Libero 16/11/2014, 16 novembre 2014
CENTO MILIONI CONTRO 86, IN CINA PIÙ CRISTIANI CHE COMUNISTI
In Cina i cristiani avrebbero superato gli iscritti al partito comunista. Parola del quotidiano inglese The Economist, che ha dedicato un articolo all’argomento. Si stima che i cristiani, cattolici e protestanti, siano 100 milioni contro gli 86 milioni degli iscritti al partito comunista: se il trend resta questo nel giro di 15 anni la Cina potrebbe essere il primo Paese cristiano al mondo. Numeri che preoccupano, e non poco, il governo di Pechino. Basti pensare che chi pratica il cristianesimo può essere addirittura equiparato a chi prende bustarelle. Questo perché seguire un qualsiasi tipo di religione corrisponde a una specie di corruzione morale: ai vertici di ogni valore c’è lo Stato. Il presidente Xi Jiping ha inglobato la lotta alle conversioni nella sua campagna anticorruzione per fare in modo che il partito comunista non si estingua. E negli scorsi mesi sono state abbattute molte chiese e fatte sparire quasi tutte le croci. Nella città di Wenzhou, chiamata la Gerusalemme cinese (il 15% della popolazione è cristiana) quest’anno sono state abbattute 400 tra croci e chiese, ufficialmente perché non in regola con la normativa urbanistica. Il governo chiede ai cristiani che vogliono pregare e professare la loro fede di farlo in luoghi approvati dal Pcc e sotto il controllo governativo. L’ateismo di Stato deve essere un principio su cui si basa la Cina, secondo quanto affermato dal presidente della Commissione per gli affari etnici e religiosi della Conferenza consultiva politica del Popolo cinese sulle colonne dell’edizione internazionale del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del partito. Eppure in Cina c’è la più grande fabbrica di Bibbie al mondo. Il Dragone ha stampato 125 milioni di testi sacri da quando aprì i suoi battenti nel 1987: il 60 per cento destinate al mercato interno e il 40 per cento destinate all’estero.