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 2014  novembre 16 Domenica calendario

GENIO E GOFFAGGINE, NON È LEGGENDA

Il professore inglese Matt Taylor, uno dei responsabili del progetto Rosetta, l’uomo che è riuscito a fare atterrare un lander su una cometa, non è in grado di ritrovare l’auto nel parcheggio. Lo confessa la sorella Maxime, una delle tante sante donne che proteggono gli scienziati dalle loro perenni distrazioni nelle cose di tutti i giorni. La goffaggine dei più grandi geni non è uno stereotipo inventato dalla letteratura: è una realtà su cui altri scienziati indagano da tempo, per scoprire come mai il cervello dei sapienti sembra non occuparsi degli aspetti pratici della vita quotidiana.
Matt Taylor non solo non è in grado di ritrovare la sua auto, ma è così distratto da avere indossato nella conferenza stampa della missione dell’Esa una camicia piena di pin-up seminude, cosa di cui ha dovuto scusarsi, in lacrime. Ma per chi conosce un po’ i protagonisti delle maggiori scoperte scientifiche, nella sua sbadataggine non c’è niente di nuovo. Albert Einstein viveva a Princeton, una piccola cittadina del New Jersey, ma si perdeva regolarmente per strada e doveva entrare nei negozi e chiedere di essere riaccompagnato a casa. Non aveva mai preso la patente e la sua capigliatura è la migliore testimonianza della cura che aveva per se stesso. Un altro genio della fisica, Isaac Newton, era così distratto che non ricordava gli appuntamenti e non sapeva neanche dire se aveva già cenato o no. John von Newmann, uno dei più grandi matematici dello scorso secolo, quando viaggiava in treno telefonava dalle stazioni alla segretaria per sapere dove era diretto e perché. Se usciva, la moglie gli metteva in tasca un biglietto con l’indirizzo di casa.
Il professor Michale Woodley, della Free University di Bruxelles, studia da tempo questi fenomeni. «I cervelli dei grandi scienziati – ha detto al “Telegraph”– sono programmati diversamente dai nostri, non si occupano dei particolari, non processano le cose a bassi livelli. Se sembrano assenti, è solo perché ogni parte del loro cervello è concentrata solo sulle abilità cognitive». Questo porta a situazioni spesso buffe, come il confondere parole e destinazioni. William Archibald Spooner, geniale rettore del New College di Oxford, era in questo un campione. Se aveva un appuntamento al pub Green Man di Dulwich, si presentava al Dull Man di Greenwich, un tipo di distrazione che ha preso il suo nome: spoonerismo.
Molti degli scienziati più distratti non sono interessati nemmeno al sesso. «Sembra quasi – dice Woodley – che non vogliano partecipare al processo evolutivo della specie umana, benché le loro scoperte abbiano benefici per vasti gruppi di persone. Invece di aiutare l’evoluzione come tutti attraverso la procreazione, lo fanno con il cervello». Gli scienziati sono esseri vulnerabili e fragili, capaci di affrontare i misteri dell’universo e perdersi nel bicchiere d’acqua della vita quotidiana. La scienza deve molto a madri, sorelle e mogli che li hanno accuditi nei secoli, aiutandoli a trovare la strada di casa e l’auto al parcheggio mentre loro guardavano solo le stelle.
Vittorio Sabadin, La Stampa 16/11/2014