Corrado Augias, la Repubblica 16/11/2014, 16 novembre 2014
LE DISAVVENTURE DI MARINO
Guglielmo Marengo —
Caro Augias, leggiamo articoli di critica spietata nei confronti del sindaco di Roma Marino. Vorrei ricordare che ha ereditato una città quasi alla bancarotta causata da una gestione superficiale disseminata di scandali. Marino è stato lasciato solo dai partiti che lo sostengono a gestire i problemi del traffico, del trasporto pubblico, dei rapporti con il commercio e gli speculatori. Le sue operazioni per decongestionare il centro di Roma invaso da soste selvagge, occupazione abusiva del suolo ecc. sono passate sotto silenzio o ridicolizzate come l’inaugurazione della metro C. Invece, finalmente sono tornati i Vigili urbani nelle strade e nelle piazze dopo una lunga ed inspiegabile assenza. Per quanto riguarda la macchina del sindaco che ha abusato di un parcheggio senza averne diritto mi piace ricordare che almeno Marino non si fa portare con auto blu a carico della comunità.
guglielmo.marengo@alice.it
Ho ricevuto alcune lettere — che ritengo in buona fede — a difesa del sindaco di Roma. Vanno lette, insieme a quelle di critica. Giuseppe Marino, un omonimo da Reggio Calabria, scrive: «il sindaco di Roma ha o no la libertà di girare con la sua auto (non per fatti propri sin qui non emersi) per la città che amministra? Se la stessa cosa fosse accaduta con auto blu i rilievi sarebbero stati minori come si vide quando l’ex governatrice del Lazio girava con l’auto blu perle sue spesucce. Con quello che la nazione sta passando perché i giornali fanno paginate sulla vicenda?». Scrive Paola Ronci (paolacarlot@libero.it): «Roma è nel degrado: strade, cura del verde, raccolta dei rifiuti. Durante l’amministrazione Alemanno circolavano battute sarcastiche sui parenti del sindaco che avevano riempito gli uffici dell’Atac; mai ci sono state grandi campagne, né giornalistiche, né da parte dei politici di varie tendenze. Ora vedo tanti politici che chiedono le dimissioni perché non ha pagato le multe. Ma di che stiamo parlando?». Stiamo parlando di un kamikaze, di un uomo che, arrivato fresco da fuori, ha immaginato che ci si potesse comportare a Roma come in uno di quei film dove la città è preda d’una banda di manigoldi. Arriva il buono e senza guardare in faccia nessuno, bam, bam, mette a posto le cose tra gli applausi degli onesti. Ha ignorato esigenze e correnti del suo partito, ha alterato la tradizionale spartizione di incarichi e posti, ha cominciato a girare in bicicletta per dare l’esempio, risultando invece in più occasioni solo goffo. Un’aria caricaturale non dissipata nemmeno da un gesto quasi inconcepibile a Roma: trascrivere nozze gay celebrate all’estero. Non ha calcolato che in una città consegnata largamente al cinismo, dove molti tassisti manifestano invocando il duce, si perdona più facilmente l’arroganza (e peggio) che non la goffaggine.
c.augias@repubblica.it Twitter @corradoaugias
Corrado Augias, la Repubblica 16/11/2014