione anche di altri ricercatori.
Laura Berardi, il Fatto Quotidiano 17/11/2014