Gian Luigi Paracchini, Corriere della Sera 17/11/2014, 17 novembre 2014
LA DATTILOGRAFA E GLI SPOT LUMINOSI DI FRONTE AL DUOMO
Chi non ricorda la dattilografa che picchiava sui tasti della macchina da scrivere? Era la réclame semovente della carta carbone Kores. E l’omino in cappello che alzava la scarpa illuminata dal lucido Brill? Piccoli, paciosi effetti speciali d’una Milano che ha avuto una sua luminosa, colorata epopea pubblicitaria sulla facciata del Carminati, palazzo non incantevole ma pur sempre dirimpettaio del Duomo. Epopea accesa a fine anni ’20, per l’ammirato stupore anche dei turisti e spenta nel 1999. Forse perché ritenuta poco decorosa per la maestosa storia della piazza. Forse perché diventata non più profittevole per gli inserzionisti. Certo niente da paragonare con l’abbagliante parata di Piccadilly Circus, né di Times Square a New York o di Shibuya a Tokyo e forse troppo ingenua per il 2000. Ma al di là della lusinghiera citazione in una poesia di Umberto Saba («...mi riposo in piazza del Duomo/Invece di stelle ogni sera si accendono parole») i milanesi ci erano affezionati e nella vicinanza cattedrale-insegne non hanno mai colto alcun conflitto sacro-profano. Al contrario, soprattutto negli anni ’50-’60, quel Carminati edizione Carosello, simboleggiava bene la mobilità d’una metropoli primattrice nella crescita nazionale. Luci familiari e in mille direzioni: dal brindisi con Cinzano e Sarti, alle suggestioni pre-modaiole con Pura Lana Vergine e Confezioni Facis, fino alla crema Kaloderma. E sotto, nella versione più recente, lo scorrere delle ultime notizie. Fra l’altro resta da stabilire quanto nel tempo, a Carminati buio, piazza del Duomo abbia guadagnato decoro.