Luisa Leone, MilanoFinanza 15/11/2014, 15 novembre 2014
ECCO 40 MLD PER JUNCKER
L’Italia batte cassa alla Ue per 40 miliardi. È questa la cifra complessiva dei cofinanziamenti Bei richiesti da Roma per i progetti presentati ieri a Bruxelles, nell’ambito del piano di investimenti da 300 miliardi promesso dal presidente dell’esecutivo Ue, Jean Claude Juncker. In realtà, l’elenco completo delle iniziative, che MF-Milano Finanza ha potuto visionare, cifra investimenti per quasi 90 miliardi di euro complessivi nel triennio 2015-2017, una somma alla quale si arriva mettendo insieme quanto dovrebbe essere sborsato dai privati o dal governo nazionale con i cofinanziamenti richiesti alla Ue. La premessa è che queste proposte, come quelle inoltrate da ogni altro Paese Ue, dovranno però ora essere valutate dalla task force europea costituita apposta per velocizzare il lancio del programma straordinario di investimenti. I tempi comunque dovrebbero essere piuttosto rapidi, visto che i progetti dovrebbero essere esaminati nell’Ecofin del prossimo 9 dicembre e anche negli altri consigli settoriali i programma sempre per i primi giorni di dicembre 2014.
Per questo il ministero dell’Economia ieri ha voluto rendere noto di aver rispettato i tempi (il termine ultimo per l’invio era appunto la giornata di ieri), pubblicando sul suo sito un comunicato in cui si sottolinea che «si tratta di un importante e concreto step dell’iniziativa avviata nel semestre di presidenza italiana della Ue dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, in qualità di presidente di turno dell’Ecofin, con l’obiettivo di rilanciare la crescita economica dell’Unione attraverso progetti d’investimento, attivabili nel triennio 2015-2017». Le aree in cui potevano collocarsi i progetti da proporre sono innovazione, energia, trasporti, infrastrutture sociali e tutela delle risorse naturali. Nel primo comparto il governo guidato da Matteo Renzi è riuscito a inserirne anche un buon numero dedicati al sostegno del mercato del credito, soprattutto per le pmi. Si tratta per lo più di progetti in cui è già coinvolta o si prevede di coinvolgere anche la Cassa Depositi e Prestiti, come per esempio un programma speciale per lo sviluppo del mercato dei covered bond, in particolare quello legato ai crediti delle piccole e medie imprese, per un valore di 200 milioni tra il 2015 e il 2017. In questo progetto, che per decollare è in attesa di un decreto del Tesoro, si prevede appunto esplicitamente di coinvolgere sia la Bei che la Cdp, con l’obiettivo di superare le barriere caratterizzate da alti costi e dalle difficoltà di piazzamento delle tranche junior. Una difficoltà da superare grazie alla creazione di un Fondo di garanzia statale che agisca come ultima istanza per consentire alla Cassa di acquistare i titoli. Ancora altre risorse vengono richieste (300 milioni) per lo sviluppo di un fondo di fondi dedicato alle pmi, sempre con il coinvolgimento di Cdp, per investire poi in fondi che emettono minibond o in venture capital. Ancora c’è la creazione di un fondo nazionale di garanzia per l’accesso al credito da parte delle pmi, che avrebbe come pivot il ministero dello Sviluppo Economico, e un’iniezione da 7,5 miliardi per la Nuova Sabatini. Ma non solo, ci sono anche progetti per lo sviluppo di cluster industriali, da quello dedicato all’aerospazio a quello per le tecnologie intelligenti, passando per il piano banda ultralarga del Mise; ma anche progetti di privati, come quello di Metroweb, che nel triennio dovrebbe valere 1,5 miliardi. Questa prima voce d’altronde è quella che da sola mette insieme il gruzzolo di investimenti maggiore, circa 30 miliardi complessivi. Seguono, quasi appaiati il settore energia e quello trasporti. Nel primo caso i progetti sono davvero numerosissimi e insieme valgono oltre 20 miliardi di euro. In questo campo si spazia molto e si va da progetti per l’efficienza energetica, con anche la creazione di un fondo nazionale dedicato da 700 milioni nel triennio, alle bioraffinerie che ha in progetto di realizzare il gruppo Mossi e Ghisolfi (900 milioni l’investimento previsto nel periodo). Ancora trova spazio tra i progetti per i quali Roma chiede a Bruxelles un contributo della Bei anche il piano per la messa in sicurezza dell’Ilva, cifrato in 1,6 miliardi.
