Josh Eells, Rolling Stones 11/2014, 13 novembre 2014
LA MIA VITA IN PRIGIONE
TAYLOR SWIFT È IN UN EDIFICIO CON LE FINESTRE OSCURATE. TUTTE LE SCALE E TUTTE LE PORTE SONO SORVEGLIATE ACCURATAMENTE, NEL PARCHEGGIO C’È UN PLOTONE DI UOMINI DELLA SECURITY: SEMBRANO MERCENARI PRONTI ALL’AZIONE. Siamo a Van Nuys, in California, dove la cantante sta girando il videoclip di Shake It Off, primo singolo del suo nuovo disco, 1989. Il regista Mark Romanek ha dato un nome a questa operazione segreta: “Project Sparrow”. C’era già stato un “Project Cardinal”, per un altro videoclip di Taylor Swift. In quell’occasione, il suo social media team aveva reclutato un gruppo di fan per recitare come comparse e una ragazza che aveva postato una foto del suo invito era stata subito eliminata dal cast, finendo probabilmente in una lista nera della Cia, insieme a tutti gli altri nemici di Taylor Swift. Racconta Jack Antonoff, autore di molti brani di Taylor: «Il solo fatto di avere le sue canzoni archiviate nel mio computer mi fa sentire come se fossi una spia russa. Sono terrorizzato». Sul set del video, si temono spie e registratori nascosti. «Vado fuori di testa quando sento parlare di intercettazioni», confida Taylor Swift mentre si trucca in camerino. Io mi chiedo chi potrebbe mai mettere sotto controllo un edificio qualsiasi di Van Nuys, per il semplice motivo che Taylor Swift sia proprio lì in quel determinato momento a girare un video. «Il custode», risponde lei come fosse una cosa normalissima: «Pagato da TMZ per farlo. So che posso sembrare pazza, ma tutto è possibile». Taylor non si sente mai al sicuro, soprattutto quando c’è di mezzo la sua privacy: «Qualcuno là fuori è pagato per scoprire cose di me che io non voglio si sappiano. Setacciano la tua carriera, cercano verità nascoste e i fatti più dolorosi. Io non mi spoglio mai nelle foto, sono molto riservata. Mi spaventa pensare quanto possa valere un video di me che cambio abito prima di un concerto. È triste dover andare a cercare le telecamere in bagno e in camerino. Non vado mai in giro nuda per casa, perché so che anche questo può valere molti soldi».
(QUASI) FELICE NELLA NUOVA CASA A NEW YORK
Tuttavia, Taylor Swift non si è mai sentita così libera come ora. Ed entusiasta, soprattutto perché il nuovo disco segna il suo passaggio definitivo da star del country innamorata del pop a popstar tout-court. Recentemente, ha comprato un appartamento di lusso a New York. E, nonostante quello che si legge quotidianamente sui giornali di gossip, non ha un fidanzato da tempo. Non esce con nessuno, non ha alcun flirt. «Sono piena di amici, ho ripreso a dipingere, sto lavorando molto. Sono fiera di me stessa e della mia forza. Adoro il mio nuovo album, adoro il fatto di essermi trasferita a New York. Non sono mai stata così vicina a essere felice». Che non vuole dire necessariamente essere felice. La sua nuova casa ha un unico ingresso, vigilato per la maggior parte del tempo da un ex agente della Polizia di New York di nome Jimmy, che apre la porta a tutti gli altri residenti del condominio. Una vera scocciatura per alcuni di loro. Gente tipo Steven Soderbergh o Orlando Bloom, che ha sborsato una bella cifra per vivere in uno degli indirizzi più esclusivi di Tribeca. Tutto ciò è inevitabile quando l’inquilina dell’ultimo piano è una delle più famose popstar del pianeta. «La maggior parte di loro ci ha fatto l’abitudine», spiega Jimmy aprendo la porta. Oggi è una buona giornata, anche perché l’ascensore ha ripreso a funzionare. «Sono sei piani», dice con una smorfia: «E di solito non viaggiamo leggeri. Prova a pensare solo alla quantità di scarpe!». Taylor apre la porta a piedi nudi. Indossa un prendisole blu: «Benvenuto nel mio nuovo appartamento!». In cucina c’è un notevole assortimento di muffin acquistati in un posto molto alla moda e in frigo c’è una sorprendente varietà di acqua minerale aromatizzata: «Alla fragola, ciliegia, mirtillo, lime, melograno e mandarino».Taylor Swift ha comprato questo appartamento per 15 milioni di dollari (e anche quello di fronte, per 5 milioni, dove vivono le sue guardie del corpo). Mi guida verso la camera da letto al piano superiore. Sull’enorme letto a baldacchino c’è una piccola palla di pelo bianca: «Questa è Olivia». Un gattino di due mesi che si chiama come Olivia Benson della serie Law&Order: Special Victims Unit. Da qualche parte al piano di