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 2014  novembre 15 Sabato calendario

IL PIL CALA ANCORA MA L’EUROPA CI VUOLE MORTI

IL PIL CALA ANCORA MA L’EUROPA CI VUOLE MORTI –
Chi s’accontenta gode. Ieri i mercati finanziari hanno accolto quasi con ottimismo i dati del Pil in arrivo dai Paesi della Ue. Certo, a parte la solita, disgraziata Italia che ha registrato, con un calo dello 0,1%, il tredicesimo trimestre consecutivo di mancata crescita, gli altri Paesi hanno messo a segno striminziti rialzi (in media lo 0,2%) con l’eccezione della Grecia in ripresa. Ma la condizione del Vecchio Continente, al settimo anno di austerità, non autorizza alcun ottimismo. Anche se un motivo di (magra) consolazione, tutto sommato c’è: anche la Germania sta soffrendo, per colpa di un’ostinazione suicida. I numeri spiegano però solo una parte della realtà, che è fatta di uomini e donne. Proviamo a guardare le cose al di là dei dati contabiliine a)Sull’Italia sono tutti d’accordo: la crisi morde sempre di più: il 2014 si chiuderà, se tutto va bene, con una contrazione dello 0,3%. Ma c’è recessione e recessione. Nel 2011, spiega il capo economista di Nomisma Sergio De Nardis, soffrivano sia i consumi che gli investimenti. I dati di questi mesi, invece, dimostrano che la caduta riguarda in particolare gli investimenti. In parole povere, i consumi (anche grazie agli 80 euro) tengono meglio. Ma la caduta dell’inflazione, combinata con il tonfo della domanda estera, ha in pratica azzerato gli investimenti. Per ripartire, insomma, sarebbe necessario che dalla locomotiva tedesca arrivassero segnali positivi, a partire dall’inflazione. Se i prezzi in Germania continuano a scendere (-0,3% nel mese), la forbice dei tassi reali resta invariata o addirittura peggiora l’idea di rimettere in moto gli investimenti in Italia e di rispettare gli impegni presi in Europa, è una presa in giro e nulla più. b)L’austerità funziona? Oggi i "falchi", sempre meno numerosi, si fanno forti delle buone pagelle della Spagna, premiata con riserva da S&P, ma soprattutto della Grecia. Atene è la prima della classe, secondo le statistiche: +0,7% nel trimestre, dopo +0,4% tra marzo e giugno. Per il 2015, le teste d’uovo d’Europa prevedono un rialzo del pil nell’ordine del 2,9%. Ma la Grecia ha lasciato sul terreno il 25% della sua ricchezza da quando, nel 2010, la Germania ha preteso che il Paese restituisse i quattrini prestati dalle sue banche. Da allora un greco su tre è scivolato sotto la linea di povertà, senza sapere come mettere assieme pranzo e cena. c)Grande soddisfazione per la tenuta del PIl francese, salito dello 0,3%, nel trimestre ben di più delle previsioni. Ma anche qui merita andare oltre le apparenze. Il risultato è stato drogato da 50 miliardi di euro di investimenti statali, che hanno dato una spinta pari allo 0,8% del pil. Come farà, però, Parigi ad alimentare l’economia a questi tassi se dovrà rientrare nei parametri di Maastricht? La Francia scommette, insomma, che il rigore tedesco sia destinato a cadere sotto i colpi della comunità internazionale: la prima spallata arriverà domani a Brisbane, quando frau Merkel e il ministro Wolfgang Schaeuble saranno sul banco degli imputati del G20. Assieme al loro protetto, il santo degli evasori Jean Claude Juncker. d)La Germania, inoltre, sta assai meno bene di quanto non si creda. Il malessere è testimoniato, in parte, dalle cifre del Pil: uno striminzito +0,1% . Ma dal 2001 ad oggi la crescita tedesca è stata pari all’1,1%, mentre gli investimenti, frenati dall’ossessione per il calo del debito (la scommessa politica della Merkel) risultano addirittura più bassi della stessa Italia (l’1,6% contro il 2% tricolore nel periodo). e)Un dato emerge con forza: le terapie applicate dal 2010 in poi non solo non hanno funzionato, ma hanno creato grande sofferenza. Nel 2011, a puntare sul tracollo dell’eurozona, erano i banchieri,oggi all’apparenza la finanza è tranquilla. Ma, come ha notato Wolfgang Munchau sul Financial Times, la minaccia ad una situazione insostenibile viene dai popoli. Questa Europa sta mettendo d’accordo Nord e Sud: così non si va da nessuna parte. f) Eppure proprio ieri sera sono arrivate due mazzate per l’Italia: la Commissione Ue chiederà al governo un’ulteriore riduzione del deficit strutturale per il 2015. Il parere definitivo di Bruxelles sulla manovra è atteso entro fine novembre. Lo scorso 28 ottobre Roma aveva già accettato di alzare da 0,1 punti di Pil a oltre 0,3 punti la correzione strutturale del saldo. Ma non è finita: sempre i commissari europei - scrive l’agenzia Reuters - potrebbero inviare al governo una relazione nella quale contestano la possibile violazione della regola sulla riduzione del debito prevista dal Fiscal Compact. Ci vogliono morti?