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 2014  novembre 16 Domenica calendario

AMORE MIO, IO NON CANTO CHE PER TE

MILANO, 4/11/1897
Miaada! Vittoria! Vittoria! Nel vero senso della parola. Vittoria riportata su tutti e senza che neanche io ne avessi potuto pensare, perché incerto della parte in tutto e per tutto. Figurati che credevo, se cantavo come alla prova generale, che mi davano un bel congedo in carta bollata. Invece non è stato così, perché? Perché la mia adorata mimma pregava per me, non è vero che pregavi per me? Avevo un po’ di nervoso prima di uscire perché avevo la voce, specialmente nei bassi, pesante molto, ma poi venuto il momento d’uscire, dopo d’avermi segnato e passato nel mio pensiero tutti i miei più cari, sono uscito. Ho cantato il mio primo duetto stupendamente e specialmente per il tempo, perché la sera prima non ne indovinavo nessuno tant’era la paura che avevo. Esco di nuovo a cantare la mia piccola romanza e alla fine di questa, che finisce con uno splendido si bemolle, viene giù il teatro di applausi, sicuro che sono durati un 5 minuti.
Tesoro mio! Se avessi potuto tenerti vicino in quel momento, perché pensavo a te mentre il pubblico applaudiva; pensavo Oh! se la mia Ada sarebbe qui come sarebbe contenta
di me, t’assicuro che mi avresti morsicato tutto o vita mia cara.
BUENOS AIRES, 20/5/1900
Amore mio tanto non mi dir niente per quello che sto per dirti sappi che... in una sola parola senza andare per le lunghe.. Mi sono tagliato i baffi. Oh lo detto!
Sì Amore l’ho dovuto fare perché mi davano grande noia ad impastricciarli e poi anche in riflesso alle opere che debbo fare come Werter e altre così ho creduto bene tagliarli però ve’, al mio ritorno li avrò o perbacco se li avrò.
Altrimenti non ho coraggio di presentarmi a te, perciò spero che non mi dirai niente per questo anzi appena avrò tempo mi farò una fotografia e te la mando.
BUENOS AIRES 8/6/1900
Amore della mia vita!
Ripiglio adesso a scriverti da che ti ho spedito l’ultima mia. Dunque la notte del 6 finii di scriverti e dal mondo in cui ti scrissi puoi ben supporre in che stato ero. Difatti ero stanco ma però ero pieno di vita (e guarda bene la chiusa della lettera precedente) e esaltato. Mi posi sul letto ma che vuoi, invece di addormentarmi pensavo a te e pensando pensando feci ciò che non dovevo fare, cioè a dire chiusi gli occhi ecc. ecc.
Dopo, reso ancor più stanco di prima, mi addormentai felicemente col tuo nome sulle labbra. La mattina seguente, cioè il giorno 7, mi svegliai sognandoti: eri nuda al letto, ed io ti baciucchiavo tutta.
Il pubblico ha seguitato per 5 buoni minuti a chiedere il bis, e io duro, non lo ho concesso … la battaglia non era ancora finita, ci stava ancora il finale. Stavo rauco che più non ne potevo, ma siccome c’è un anima buona che prega per me, e questa sei tu, con alla fine del «Baluardo m’è il vangelo», presi uno di quei si naturali; che me lo sentii in testa molto bene, e lo tenni fino a quando più non potetti, portandolo più come un baritono, e giù il teatro, come la prima sera, un applauso lungo lungo coprì tutto il finale dell’orchestra e coro. Caddi a terra, e rimasi fino a che cala la tela come regola, e dopo ci vollero 4 persone per alzarmi tanto che ero stanco.
LONDRA 20/5/1904
Non ho potuto scriverti questi giorni avanti perché ho avuto moto da fare e tu lo hai veduto cioè in 9 giorni fare 2 opere. Il debutto fu per me felicissimo col Rigoletto. Feci i soliti bis ricevendo applausi entusiastici.
I Pagliacci poi è stato il colmo dell’entusiasmo. Li ho ubriacati tutti senza dargli a bere.
LONDRA 25/5/1904
Di voce sto magnificamente, ma cara mia mi ha preso una di quelle fifite che avanti di cominciare ogni rappresentazione, divento talmente nervoso che sono quasi quasi brutale con tutti: vorrei trovare qualche cosa che mi calmi ma non riesco; mi hanno detto che la camomilla fa bene, ma ho paura di impiastricciarmi lo stomaco.
NEW YORK 28/1/1908
Adesso cominciamo a provare il Trovatore. Qui gli accenti drammatici non vogliono entrare in testa a questa gente poiché quando io faccio degli accenti o singhiozzi son freddi nell’applaudire; invece quando canto come un automa sono tutti contenti e fanno i matti. Io ho capito che invece di affaticarmi a dare fare e fare canto in una certa maniera che per gli americani fa effetto e per me è un risparmio ed è perciò che tutti dicono, ah! Come canta Caruso quest’anno.
Magnifico!
Enrico Caruso, la Repubblica 16/11/2014