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 2014  novembre 15 Sabato calendario

VIETTI TESSE LA RETE PER PASSERA

Michele Giuseppe Vietti, politico e avvocato di lungo corso, per quattro anni vicepresidente del consiglio superiore della magistratura, per due anni sottosegretario all’Economia e Finanze (governo Berlusconi), per quattro anni sottosegretario alla Giustizia (sempre governo Berlusconi), è innamorato.
La moglie, Caterina Bina, influente notaio torinese, membro del consiglio di indirizzo della fondazione Crt (ed ex-vicepresidente della Compagnia di San Paolo), non si deve preoccupare. Si tratta di un innamoramento tutto politico. Per chi? Per Corrado Passera e il suo costituendo partito. In settembre Vietti ha lasciato l’Udc e salutato Pier Ferdinando Casini (prima era stato un esponente di spicco del CCD). La conversione al movimento di Passera ha avuto il suo battesimo ieri a Torino: è stato il gran cerimoniere della manifestazione pubblica con cui Passera s’è presentato ai potenziali sostenitori piemontesi e poi, soprattutto, ha organizzato nella sua villa un sontuoso banchetto per perorare adesioni e appoggi all’ex-banchiere diventato politico. Vietti ha fatto le cose in grande e al suo appello hanno risposto, tra gli altri, Enrico Salza, ex-presidente della Compagnia di San Paolo, Alessandro Fusacchia, che ha lavorato ai ministeri dello Sviluppo Economico e agli Esteri, Simone Perillo, direttore della fondazione Italia Futura (quella di Luca di Montezemolo), Riccardo Monti, dell’Ice, Michele Samoggia, dell’Enel, Michele De Vitis, di Italia Futura, Enzo Ghigo, ex-presidente della Regione, Luca Pedrale, ex-consigliere regionale berlusconiano, il deputato Paolo Vitelli, di Scelta Civica, l’ex coordinatore regionale dell’Udc, Alberto Goffi, Gregorio Tito, direttore regionale dell’Inps, l’ex-parlamentare di Alleanza Nazionale, Pier Vittorio Vietti (cugino di Michele Giuseppe), presidente di Bene Banca. Poi c’è Flavio Tosi, sempre più con un piede fuori dalla Lega. E Passera lo corteggia: «Ho stima per Tosi. Mi sono visto varie volte con tante persone come lui che nei vari partiti hanno idee simili o hanno proposte che assomigliano a quelle che facciamo noi come Italia Unica. Il fatto è che tranne il nostro, oggi non c’è un progetto coesivo e condiviso nell’area politica tra Renzi e Salvini che possa interpretare quella componente dell’elettorato italiano che vorrebbe un grande partito liberale e popolare».
Quindi, tra i tanti, anche Tosi, a Torino, ad applaudire Passera, con Vietti gongolante per essere riuscito a racimolare un simile parterre in un momento di renzismo trionfante e di berlusconismo di ritorno. Il traguardo è quello di raccogliere sotto la bandiera di Italia Unica buona parte di un centrodestra alla deriva e assai diviso. Ci sarà tempo (sembra) fino al 2018 per tessere la tela. «La nostra Italia è Unica e di questo siamo orgogliosi – afferma Passera. -
È una storia di sorprendenti talenti e di pluralismo creativo, è un Paese pieno di intelligenze, di vitalità e di cuore. È a questa Italia che ci rivolgiamo con una proposta che ha una visione ambiziosa, ma allo stesso tempo realizzabile. Una proposta in grado di sbloccare le energie spesso inespresse o soffocate del nostro Paese e di tutelare le libertà civili e il merito per garantire un benessere comune».
Vietti ha compiuto a febbraio 60 anni. L’ultimo bilancio della sua gestione del Csm non è propriamente in linea con la spending review: il budget per il funzionamento dell’organismo è stato portato da 31,7 milioni (2013) a 43,8 milioni (2014). Ha subìto un duro attacco da parte del movimento gay: «La colpa di Vietti è duplice: aver affossato la proposta di legge di Paola Concia per la penalizzazione dell’omofobia nel nostro Paese e, soprattutto, aver accomunato l’omosessualità a pratiche quali la zoofilia, la pedofilia, la necrofilia e il sadismo.
