Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 16/11/2014, 16 novembre 2014
LA SOLITUDINE DEL SINDACO MARINO IL PD: ORA CHIEDA SCUSA AI ROMANI
ROMA «La bici, signor sindaco... meglio di no» (uno dei vigili urbani della scorta).
«In che senso, meglio di no?» (Ignazio Marino, dolorosamente sorpreso).
«Beh... Forse è meglio essere prudenti».
«Prudenti? Insomma io non sono più libero di muovermi in bici nella mia città e...».
«Anzi, guardi: anche la Panda rossa... ecco, pure quella... eviti di andarci in giro».
Dopo il venerdì della grande contestazione a Tor Sapienza, un sabato di opportuna clausura. Ma Marino sembra non capire. Si sente vittima, incompreso, perseguitato. È andato in visita nella periferia in fiamme con quattro giorni di ritardo: e allora? «Ero a Londra, per una conferenza dove si parlava anche di car-sharing». Su quella Panda rossa, lui o la moglie si sono beccati otto multe che nessuno, finora, ha pagato: e allora? «Un complotto. Ho denunciato tutto ai carabinieri».
Sta fermo davanti al portone di casa, il Pantheon a cento metri, un vicolo stretto: i romani passano e lo ignorano. Un sondaggio della Swg — commissionato dal suo partito, il Pd — ha svelato che è gradito solo al 20% dei cittadini. Alla domanda, «Cosa funziona a Roma?», il 54% ha risposto: «Nulla».
Un estraneo, non un marziano. La storia del marziano di 59 anni che viene da Genova e rivoluziona una città che non conosce è durata una notte. Poi Marino decise il primo provvedimento: pedonalizzare via dei Fori Imperiali. Un superfluo ricamo della viabilità in una città già strangolata dal traffico. Come se per salvare un moribondo si cominciasse con il taglio dei capelli. Eppure lui arriva alla politica da chirurgo di fama, un curriculum con oltre settecento trapianti d’organo (compreso il primo nella storia dal babbuino all’uomo) e il poster di Che Guevara — «un collega» — appeso alla parete, collabora con la fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema, lo eleggono prima senatore con i Ds, poi con il Pd: quindi il gran burattinaio Goffredo Bettini decide di candidarlo a sindaco di Roma.
Ma adesso il partito lo molla. È successo tutto in poche ore. Il Pd romano venerdì sera si è riunito nella sede del Nazareno e, pur lacerato da guerre intestine volgari e feroci, si è ricompattato contro il suo sindaco.
Sentite Michela Di Biase, presidente commissione Cultura in Campidoglio (e moglie di Dario Franceschini, ministro della Cultura).
«Marino è il più grande gaffeur d’Italia!».
«Marino ci ridicolizza davanti al Paese!».
«Marino è un... e comunque, male che vada, si torna a votare!».
Applausi, grida di evviva.
Poi a Marino hanno dettato condizioni terribili: deve pagare le multe della Panda, chiedere scusa ai romani, azzerare la giunta. Deve umiliarsi, mettersi in ginocchio sui ceci. Un invito, esplicito, alle dimissioni.
Tutti comunque aspettano il ritorno di Matteo Renzi dall’Australia, previso per martedì. I rapporti tra Renzi e Marino sono inesistenti. E per questo Marino ha cercato, inutilmente, di allacciare rapporti di ripiego: prima con Delrio, poi con la Serracchiani, poi ancora con Guerini. Lui carino, ma il partito lo ignora con fastidio.
La sera della cena di finanziamento organizzata qui a Roma nel Salone delle Fontane dell’Eur, i tavoli erano affollati e c’era euforia e tutto quello che potete immaginare. Solo un tavolo era pieno a metà: quello di Marino.
Lui seduto con altri quattro signori (uno dei quali indossa una tuta).
I camerieri servono quasi sbattendo i piatti.
Poi un cameriere fa: « A’ Marì... ndo’ abito io, l’autobus nun passa mai».
Marino: «Ma cosa mi dici?».
Il cameriere immobile, il suo sguardo è un miscuglio di irritazione e disprezzo.
Marino: «Presto, cercatemi Improta, l’assessore ai Trasporti... Dev’essere seduto da qualche parte... Improtaaaaa!».
Certi deputati si voltano. Sorrisi perfidi, versatemi un po’ di vino che vi racconto, parte il rosario degli aneddoti.
«Ti ricordi di quella volta? Dai, era la vigilia delle politiche del 2013... quando venne al Nazareno e, nonostante fosse stato deciso che avrebbe dovuto candidarsi a sindaco di Roma, cominciò a urlare che voleva essere nominato ministro della Sanità... E quella volta che in piazza San Pietro, durante la cerimonia di canonizzazione dei due Papi, con un balzo s’arrampicò sulla papamobile facendo prendere uno spavento al servizio di sicurezza di papa Francesco? Dai, un grande. E poi quell’altra volta che, dopo essere stato ignorato da Obama per tutta la visita ufficiale, s’appostò sotto la scaletta dell’aereo in partenza? E lo sai, no, cosa gli disse Obama? Gli disse: «È bene sapere che qui abbiamo un bravo ragazzo di Pittsburgh...». Curioso che Obama abbia parlato proprio di Pittsburgh, no? Già, perché fu proprio dall’università americana di Pittsburgh che Marino dette le dimissioni dopo una storia di rimborsi spesa contestati...».
No, nel Pd non gli vogliono bene. Anzi, hanno già cominciato a parlare del suo successore. Le telefonate già s’intrecciano. Ecco un breve e provvisorio elenco di possibili candidati in vista di nuove elezioni (tanto poi deciderà, da solo, Matteo Renzi): Paolo Gentiloni (ora in molti ammettono che sarebbe un eccellente sindaco), Marianna Madia (unica donna da poter contrapporre a Giorgia Meloni, probabile candidata del centrodestra), quindi Nicola Zingaretti (da convincere), Enrico Gasbarra (difficile da incastrare), Roberto Giachetti (possibile brillante outsider).
Intanto arriva la notizia che un piccolo corteo di abitanti delle periferie sta venendo giù da via Cavour e sfila sotto al Campidoglio, tra cori rabbiosi e saluti romani, una gigantografia di Marino con il naso di Pinocchio e striscioni contro il degrado. Le agenzie di stampa segnalano la presenza di Gianni Alemanno (non è un caso di omonimia: è lo stesso Alemanno che è stato sindaco di Roma per cinque anni).