Fabio Cavalera, Corriere della Sera 16/11/2014, 16 novembre 2014
LADY BRAVEHEART E LA SCOMMESSA DELL’INDIPENDENZA
Gli indipendentisti scozzesi si rimettono in marcia. A guidarli c’è una quarantenne combattiva e popolare, un’avvocatessa che si è unita allo Scottish National Party quando adolescente distribuiva volantini a scuola. Nicola Sturgeon, da ieri leader del partito al posto del dimissionario Alex Salmond, non è una secessionista affamata di slogan. Ha la virtù del realismo. E nelle elezioni generali di maggio, a Westminster e a Downing Street, i conti con la Lady di Ferro degli indipendentisti, saranno costretti a farli. Sia i laburisti sia i conservatori.
È quasi scontato che nel prossimo parlamento britannico le due forze storiche non avranno la maggioranza assoluta e dovranno affidarsi a coalizioni. Le sorti del governo dipenderanno dal Sud inglese, dove incombe il fantasma dello Ukip di Nigel Farage, e dal Nord scozzese, dove Nicola Sturgeon si prepara a raccogliere una massa di consensi. Piace a sinistra e piace al centro. Oggi a Westminster siedono 59 parlamentari espressi dai collegi scozzesi: 41 laburisti, 11 liberaldemocratici, 6 indipendentisti Snp, uno conservatore. I rapporti di forza si modificheranno.
Lo Scottish National Party guadagnerà molti seggi e porterà a Londra una rappresentanza che potrebbe essere decisiva per le maggioranze.
La nuova leader dei nazionalisti scozzesi ha le idee chiare. Vuole asciugare i laburisti in Scozia perché «votarli in Scozia è senza senso», ma allearsi con gli stessi laburisti per una maggioranza a Westminster «in cui saremo determinanti e otterremo ciò che ci è stato promesso». È un calcolo che non fa una grinza.
E non lo fa anche se dovessero ritornare a Downing Street i Tory. In tal caso «o mantengono i patti sulla devoluzione o ci sarà un nuovo referendum e lo vinceremo». Si parla e si parlerà tanto di Farage e dell’avanzante antieuropeismo. Ma nel Regno Unito c’è in campo una Lady Ferro scozzese pronta a scompaginare gli assetti istituzionali e parlamentari. La questione scozzese non si è chiusa col referendum. È apertissima.