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 2014  novembre 16 Domenica calendario

STORIA MONDIALE DELLE FEDI (COMPRESI GLI ATEI E I TERRORISTI)

Gli americani si considerano — non a torto — il popolo più religioso d’Occidente. Secondo i sondaggi, un quinto di essi non pratica alcuna fede, ma solo il 6 per cento si professa ateo o agnostico. Ogni anno nelle università oltre 250 mila studenti seguono un corso di religione. Chiese, moschee e sinagoghe sono affollate e il primo a dare l’esempio, recandosi alla funzione la domenica, è il presidente. La scritta «Confidiamo in Dio» campeggia sulle banconote da un dollaro. Non sorprende perciò che una grande casa editrice, la Norton, abbia appena pubblicato la Norton Anthology of World Religions, due tomi di 4.200 pagine ($ 100) in cui sono racchiusi 3.500 anni di storia religiosa con una documentazione straordinaria. Sorprende invece che l’antologia, che tratta delle sei fedi principali di oggi — induista, buddhista, taoista il primo volume; cristiana, ebraica, islamica il secondo —, contenga testi come quelli di Bin Laden, il leader di Al Qaeda, e di sir Bertrand Russell, il filosofo ateo inglese. Per Jack Miles, che ha coordinato la stesura dell’antologia, non c’è nulla di strano. Miles insegna Storia delle religioni all’Università di Irvine in California, ed è l’autore di Dio. Una biografia che nel 1996 gli fruttò il Pulitzer. Ex seminarista gesuita, spiega di aver voluto conferire ai due volumi «una prospettiva laica», che comprenda anche voci sociali e culturali «alternative», rivaluti il ruolo delle donne e consenta un’analisi comparativa delle fedi. Il fatto che ad Antico e Nuovo Testamento e al Corano l’antologia affianchi sermoni di predicatori controversi, testi poetici semiblasfemi, proclami femministi, programmi politici, fino al j’accuse di Bin Laden, profeta del terrorismo, ha innescato un vivace dibattito. Mentre gli estratti del saggio di sir Bertrand Russell del 1927, Perché non sono cristiano, sono considerati generalmente accettabili, il testo de Il fronte mondiale islamico, la dichiarazione di guerra santa di Bin Laden del 1988, non lo è affatto. Secondo Jack Miles, non sarebbe stato però giusto ignorare il leader jihadista. «L’antologia dà molto spazio alle voci moderate dell’islam — dichiara —, ma Bin Laden ne ha plasmato le correnti estremiste e il suo impatto sarà avvertito a lungo». Lo storico aggiunge che destano eguali polemiche nella sezione sull’ebraismo gli scritti di Yeshayahu Leibowitz (1903-1994), il filosofo ortodosso e sionista che contestò la concezione religiosa dello Stato di Israele e disse che i soldati israeliani nei territori occupati rischiavano di diventare «giudeonazisti». Che effetto avrà la pubblicazione dell’antologia? Miles si augura che promuova la tolleranza e la cooperazione tra le religioni e avvicini a esse i non credenti, che nell’America politically correct sono chiamati «spiritualmente indipendenti». E cita le memorie del poeta Christian Wiman (1966), ateo convertito al cristianesimo. Ma non è certo di raggiungere l’obiettivo: «Una cosa ho imparato — dice — . All’interno delle varie religioni esistono ancora divisioni assai profonde».