Mark Franchetti, La Stampa 16/11/2014, 16 novembre 2014
SOLDATI, BASI E MISSILI COSÌ LA RUSSIA PREPARA LA CONQUISTA DELL’ARTICO
Il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un piano per militarizzare l’Artico, nel tentativo di ripristinare la presenza che nell’era sovietica Mosca aveva nella regione, assai contesa perché patria delle maggiori risorse energetiche mondiali non ancora sfruttate. Il mese scorso la Russia ha iniziato la costruzione di due installazioni militari nuove di zecca nell’Artico, attuando così la prima espansione della potenza russa post-comunista nell’area. Il Cremlino prevede di costruire sei nuove basi nella regione artica e ha annunciato che vuole creare qui una struttura di comando militare con due brigate di fanteria meccanizzata supportate da motoslitte e hovercraft.
La mossa segna una pietra miliare nella militarizzazione russa di una regione che il Cremlino aveva abbandonato negli Anni 80. Mosca ha detto che vuole avere una forza permanente «artica» di 6000 uomini con sistemi radar e di orientamento di stanza vicino a Murmansk, una città portuale sul Mare di Barents. Due settimane fa l’esercito russo ha annunciato di aver aperto una nuova base militare sull’isola di Wrangel, una riserva naturale all’interno del Circolo Polare Artico, vicino all’Alaska, nel Mare di Chukchi. Un’analoga base - realizzata con strutture modulari prefabbricate - sarà presto completata nel vicino Cape Schmidt. Gli avamposti, che comprenderanno basi sovietiche ripristinate così come nuovi impianti, sono i primi di una serie di installazioni militari che movimenteranno la frontiera settentrionale della Russia.
Con circa il 15% del petrolio mondiale e un terzo del suo gas naturale ancora da scoprire, la regione è una potenziale miniera d’oro. Inoltre, il riscaldamento globale sta producendo un effetto devastante sul ghiaccio artico, che si sta gradualmente sciogliendo aprendo per la prima volta una rotta a Nord che è potenzialmente una lucrosa alternativa al Canale di Suez.
Le rivendicazioni della Russia sull’Artico e sulla sua ricchezza energetica sono in competizione con le ambizioni del Canada, della Danimarca, della Norvegia e degli Stati Uniti, e questo rende l’area una delle regioni potenzialmente più instabili del mondo. «È di fondamentale importanza per noi fissare obiettivi per i nostri interessi nazionali in questa regione», ha detto di recente Dmitry Rogozin, l’aggressivo vice primo ministro della Russia, che è stato incaricato da Putin di moltiplicare gli sforzi per costruire le infrastrutture necessarie a dispiegare i soldati nella regione artica. «Se non lo facciamo, perderemo la battaglia per le risorse e questo significa che perderemo anche una battaglia per il diritto alla sovranità e all’indipendenza».
Nel 2013, una base chiusa alla fine della guerra fredda è stata riaperta nelle isole Novosibirsk e ora ospita dieci navi militari e quattro navi rompighiaccio. Il Cremlino sta anche progettando di ripristinare sette piste di atterraggio nella regione artica. Inoltre, ha ordinato all’industria della Difesa di sviluppare armi in grado di affrontare il duro ambiente artico.
Nel 2007 il Cremlino ha piantato una bandiera russa, in una capsula di titanio, 2,5 miglia al di sotto del Polo Nord. Quando gli è stato chiesto dell’Artico in una riunione con i membri pro-Cremlino del parlamento, Putin di recente ha parlato della presenza di sottomarini Usa nella regione «con missili puntati contro Mosca e San Pietroburgo». «La presenza militare russa nella regione artica non è né una posa né un’ostentazione, è molto seria», ha detto Pavel Felgenhauer, un analista militare di Mosca. «Chi è al potere è davvero convinto che entro il 2030 ci sarà una grave carenza di risorse energetiche nel mondo e che l’Occidente, guidato dall’America, attaccherà la Russia per prendere il controllo del petrolio e del gas. Si tratta di una guerra per le risorse. Questo è il senso della militarizzazione dell’Artico».
Secondo una versione vicina ai timori del Cremlino, la Russia ha recentemente tenuto nell’Estremo Oriente del Paese le più grandi esercitazioni militari della sua storia. Le esercitazioni hanno coinvolto 155.000 uomini e migliaia di carri armati, aerei, navi militari. Lo scenario sviluppato dai militari, pare, includeva una potenza straniera chiamata «Missouria» - un modo per indicare gli Stati Uniti secondo gli analisti indipendenti - che provocava un conflitto tra la Russia e una nazione asiatica senza nome per una disputa territoriale. Nello scenario «Missouria», con il sostegno degli alleati, utilizzava questo conflitto come pretesto per iniziare un’invasione su vasta scala della Russia.
A riprova di quelle che Putin ritiene le priorità future della Russia, il bilancio per la difesa del Paese per il prossimo anno raggiungerà una cifra record di 60 miliardi di euro, il 25% in più - in un momento in cui la Russia sta entrando in una fase di recessione. «Un leader che dice ai suoi cittadini che aumenterà le spese militari nel mezzo di una crisi economica», ha scritto Alexander Golts, un analista militare critico nei confronti del governo, «è come un padre alcolizzato che, dopo aver appreso che il prezzo della vodka è salito, dice ai suoi figli non che berrà di meno, ma che ora loro dovranno mangiare di meno».
*corrispondente da Mosca del Sunday Times di Londra
Traduzione Carla Reschia
Mark Franchetti*, La Stampa 16/11/2014