Notizie tratte da: Roberto Zapperi # Freud e Mussolini. La psicoanalisi in Italia durante il fascismo # Franco Angeli Milano 2013., 16 novembre 2014
LIBRO IN GOCCE NUMERO 13
(Freud e Mussolini. La psicoanalisi in Italia durante il fascismo)
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IL RAPPORTO TRA FREUD E IL DUCE –
Einstein Incontro tra Freud e Einstein, il 28 dicembre 1926, a Berlino, in casa del figlio Ernst. Il giorno dopo Freud scrisse alla figlia Anna: «Einstein era molto interessante, sereno, felice, abbiamo parlato per due ore, anche discusso, molto più sull’analisi che sulla teoria della relatività. Sta leggendo, naturalmente non ha convinzioni, ha l’aspetto più vecchio di quanto avessi pensato».
Savinio Savinio, avendo scritto su un settimanale che Leopardi era morto per un’insistente "cacarella", Mussolini fece chiudere il settimanale e vietò a Savinio di scrivere su qualunque altro giornale o rivista d’Italia.
Gestapo Il 15 marzo 1938 la Gestapo perquisì l’appartamento di Freud e la sede della sua casa editrice, la Psychoanalytisches Internationales Verlag, gestita dal figlio Martin. La figlia Anna fu costretta ad aprire la cassaforte e i nazisti rubarono tutto il denaro.
Espatrio «Posso raccomandare la Gestapo a chicchessia» (dichiarazione che Freud dovette rilasciare per poter ottenere il nulla osta necessario per l’espatrio).
Forzano Mussolini cercava gloria anche come scrittore e assoldò a questo scopo Giovacchino Forzano, incontrato all’Opera di Roma all’inizio del 1923 in occasione della prima de I compagnacci di Primo Riccitelli, di cui Forzano aveva scritto il libretto. Il 7 luglio 1929, Mussolini affidò a Forzano la stesura di un dramma sulla fine di Napoleone, da trattarsi, a onta della verità storica, facendo perno sul tradimento. Il dramma, intitolato Campo di maggio, andò poi in scena nel 1931 e Forzano ne scrisse a Ugo Ojetti, il quale registrò nel suo diario: «La sera della prima Mussolini mandò la famiglia in palco (era andato alla prova generale), provò ad andare a un altro teatro; ma non era finito il primo atto che nervoso egli si presentò all’Argentina, e rimase in fondo al palco ad ascoltare. "Sembrava un giovane autore, – dice Forzano – contava le chiamate, criticava gli attori". Il giorno dopo lo chiamò. Volle fare aggiungere due battute, quella, fra l’altro in cui Napoleone si duole di non aver avuto fiducia nell’Italia e nella sua unità, ché l’Italia gli sarebbe stata fedele. E il pubblico applaude sempre a quella tirata che è l’opposto della verità storica. Il pubblico, si vede, egli lo conosce bene».
Dedica Nella traduzione tedesca, che Forzano portò in dono a Freud, l’opera risultava scritta, oltre che da Forzano, anche da Mussolini. La dedica di Mussolini e Forzano a Freud: «A Sigmund Freud / che renderà migliore il mondo, / con ammirazione e / riconoscenza / Vienna 26 aprile 1933 XIo Benito Mussolini und G. Forzano».
Controdedica «A Benito Mussolini coi rispettosi saluti di un vecchio che nel detentore del potere riconosce l’eroe della civiltà» (dedica scritta da Freud sul frontespizio di un libro mandato in regalo a Mussolini nel 1933).
Offensivi Nelle due informative diffuse dal ministero dell’Interno il 22 e il 23 gennaio 1940, si leggeva che in Italia i libri di Freud e quelli di psicoanalisi in generale erano proibiti, perché l’autore era ebreo e perché «offensivi per la religione cristiana». Freud era già scappato in Francia da due anni.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 16/11/2014