sotto c’è un altro gatto, Meredith, come Meredith Grey di Grey’sAnatomy: «Sono tutte donne forti, indipendenti e complicate». Per molto tempo Taylor ha avuto il terrore di abitare a New York: «Mi metteva in soggezione». Adesso che vive qui, invece, le piace: può andare a cena a piedi, persino fare shopping con le amiche a Brooklyn. Anche i paparazzi sono molto meglio, spiega: «Non mi stanno addosso e non fanno domande strane. La maggior parte di loro scatta foto da lontano con il teleobiettivo. Il che, se proprio devi condividere la tua vita con loro, è un gran bel vantaggio». L’unico modo per ascoltare il nuovo album 1989 è chiederle in prestito il suo iPhone, color bianco e argento, decorato con adesivi di gattini. Sono 13 canzoni più qualche bonus track, tutto salvato con il nome “Sailor Twips”. Si può ascoltare solo con le cuffie, per via delle intercettazioni. Come suggerisce il titolo, 1989 è ispirato dai suoi artisti preferiti degli anni ’80, tra cui Phil Collins, Annie Lennox e Madonna del periodo Like a Prayer (considerato che il 1989 è anche il suo anno di nascita, li ha scoperti tutti dopo grazie alla tv). L’album precedente, Red, uscito nel 2012, era in bilico tra country e pop: «A un certo punto capisci che se dai la caccia a due prede contemporaneamente finisci per perderle entrambe». Questa volta, allora, ha deciso di fare un disco di «sfacciata musica pop». I suoi fan, forse, non se ne accorgeranno neanche, ma per lei è stato davvero un grande passo. L’altra grande novità è che, per la prima volta, non ci sono canzoni che parlano male dei suoi ex fidanzati: «In questo periodo non ho il cuore spezzato. Non è un album che parla di uomini, perché in questo momento la mia vita non gira intorno a loro». Da quando ha rotto con Harry Styles degli One Direction, oltre un anno e mezzo fa, non esce con nessuno. «Non ho più avuto neanche un appuntamento. La gente si dispiacerà per me, ma è la verità». Per lei, è molto difficile uscire con qualcuno: «La mia vita sentimentale è diventata un passatempo nazionale. Non sopporto più di vedere in Rete gallerie di foto di uomini con cui, a quanto pare, sarei uscita. Non mi piace leggere sui giornali titoli del tipo: “Attento, amico! Scriverà una canzone su di te”, perché credo sia una cosa che sminuisce il mio lavoro. E, soprattutto, non mi piace che tutto questo crei sulla relazione una pressione così forte da farla naufragare prima ancora di cominciare. Quindi non esco con nessuno. Resto innocente e romantica in un sacco di cose, ma su questo sono molto realista». Il pezzo più arrabbiato di 1989 si intitola Bad Blood e parla di una donna, un’altra cantante che Taylor non vuole nominare: «Ci incontravamo alle premiazioni, mi diceva qualcosa e poi se ne andava. Dopo un po’ mi chiedevo: “Ma siamo amiche o mi ha appena insultato?”». Alla fine, questa persona ha superato il limite: «Ha fatto una cosa orribile, e non si trattava di uomini! Ha provato a sabotare il mio tour cercando di portarmi via il mio staff sottobanco. Ho capito che devo starle lontano». Taylor non vuole dire molto sulla sua relazione con Harry Styles, a parte il fatto che ora lei e lui sono amici. Però si capisce che molte delle canzoni di 1989 sono rivolte proprio a lui. I Wish You Would parla di un ex fidanzato che ha comprato casa a due passi da lei, All You Had to Do Was Stay parla di un uomo che non si è voluto impegnare abbastanza. E poi c’è un pezzo su un tipo con i capelli scuri pettinati all’indietro e la maglietta bianca e una ragazza con la gonna attillata che si intitola non è uno scherzo Style. Taylor commenta con un sorrisetto soddisfatto: «Forse avrei dovuto intitolarla: “Non ho nemmeno chiesto scusa”». Tra tutte le canzoni plausibilmente dedicate a Harry Styles, la più intrigante è Out of the Woods, storia di una relazione tormentata: «Ogni giorno era una lotta. Cercavamo solo di arrivare alla settimana successiva, figuriamoci fare progetti di vita insieme». Una strofa recita: “Ti ricordi quando hai frenato troppo presto / venti punti all’ospedale”. Si riferisce a una corsa sulla neve in motoslitta con l’ex fidanzato e a un incidente così brutto da farle vedere passare davanti agli occhi tutta la sua vita in un solo momento. Per una coppia che ha vissuto costantemente sotto i riflettori, è scioccante pensare che una corsa al Pronto Soccorso non sia immediatamente finita su Internet.
