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 2014  novembre 15 Sabato calendario

I DOLORI DEL GIUDICE MORGAN

Il trend del momento è molto chiaro e si chiama «ripensamento». L’Italia ci ripensa e convoca Balotelli, whatsapp ci ripensa e toglie la doppia spunta blu, Napolitano ci ripensa e lascia il Quirinale, Morgan ci ripensa e lascia X factor. Che poi si sa, Morgan, di tutti i fatti elencati, è l’unica questione che tiene col fiato sospeso gli italiani. Siamo onesti: senza presidente della Repubblica il Paese va avanti, senza Morgan a X factor rischiamo di uscire dall’Europa. Per chi avesse perso il momento topico, giovedì sera, durante la diretta di X factor, le cose sono andate più o meno così: Morgan assegna una ciofeca di canzone (Il gioco del cavallo a dondolo di Roberto De Simone) al suo gruppo, gli Spritz for five. Una canzone che alla terza nota provoca suicidi di massa in numerosi gruppi d’ascolto casalinghi creati ad hoc per seguire la diretta. Morgan dice che è sperimentazione, ma il dubbio è che sia lui ad aver sperimentato un nuovo fungo messicano. Non risulta neanche chiaro il perché decida di sperimentare con un gruppo che si chiama come un gioco aperitivo al villaggio Valtur di Otranto e non che so, Dark indie monkeys, ma Morgan ha le sue ragioni che la ragione non conosce e vabbè. Il gruppo, manco a dirlo, prende meno voti della Zanicchi alle Europee e va al ballottaggio. A quel punto Morgan si gioca la seconda carta: i Komminuet. I due sì che hanno il nome giusto per sperimentare e infatti Morgan a loro fa cantare Je t’aime moi non plus in versione pianola Bontempi, roba che andava bene per una rumba a Ballando con le stelle con Giulio Berruti e Samanta Togni, altro che sperimentazione. E infatti i Komminuet vengono votati solo da Paolo Belli e la sua band e anche loro vanno al ballottaggio. Morale: si scontrano i due gruppi di Morgan in una guerra fratricida che i fratelli Muccino al confronto sprizzano affetto. Ed è così che Morgan si trova a decidere quale figlio sacrificare sull’altare degli ascolti. Butta fuori quelli col nome da cocktail, si alza in piedi e dà la ferale notizia: «Lascio X factor, vista la deriva che sta prendendo questo programma». Rimane un attimo in piedi, sentendo incredulità attorno a sè. Gli altri giudici fanno gli gnorri. Victoria si spela il vestito, Mika già che c’è ripassa i congiuntivi croati, Fedez si ricalca un tatuaggio con la penna a biro. È tutto in mano a Cattelan. E Cattelan, uno di quei conduttori che sanno cavalcare i momenti televisivi imprevisti con la disinvoltura di Andrea Pirlo in conferenza stampa, cosa fa? Niente. Tutti da casa sono lì che fremono per sentire una domanda, una a caso, che so, sei sicuro? Perché non accetti la sconfitta? Non ti sembra di essere infantile? Vuoi un’altra Red bull? Come vai a casa? Ti chiamo un taxi? Insomma, che dica qualsiasi cosa pur di tenerlo lì e invece Cattelan lo lascia andare e arrivederci. Anzi, dice solo: «Io qui sono l’arbitro». Ecco, in quanto arbitro, giovedì dopo la puntata ci voleva Moggi a chiuderlo in camerino e creparlo di mazzate per non aver saputo sfruttare la bomba mediatica dell’anno. Ora. Cosa ne sarà di Morgan è mistero fitto. A voler ripercorrere la sua storia a X factor, in effetti ha annunciato che non avrebbe rifatto il programma almeno dieci volte. Una volta perché si era stufato della tv, una volta perché voleva incidere un disco, una volta perché Mika ha l’alitosi, una volta perché la Red bull era sgasata e così via. Tutto questo per poi tornare puntualmente all’ovile, umiliare gli avversari e ricominciare a dire che X factor è il male del secolo dopo l’ebola e il cane di Michaela Biancofiore che canta l’inno di Forza Italia. Questa volta però il futuro appare più incerto. Conoscendolo, Morgan potrebbe tornare domani, potrebbe dire che da ora in avanti vuole elevarsi e poi andare in giuria a Italia’s got talent a dare voti al nano petomane, potrebbe dedicarsi alla musica lirica, al giardinaggio, allo studio delle scie chimiche o a quello delle sinapsi di Antonio Razzi. Quando si parla di Morgan, certezze non ce ne sono mai. Fatto sta che il suo abbandono è comunque un sintomo piuttosto preciso di una strana malattia che ha colpito X factor quest’anno. Nulla che riguardi lo show in sè, che resta uno dei più belli e appassionanti della tv. Si tratta più di una mancanza di equilibrio in giuria, di un elemento mancante, di un ingranaggio meno oliato e fluido degli scorsi anni. Un Fedez troppo imbeccato e solista, una Victoria schiacciata da giganti egoriferiti, un Mika sempre superlativo ma senza interlocutori al suo livello, un Morgan che anziché battibeccare con Fedez, unico suo antagonista possibile, ha stretto col rapper una sorta di noioso e paraculo patto del Nazareno. Insomma, manca quest’anno, una figura, anche anagraficamente, più autorevole, manca chi fa il padre padrone e la paternale, manca chi sa mettere in riga i tromboni alla Morgan, i saputelli alla Mika e i gggiovani alla Fedez con la competenza erudita e talvolta polverosa di Elio, il commento acido della Ventura o il vai a cagare di cuore della Maionchi. Manca quello che lascia giocare i ragazzi, ma se esagerano li mette in castigo nello sgabuzzino. Sono mancati disciplina e, ahimè, pure conflitto. Tant’è che alla fine Morgan non è esploso, ma è imploso. Ha finito per litigare da solo. Ha parlato di deriva, non di tsunami con i colleghi. E a conferma di ciò c’è il fatto che quest’anno il programma fa più ascolti ma la gara crea meno opinione, dibattito. I giudici sono tutti incredibilmente glamour e patinati ma si sporcano poco le mani e sono scarsamente amalgamati. Non c’è una giuria, ci sono quattro giudici «molto fighi», come direbbe Victoria. Fanno molte copertine, parlano di politica, d’amore, di punto croce e di zumba, ma c’è meno attenzione sulle dinamiche, sulla sfida, sui conflitti. La luce è su di loro, singolarmente, meno sui concorrenti. Detto questo, nel giro di cinque minuti questo articolo si autodistruggerà perché Morgan nel frattempo avrà già stappato una lattina, si sarà seduto dietro al bancone di X factor come se niente fosse accaduto, avrà fatto esibire l’ultimo gruppo rimasto con Vorrei avere il becco di Povia versione acid jazz e naturalmente, avrà vinto anche l’ottava edizione di X factor.