Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 15 Sabato calendario

PIL, SOLTANTO CIPRO PEGGIO DI NOI A BRUXELLES PIANO DA 40 MILIARDI

ROMA L’economia è in leggera ripresa nella zona euro, ma continua a rallentare in Italia, l’unico grande Paese a mostrare ancora una flessione del prodotto interno lordo. Nel terzo trimestre del 2014 i dati Istat e Eurostat vedono una flessione del Pil nel nostro Paese dello 0,1% rispetto al secondo trimestre. Un calo atteso, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, che non consola ma neanche preoccupa.
Un po’ meglio di quanto ci si aspettasse, ma rispetto al terzo trimestre del 2013, quindi su base annua, l’Italia registra un calo del Pil pari allo 0,4%, secondo solo a quello di Cipro (-2%) e superiore a quello della Finlandia (-0,3%), gli unici tre Paesi della zona euro in negativo. Nella media l’economia dei 18 Paesi che hanno adottato la moneta unica è cresciuta tra giugno e settembre dello 0,2% sul trimestre precedente, e dello 0,8 su base annua. La situazione è migliore nei Paesi della Ue che non hanno l’euro, visto che nella media di tutti i 28 Paesi dell’Unione il terzo trimestre ha visto un progresso del Pil dello 0,3%, che diventa un più 1,3% in ragione d’anno.
In Italia la flessione del prodotto, che ormai va avanti esattamente da tre anni, e che è tornato di fatto ai valori dell’anno 2000, è dovuta a un calo del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura e dell’industria, e a un aumento nei servizi. La domanda interna continua a dare un contributo negativo, solo parzialmente bilanciato da un apporto positivo della domanda estera.
In compenso, a settembre, si è visto un miglioramento del debito pubblico che secondo Bankitalia, il cui Governatore Visco ieri è stato ricevuto dal capo dello Stato, Napolitano, è sceso di 14 miliardi di euro, a 2.134 miliardi, quasi tutti imputabili alle amministrazioni centrali. Nei primi nove mesi, in ogni caso, il debito pubblico è cresciuto di 64,2 miliardi. Di questi, 4,7 hanno rappresentato il sostegno finanziario ai Paesi euro in difficoltà, che ha raggiunto un importo complessivo di 60,3 miliardi.
A Bruxelles, intanto, il governo ha consegnato un dossier di progetti con la richiesta di finanziamenti aggiuntivi per 40 miliardi, secondo il piano messo a punto dalla presidenza italiana della Ue. E nel pacchetto della task force del governo, che doveva essere presentato entro ieri, 2.200 progetti, è finito di tutto. Opere infrastrutturali, materiali e immateriali, come il piano per la banda larga (7,2 miliardi), la Tav Torino-Lione, strade e autostrade come la Salerno-Reggio, ma anche programmi d’investimento per il rischio idrogeologico, il finanziamento delle piccole e medie imprese per l’interconnessione e l’efficientamento energetico, gasdotti e rigassificatori, bonifiche, aree metropolitane. E c’è la richiesta per la copertura del piano «La buona scuola», già in parte finanziato dalla legge di Stabilità.