Maurizio Tropeano, La Stampa 16/11/2014, 16 novembre 2014
TUTTE LE COLPE DI UN’ORRIBILE ANNATA
Oggi possiamo considerare il 2014 come un anno orribile per l’agricoltura. E non è ancora finita. Colpa del maltempo, soprattutto. Giorno dopo giorno la stima dei danni diretti con il crollo delle produzioni prima fra tutte quella dell’olio d’oliva, e quelli indotti (dall’aumento delle spese per la difesa e dallo stravolgimento dei consumi) fa salire il conto, anche per i consumatori finali, a 2,5 miliardi. E il rischio è che alla fine diventa sempre più difficile garantire i prodotti del made in Italy visto, ad esempio, che la produzione dell’olio è calata del 35% con punte che arrivano oltre al 40. Anche la vendemmia si è conclusa con un segno negativo del 15 per cento e il sorpasso non solo francese ma anche spagnolo. Cala anche se in modo più contenuto (meno 4%) il raccolto del grano duro. E la conseguenza di questa decrescita produttiva è che potrebbe aumentare il rischio delle frodi a tavola. Senza dimenticare che i danni del maltempo fanno emergere con forza un’altra questione: la dipendenza dalle importazioni. Ad esempio la pasta dove le importazioni arrivano al 40 per cento.
Un conto di milioni di euro costa all’agricoltura italiana l’ultima ondata di maltempo, intere zone rurali devastate dalle piogge, coltivazioni compromesse e frane. In Liguria le perdite maggiori riguardano gli ortaggi e le coltivazioni a piante aromatiche , mentre in Piemonte si contano danni per il mais e in Lombardia ed Emilia sono finiti sott’acqua centinaia di ettari di terreno agricolo. sono stati invasi dall’acqua. Agrinsieme, (Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative Italiane organizzano martedì la prima assemblea nazionale) pone il problema dell’autosufficienza alimentare in alcune filiere strategiche. Oggi, purtroppo si stimano i danni. Anche per il raccolto nazionale di pomodoro si registra un calo delle rese per ettaro e la produzione rimane in linea con la media stagionale degli ultimi cinque anni solo perché si registra un aumento delle superfici coltivate. Cattive notizie anche sul fronte dell’ortofrutta. Se per alcune varietà le raccolte rimangono ancora da completare o non è ancora partita (mele, pere, uva da tavola, kiwi, agrumi), si stima un calo della produzione complessiva rispetto allo scorso anno. Del resto c’è già un esempio negativo: nel 2014 la raccolta delle castagne è al minimo storico con una produzione nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa.
Che fare, allora? «Per garantirsi una adeguata disponibilità di cibo nel tempo l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola», sottolinea Moncalvo della Coldiretti. «L’Italia sta crollando dopo decenni di incuria, cementificazione e abbandono. L’agricoltura - spiega Cosimo Melacca, presidente di Agriturist (Confagricoltura) - va messa in grado di esercitare il ruolo fondamentale e naturale che è loro proprio: la difesa del territorio».
Maurizio Tropeano, La Stampa 16/11/2014