Il fatto increscioso è accaduto proprio in occasione della presentazione della legge Concia contro l’omofobia, quando Vietti si è distinto come primo firmatario della pregiudiziale di costituzionalità che ha affossato la proposta. In quell’occasione, il politico ha esplicitamente accostato l’omosessualità a comportamenti sessuali disturbanti, dichiarando oltretutto l’importanza di non legittimare in alcun modo certe pratiche (a sua detta) dannose».
Altre polemiche lo videro protagonista in occasione della diatriba sulla deposizione del presidente della Repubblica nell’ambito delle presunte trattative tra organi dello Stato e capi della mafia. Ne è uscito, alla fine, da vero equilibrista ex-democristiano: «Il Csm - spiega- era stretto tra il dovere costituzionale di rispettare l’autonomia della giurisdizione e la lealtà e solidarietà nei confronti del suo presidente. Penso che la Corte costituzionale sia correttamente intervenuta a salvaguardia delle prerogative costituzionali del presidente della Repubblica, in occasione della decisione sul conflitto di attribuzioni con la procura di Palermo. Più in generale, ritengo che abbia ben inquadrato l’argomento, anche se ovviamente occorre rispettare il lavoro dei giudici».
Adesso entra nell’agone politico e nel 2018 potrebbe ritrovarsi di nuovo (è stato alla Camera per tre legislatura con l’Unione di Centro) in parlamento (ma ce la farà Italia Futura a superare la soglia di sbarramento?). Dovrà sostenere alcune delle proposte forti di Passera, a cominciare da quella dell’abolizione delle Regioni. Dice: «Bene l’abolizione delle Province ma restano ancora tanti, forse troppi enti intermedi tra Stato e cittadini, credo che ci sia ancora molto da disboscare per capire qual è il tipo di Stato e di organizzazione centrale e periferica che vogliamo. All’inizio degli anni ’90 abbiamo visto una corruzione che passava attraverso i partiti, oggi passa attraverso la miriade di enti locali che nel frattempo si sono creati. Vi è la necessità di ripensare complessivamente il concetto stesso di decentramento e federalismo che probabilmente abbiamo malinteso».
Quanto alla lotta alla corruzione: «L’asticella della moralità - dice - dev’essere superiore a quella della rilevanza penale. Mi sembra che evitare la candidatura dei condannati sia il minimo. Penso che la politica dovrebbe fare di più».
Ancora: «Stiamo chiedendo ai cittadini dei grandi sacrifici per affrontare la crisi - afferma - e se non diamo la certezza che la classe politica i sacrifici li sa fare anche di più, veramente rischiamo quello che il cardinal Bagnasco ha chiamato la rabbia degli onesti. Il nostro è un popolo che ha mostrato grande pazienza, ma bisogna evitare di tirare troppo la corda».
Insomma, il tandem Passera-Vietti cerca spazio politico e voti. A sorpresa, a mettersi di traverso, è il giornale di casa Agnelli, La Stampa, che a proposito di un altro convegno promosso (a Stresa) da Vietti dal significativo titolo anti-renziano «Qui dalle parole ai fatti», ha commentato, lasciando da parte il suo tradizionale aplomb (del resto Sergio Marchionne non è diventato filo-renziano?): «un premier di 39 anni che parla in maniche di camicia tenendo in mano un pallone sta a questi signori che disquisiscono dalle loro poltroncine Luigi XV come un tweet a un fax, o addirittura a una raccomandata con ricevuta di ritorno. E questi convegni, esattamente come le folle (sindacali) con gli striscioni di Roma, finiscono per sembrare quel che forse non sono nemmeno: arcaici».
Twitter: @gponziano
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 15/11/2014