Fabio Gambaro, la Repubblica 16/11/2014, 16 novembre 2014
LA BANDA OULIPO
PARIGI
«Dei topi che si costruiscono da soli il labirinto da cui si propongono di scappare». Non senza ironia, Raymond Queneau definiva così i membri dell’Oulipo, l’Ouvroir de littérature potentielle fondato insieme all’amico François Le Lionnais a Parigi, in un ristorante di Saint-Germain-des-Près, il 24 novembre del 1960. Non un movimento né una scuola letteraria, più semplicemente un laboratorio per un gruppo ristretto di amici appassionati di letteratura, giochi e matematica, alle prese con meccanismi letterari calibratissimi, sempre attraversati da una vena di poetica follia. Da allora l’Oulipo, alle cui attività hanno partecipato anche Italo Calvino, Georges Perec e Marcel Duchamp, ha attraversato in maniera quasi sotterranea oltre mezzo secolo di storia letteraria francese, rivelandosi un punto di riferimento insostituibile per tutti coloro interessati alle ardite esplorazioni linguistiche di una «letteratura potenziale» preoccupata innanzitutto di elaborare regole, tecniche e strutture, a partire dalle quali far nascere opere spiazzanti e imprevedibili.
A questa avventura appassionante, anche se non sempre conosciuta come meriterebbe, la Francia sta per rendere omaggio con una bella mostra organizzata dalla Bibliothèque de France negli storici locali della Bibliothèque de l’Arsenal e intitolata “Oulipo: la littérature en jeu(x)”. Aperta dal 18 novembre al 15 febbraio, la mostra curata da Camille Bloomfield e Claire Lesage presenterà oltre trecento documenti, molti dei quali inediti, ripercorrendo così la storia del gruppo dalla nascita ai giorni nostri, ricordando tra l’altro che le attività di questi sorprendenti giocolieri della parola proseguono oggi attraverso le ricerche di una quindicina di scrittori, tra cui Marcel Bénabou, Jacques Roubaud, Paul Fournel, Hervé Le Tellier et Anne Garréta.
Grazie alla vasta scelta di libri, manoscritti, disegni, foto, quadri, lettere, progetti, appunti e giochi, il visitatore avrà la possibilità di entrare nell’officina oulipiana, scoprendo tutte le sfumature di un ingegneria poetica che trasforma la letteratura in ars combinatoria, ma sempre in nome della più grande libertà artistica. «Mi impongo delle regole per essere totalmente libero», ricordava paradossalmente Perec, che si considerava «un prodotto dell’Oulipo al 97%». Non a caso molte delle sue opere sono nate sfruttando in maniera sistematica le procedure elaborate dal gruppo. Si pensi al romanzo intitolato La scomparsa, un lunghissimo “lipogramma” scritto interamente senza mai usare parole contenenti la lettera “e”, che in francese significa rinunciare a circa un terzo del vocabolario, al genere femminile e al tempo presente.
Per non parlare del suo capolavoro, La vita istruzioni per l’uso , il cui spettacolare manoscritto è strutturato come un’immensa scacchiera su cui l’autore si muove seguendo un elaborato reticolo di regole e vincoli.
Quando Queneau e Le Lionnais inventarono l’Oulipo come “sottocommissione” del Collegio di Patafisica di Alfred Jarry, probabilmente non immaginavano che la loro passione per i giochi letterari avrebbe avuto tanto successo e incontrato tanti estimatori. Calvino per esempio si unì al gruppo nel 1972, proponendo diversi testi tra cui il Piccolo sillabario illustrato e L’incendio della casa abominevole , un gioco poliziesco a struttura combinatoria che doveva essere lo spunto per un futuro romanzo. E che l’esperienza oulipiana sia stata particolarmente importante per lo scrittore italiano, trapiantato in quegli anni Parigi, lo confermano i romanzi di quel periodo — Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore — tutti costruiti attorno a regole e strutture assai complesse. Come ricorda Raffaele Aragona nel bel catalogo dell’esposizione, Calvino evocava spesso «il miracolo di una poetica apparentemente artificiale e meccanica che tuttavia poteva dar luogo a una libertà e a una ricchezza infinite».
E come Calvino, molti altri membri del gruppo — da Jacques Bens a Harry Mathews, da Paul Braffort a Jean Lescure — hanno lasciato innumerevoli testimonianze individuali e collettive, figlie di una creatività tutta imperniata sulla triade gioco-invenzione-sorpresa, solo apparentemente gratuita e stravagante. Dagli anagrammi alle parole incrociate, dalla poesia visiva ai giochi a struttura multipla, la produzione dell’Oulipo è ricca e variegata, a cominciare da Cento miliardi di poesie di Queneau, esempio perfetto di una letteratura fatta d’infinite combinazioni che invita il lettore a giocare con il testo, sfruttandone tutte le potenzialità. I membri del gruppo erano però coscienti di non essere certo i primi a muoversi in tale direzione, motivo per cui inventarono il “plagio per anticipazione”. Che poi era un modo per rendere omaggio a quegli autori che in passato avevano fatto delle regole e delle strutture l’asse portante del loro lavoro letterario: da Arnaut Daniel, il trovatore provenzale del XII secolo inventore della sestina, fino a Raymond Roussel, il cui Come ho scritto alcuni dei miei libri è sempre stato considerato un sorta di guida spirituale da tutti gli scrittori dell’Oulipo.
Fabio Gambaro, la Repubblica 16/11/2014