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 2014  novembre 12 Mercoledì calendario

GLI INGLESI VENDONO LA GLORIA. ALL’ASTA LE MEDAGLIE MONDIALI

Jimmy ha bisogno di soldi. Jimmy ha settantaquattro anni. Jimmy Greaves ha messo all’asta la medaglia d’oro del mondiale. La sua storia è quella di mille altri calciatori del Regno Unito, leggende intoccabili, prima, uomini ordinari, dopo. Il football, sull’isola della regina, non dimentica, rispetta le tradizioni, onora il proprio passato, lo commemora.
Jimmy Greaves non giocò la finale, quella splendida Inghilterra-Germania del ’66. Un tackle gentile di monsieur Joseph Bonnel, difensore francese, gli procurò una ferita allo stinco per la quale furono necessari 14 punti di sutura. Greaves lasciò il posto a Geoff Hurst che rifilò tre gol sui quattro finali ai tedeschi e fu nominato baronetto. La Fifa premiò soltanto gli undici scesi in campo. Quarantatrè anni dopo, sotto la pressione dei tifosi, il premier Gordon Brown decise di consegnare la medaglia d’oro a Jimmy Greaves e ad altri dieci reduci "dimenticati" di quel giorno trionfale. Una moneta di cinque centimetri di diametro e di diciotto carati d’oro, sul dritto il simbolo della vittoria, alata, sul recto e nell’esergo le scritte World championship, Jules Rimet cup, England 1966.
Era fiero, Jimmy, di quel premio, lo mostrò ai fotografi e alla propria moglie Irene e ai quattro figli, Lynn, Mitzi, Andy e Danny.
Il tempo ha lasciato il segno non soltanto nelle cicatrici sugli stinchi. Jimmy è un uomo smarrito, come mille altri, vittima dell’alcool, della solitudine, della povertà imprevista. Era arrivato a bere venti pinte (quasi dieci litri) di birra al giorno, concludendo la serata con una intera bottiglia di whisky. Si è separato da Irene, con lei ha una causa in corso per la miseria di 185 sterline, evaporate dal conto in banca. Si è venduto, per centomila sterline, la dimora di famiglia. Ha deciso di consegnare a Graham Budd, battitore d’asta di memorabilia sportive per Sotheby’s, la medaglia d’oro. Sperava di ricavarne almeno 50mila sterline, ma il cimelio è stato battuto a 44mila. Un pezzo di storia riassunto nel colpo di martello di un’asta: poco prima la medaglia di Stanley Matthews per la coppa d’Inghilterra del ’53 aveva toccato 200mila sterline.
Cinquantatre anni fa, era l’1 di ottobre del 1961, Jimmy segnò un gol all’Inter, nel derby che consacrò Nereo Rocco e mise all’angolo il mago Herrera. Aristide Guarneri sbagliò lo stop, Greaves, in mezza rovesciata, fece la fotografia a Lorenzo Buffon. Rocco non amava quell’inglese che rifiutava le leggi nostre dei ritiri e delle diete. Una notte, ha raccontato Cesare Maldini, lo videro scappare dalla stanza dell’albergo, a piedi scalzi, tenendo le scarpe tra le mani per non fare rumore. Il giorno appresso il massaggiatore Tresoldi informò Rocco che Greaves non era in hotel, il Milan avrebbe dovuto affrontare nel pomeriggio il Lecco. Jimmy si presentò, come se nulla fosse accaduto, al ristorante l’Assassino dove era riunita, per pranzo, la squadra. Rocco lo mise fuori rosa, punendolo per la bravata. Gipo Viani aveva convinto Rizzoli che per quell’inglese valeva la pena spendere 80mila sterline per portarlo a Milano, Jimmy si assicurò un contratto di 185 sterline alla settimana più 15mila di bonus. Giocò 10 partite e segnò 9 gol. Rocco, dopo aver presentato le dimissioni poi rientrate, lo consegnò al Tottenham in cambio di 99.999 sterline, una in meno per non dire e far scrivere 100mila, per il tempo scandalosa cifra in Inghilterra. Greaves lasciò Milano con buona pace sua e di Irene ma qualche settimana dopo, suo figlio Jimmy junior, morì per polmonite. L’alcool cercò di cancellare la tragedia. Cambiò la sua esistenza. Jimmy prese a essere un bad boy. Se penso a Balotelli mi viene da ridere, il nostro eroe di carta è una giovane marmotta a confronto di Gascoigne o Cantona, di George Best, di Robin Friday, di Neil Ruddock, droga, alcool e violenza.
Jimmy Greaves ha messo in vendita la medaglia come hanno fatto, prima di lui, gli altri eroi del Sessantasei. La gloria ha un prezzo, non ha memoria, Nobby Stiles, il mediano sdentato e con le lenti a contatto, oggi ha 72 anni e nel 2010 ha ricavato 188.200 sterline dall’asta «per dare qualcosa alla mia famiglia». Gordon Banks ha 76 anni e ha venduto la medaglia nel 2001 per 124.750 sterline; George Cohen, di anni 75, ammalato, ha incassato nel 1998 80mila sterline da Sotheby’s; la stessa cifra per Ray Wilson, 79 anni, impresario di pompe funebri; Geoff Hurst, nominato sir, oggi ha 72 anni, ha venduto la medaglia per 150mila sterline non potendola dividere in tre per le sue tre figlie; Bobby Moore non c’è più, il cancro se l’è portato via undici anni fa, sua moglie, Tina, ha venduto la medaglia per 150mila sterline; Alan Ball, scomparso nel 2007, ha ricavato 164.800 sterline nel 2005, Martin Peters, oggi settantenne, ha venduto la medaglia per una cifra non rivelata. Soltanto i due fratelli Charlton, Jack e Bobby, e Roger Hunt conservano la memoria di quel trenta di luglio del Sessantasei. Ieri Graham Budd, a Londra, ha presentato al pubblico la medaglia e ne ha racconteto la storia. Jimmy ha intascato la migliore offerta.