Si apre poi tutto il capitolo delle infrastrutture energetiche, che vede fare la parte del leone i progetti di Terna, per le interconnessioni internazionali, da quella con la Francia a quella con il Montenegro, ma anche per quelle nazionali, con in prima fila il collegamento Sardegna-Corsica-Italia. Ma ci sono anche i progetti di Snam per il reverse flow (460 milioni), quelli della controllata Italgas per il gas storage di Cornegliano (600 milioni) e poi i terminali LNG di Api a Falconara (580 milioni), quello a Gioia Tauro di LNG Med Gas (500 milioni), quello di Enel Produzione di Agrigento (500 milioni). Infine sono diversi gli interventi proposti da Terna per aprire colli di bottiglia lungo la rete nazionale, per migliorare alcune reti urbane, come quella di Milano, e per sviluppare un progetto pilota sulle batterie nel Sud Italia. Altrettanto ricco è il capitolo delle infrastrutture e dei trasporti, dove trovano posto, oltre ai classici capitoli relativi a ferrovie, porti, aeroporti ed autostrade, anche le infrastrutture urbane, a partire dalle metropolitane per le quali sono previsti investimenti complessivi da 3 miliardi nel triennio 2015-2017 e il rinnovo della flotta degli autobus, che cifra 2,2 miliardi. Tra le proposte di maggiore impatto ci sono, come era prevedibile, innanzi tutto le infrastrutture che rientrano nei corridoi europei, come la Torino-Lione (700 milioni), il tunnel del Brennero (1,4 miliardi), ma anche infrastrutture tutte nazionali come la Napoli-Bari (600 milioni), recentemente rilanciata dall’esecutivo che l’ha inserita anche nel decreto Sblocca Italia e ne ha affidato il cammino all’amministratore delegato delle Fs, Michele Elia, nella veste di commissario straordinario. Ancora ci sono l’alta velocità Milano-Venezia e Milano-Verona, ma anche il Terzo Valico dei Giovi, gli ultimi (si spera) interventi sulla Salerno-Reggio Calabria e la Orte Mestre. Ancora si chiedono 450 milioni per i collegamenti ferroviari verso gli aeroporti di Roma Fiumicino, Venezia e Milano e, per quanto riguarda i porti, si prevedono investimenti complessivi per 1 miliardo, suddivisi tra quello di Ravenna, di Venezia e di Trieste, tutti proposti dalle rispettive autorità portuali.
Ci sono, infine i capitoli Infrastrutture sociali e ambiente, che pesano rispettivamente per quasi 8 miliardi e per poco più di 10 miliardi. Per quanto riguarda il primo, la gran parte delle risorse sono assorbite dal progetto caro al premier Renzi La buona scuola, che vale più di 7 miliardi, anche se nel settore rientrano anche una serie di misure di impatto molto più contenuto, nell’ordine di poche decine di milioni ciascuno, per il settore della salute. Per ultimo, sebbene non per importanza, come indica il volume molto significativo di investimenti proposti, arriva il comparto ambiente, dove moltissime risorse sono dedicate alla mitigazione del rischio idrogeologico, per il quale si prevedono progetti per 7,6 miliardi nel triennio d’interesse. Circa 2,5 miliardi sono invece destinati a progetti per la bonifica dei siti contaminati.
Insomma il menù è veramente ampio e variegato, non resta che attendere qualche settimana per sapere cosa l’Europa sceglierà di mettere nel piatto da 300 miliardi promesso da Juncker.
Luisa Leone, MilanoFinanza 15/11/2014