Sergio Romano, Corriere della Sera 16/11/2014, 16 novembre 2014
HEMINGWAY A PARIGI LA CONQUISTA DEL RITZ
Approfitto della sua risposta sulla liberazione di Parigi per chiederle se può confermare quanto riferisce Fernanda Pivano nelle «note al testo» a pagina 1.141 del secondo Meridiano dedicato ad Hemingway a proposito del suo trionfale ingresso a Parigi nell’agosto 1944. «Dopo poche ore H., con Bruce e l’autista, percorse a tutta velocità i Champs-Élysées, e diede inizio alla celebre saga Hemingwayana della liberazione dell’Hotel Ritz di Place Vendôme, di cui egli si considerò padrone nominale, alla quale seguì la liberazione della Brasserie Lipp...».
Ha qualcosa da aggiungere o da precisare?
Ennio Dinetto
Caro Dinetto,
Ne lle sue grandi linee la storia è vera, ma considerevolmente arricchita con episodi e aneddoti narrati dal protagonista e dai suoi ammiratori. Come altri scrittori egocentrici prestati al giornalismo, Hemingway era convinto di essere lui stesso «notizia» e cedeva spesso alla tentazione d’immaginare trame in cui avrebbe recitato la parte dell’eroe. Giunto in Francia con la terza Armata di George Patton, era «embedded», vale a dire incorporato in una unità militare, e vestiva l’uniforme senza gradi dei corrispondenti di guerra. Non appena gli Alleati cominciarono l’avanzata verso Parigi, annunciò che sarebbe entrato nella capitale tra i primi e che avrebbe liberato «qualcosa».
Chiese al generale francese Philippe Leclerc di essere accolto tra le sue file, ma fu rapidamente congedato con freddezza. Decise allora di agire da solo, alla testa di un’allegra brigata composta da amici e colleghi che assomigliavano, per il modo in cui erano acconciati e per la cantina da campo con cui viaggiavano (soprattutto whiskey e champagne), ai bandeirantes brasiliani fra il Settecento e l’Ottocento. La scelta cadde sul Ritz perché il bar del grande albergo di Place Vendôme era per Hemingway un’anticipazione del paradiso, il luogo in cui aveva bevuto i suoi migliori Martini e trascorso innumerevoli serate durante gli anni ruggenti evocati in alcuni dei suoi romanzi e racconti.
Quando ne attraversò trionfalmente la soglia, il 25 agosto, il portiere gli disse cortesemente che i tedeschi se n’erano già andati da parecchie ore e che l’albergo ospitava in quel momento un piccolo distaccamento di soldati britannici. Per liberare il Ritz, quindi, occorreva anzitutto cacciarne gli alleati: un’operazione che Hemingway realizzò gridando, alla tedesca, «raus!, raus!». Perlustrò l’albergo dalle cantine, dove catturò due tedeschi che si erano nascosti fra botti e bottiglie, al tetto dove i bandeirantes spararono qualche raffica al cielo abbattendo una lunga fila di lenzuola che si stavano asciugando al sole d‘agosto.