Fabio Cavalera, Corriere della Sera 15/11/2014, 15 novembre 2014
LA STAR DELLO SPORT BRITANNICO IN LOTTA CONTRO LO STUPRATORE
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA L’olimpionica Jessica Ennis-Hill, oro dell’eptathlon, è uno dei miti dell’atletica femminile britannica. Per diversi motivi: alle virtù sportive sa infatti accompagnare le doti del coraggio e dell’impegno nelle battaglie sociali. Non a caso la tribuna dello stadio dello Sheffield United, squadra della sua città che un tempo militava nella Premier League (la serie A britannica) ma che ora milita nella terza categoria, è a lei intitolata.
Quando, due giorni fa, Jessica Ennis-Hill ha intimato di togliere il suo nome dall’arena dello Sheffield perché la società ha consentito di riprendere gli allenamenti al giocatore Ched Evans, condannato per lo stupro nel 2011 di una ragazza diciannovenne poi imprigionato e ora scarcerato dopo due anni di cella, mai e poi mai avrebbe pensato di trovarsi addosso un’orda di «troll», quei vigliacchi anonimi che ti insultano nei social network, pronti a darle della «sgualdrina» e a minacciarla di violenza.
E non è neppure l’unica ad essere stata presa di mira dall’esercito degli imbecilli che si muove su Internet. Peggio è andata alla femminista Jean Hatchet, «colpevole» di avere raccolto 160 mila firme nella petizione che chiede allo Sheffield United di rescindere il contratto col calciatore con la fedina macchiata da un reato odioso. A lei ogni minuto arrivano 500 messaggi o «cinguettii» su Twitter in cui le viene detto di tutto.
Per Jessica Ennis-Hill lo sport ha un valore etico molto alto: «I campioni devono essere un modello di comportamento, hanno un ruolo di guida e possono influenzare le comunità, soprattutto i giovani». Ecco il motivo che l’ha spinta a uscire dal silenzio e a prendere una posizione così forte, in un mondo, il calcio, che spesso vive di omertà e di complicità. Non vuole che il suo nome venga associato a quello di uno stadio e di una società che non rescinde il contratto con un atleta che ha violentato una ragazza ubriaca.
L’olimpionica e l’attivista che ha promosso la raccolta di firme sono nel mirino di tifosi col cervello appiattito, i tifosi che si muovono dietro pseudonimi. La polizia ha aperto un’inchiesta. Ma il caso è lì a dimostrare quanto il calcio rischi di scivolare in basso sia per le mele marce che lo infettano sia per colpa di strutture istituzionali deboli e inette.
Non bastano i miti dello sport pulito a rimuovere le distorsioni. Non bastano 160 mila firme. La società, lo Sheffield United, è imbarazzata e non decide. I calciatori più famosi hanno la bocca cucita. La Federcalcio pure tace e si nasconde. I «troll» impazzano invocando «la libertà di espressione». L’altra faccia del football inglese.