SUI TACCHI ALTI NEL FANGO
Due settimane dopo il nostro incontro nel suo appartamento, Taylor Swift è seduta sul sedile posteriore di un Suv nero parcheggiato davanti all’ingresso di Central Park. Fuori ci sono una decina di paparazzi e parecchi fan. Taylor afferra la mano della sua guardia del corpo e scende dalla macchina. Ha un look decisamente non adatto a una passeggiata nel parco: gonna di tweed, scarpe Louboutin di velluto rosa e una borsa Dolce&Gabbana gialla.
Nonostante i tacchi alti, attraversa il prato infangato con una sicurezza impressionante, mentre dietro di lei la folla scivola a ogni passo. Due guardie del corpo le aprono la strada. Dietro di lei un altro bodyguard porta un sacchetto di focaccine. Taylor svolta in un sentiero senza uscita dove i paparazzi non possono seguirla e si siede in un gazebo sulla sponda del laghetto. Sui pali di legno sono incise centinaia di iniziali di innamorati, storie di coppie che sono state qui prima di noi. E il genere di cose che potrebbe finire in una sua canzone. Indica il lago, eccitata: «Guarda, le tartarughe! E le anatre!». Poi guarda per terra: «Oh, un preservativo usato!». Mi spiega che l’unico momento in cui potrebbe fare una passeggiata nel parco in tranquillità è a notte fonda, «ma è pericoloso», oppure alle 4 del mattino, «ma è troppo presto». Non guida la macchina da cinque anni, e non può uscire di casa senza essere assalita dai fan. Mentre parliamo, sul laghetto passa una barca con tre ragazzini, due femmine e un maschio: «Oh mio Dio!», grida una: «Oggi è il mio compleanno! Posso fare una foto con te?». Taylor ride: «Sì, ma come? Sei su una barca, te ne sei accorta?». «Aspetta, provo a scendere!», risponde lei. Taylor e una guardia del corpo la aiutano a salire sul gazebo: «Sto per mettermi a piangere», dice la ragazza. «Ma veramente oggi è il tuo compleanno?» chiede Taylor, «Quanti anni hai?». «17». «Un’età bellissima». «Sì, sono felicissima». La ragazza racconta che vive a Long Island e ha preso il treno con gli amici per trascorrere il giorno del suo compleanno a New York. Taylor: «Che cosa carina. Andate a cena da qualche parte?». La ragazza fa una smorfia: «In effetti, non so...». Taylor sorride, prende la borsa e tira fuori dei soldi. 90 dollari per la precisione. «Ecco qui», dice, «andate in un bel posto». «Oh mio Dio! Grazie», urla la ragazzina, che risale in barca e se ne va remando sul laghetto con i suoi amici. Anche noi dobbiamo andare. Una guardia del corpo, Jeff, ex Marine specializzato in antiterrorismo, ci dà le istruzioni: «Ci sono sei minuti di camminata fino all’uscita. Su Twitter si è scatenato l’inferno, quindi i fan più accaniti...». Fa una pausa: «Facciamo un cerchio intorno a te e li teniamo lontani». Taylor guarda il laghetto: «Mi piacerebbe avere una barca». Si alza in piedi e, immediatamente, veniamo circondati da una folla di paparazzi e fan. Persino i venditori di hot dog scattano foto. Mentre usciamo dal parco la folla si fa più grande e aggressiva. Fa un po’ paura. «Ok, un po’ di spazio per favore», dice Jeff, «lasciatela camminare». Lei rimane impassibile. «Ti faccio vedere un trucco per passare in un attimo da sentirsi vittima a stare una meraviglia?», mi chiede. Tira fuori il telefono e mi passa una cuffia. Schiaccia play e parte Backseat Freestyle di Kendrick Lamar. Taylor Swift dondola la testa, mentre Kendrick canta: “Voglio potere e soldi per tutta la vita / Spero che il mio cazzo diventi grande come la Tour Eiffel / Così posso fottere il mondo per 72 ore / Maledizione, mi sento benissimo. Maledizione, sono intrappolato in Matrix”. Taylor fa un grande sorriso: «So tutte le parole a memoria».