Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 15/11/2014, 15 novembre 2014
I GARANTISTI FORCAIOLI
Siccome la storia si ripete ma non insegna nulla, si replica in questi giorni un copione vecchio di vent’anni. Una nuova destra becera e demagogica – quella della Lega 2.0 di Salvini – sta sostituendo quella, diversamente becera e demagogica, di B. e pesca voti anche fra i 5Stelle, scomparsi dalle tv e dunque dalla testa della gente. E il centrosinistra più stupido del mondo fa di tutto per favorirla, sottovalutando la rabbia delle periferie contro l’illegalità indigena e d’importazione e ripetendo vecchie ricette buoniste e inefficaci che gettano altra benzina sul fuoco. Anziché sfidare Salvini sul terreno della legalità con soluzioni rigorose e giuste, anche ma non solo sull’immigrazione clandestina, al contrario di quelle fallimentari della Lega di governo (quando Salvini non era in fasce, ma consigliere comunale e deputato europeo: ininterrottamente negli ultimi vent’anni), si preferisce lasciarle campo libero e alimentare la leggenda del “nuovo” leader che ha rotto col “vecchio” Carroccio, nella speranza che prosciughi l’elettorato grillino. È esattamente quel che accadde nel 2006, quando il centrosinistra andò al governo e non trovò di meglio che esordire con un indulto extra-large che scarcerò 30 mila delinquenti dalle celle e dalle pene alternative, diffondendo a piene mani insicurezza e impunità, precipitando nei consensi e regalando dopo soli due anni l’Italia a B.& Bossi per la terza volta. Ora, dopo aver giustamente depenalizzato il reato di clandestinità, che aveva prodotto poche decine di condanne inutili, più che altro a multe mai pagate, complicato vieppiù le procedure di espulsione degli irregolari, costretto inutilmente le polizie a identificare decine di migliaia di senzanome e le procure ad aprire altrettanti fascicoli, il governo taglia selvaggiamente fondi, mezzi e personale alle forze dell’ordine. E intanto il Pd sforna una legge che riduce ancora la custodia cautelare in cella: cioè l’unico strumento visibile – nel paese delle prescrizioni e dei decreti svuotacarceri (quattro negli ultimi quattro anni) – per levare qualche criminale dalla strada per un po’.
L’ideona è degli on. Ferranti, Leva, Orlando e altri: questo trust di cervelli ha pensato bene di firmare un ddl, licenziato dalla commissione Giustizia e in aula alla Camera da lunedì, che prevede gli arresti domiciliari come misura cautelare principale e il carcere come eccezione. Per arrestare qualcuno prima del processo, il magistrato dovrà dimostrare che i pericoli di fuga, inquinamento delle prove e ripetizione del reato sono “concreti e attuali”. Una sorta di Comma 22, che richiede al giudice doti divinatorie ed espone lo Stato a un duplice rischio: o l’impunità generalizzata o l’aumento delle richieste di danni per ingiusta detenzione. Una scemenza incommensurabile. Salvo impiegare migliaia di poliziotti nella sorveglianza dei detenuti a domicilio – cosa impossibile in tempi di tagli perenni – si sa benissimo che i domiciliari non servono a scongiurare nessuno dei pericoli che la custodia cautelare deve scongiurare: chi vuole può inquinare le prove (minacciando testimoni o concordando versioni di comodo), reiterare il reato o darsi alla fuga comodamente da casa sua. Senza contare che i domiciliari sono inapplicabili agli immigrati irregolari delinquenti, quasi tutti senza fissa dimora. Ma soprattutto gli spacciatori di droga – una delle categorie più odiose della criminalità da strada – possono ricevere i clienti tranquillamente a domicilio. Come abbiamo scritto più volte e come i magistrati denunciano inascoltati da mesi, l’effetto più demenziale dei decreti svuotacarceri è già oggi l’impossibilità di arrestare gli spacciatori: la polizia è costretta a fermarli e i giudici a rilasciarli subito dopo. Ora i furboni pidini vorrebbero estendere questo scandalo a tutti i reati, di strada e dei colletti bianchi. Così la gente vede tornare i criminali a delinquere nello stesso posto e, disperata e inferocita, chiama Salvini e Borghezio. Il solito capolavoro dei garantisti all’italiana, che confondono le garanzie con impunità e aprono la strada alle forche.
Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 15/11/2014