Michele Serra, la Repubblica 13/11/2014, 13 novembre 2014
CORSIVI
Ha ragione Grillo, la libertà di non parlare, o di parlare con chi vuole lui, o di parlare solamente lui, è sacrosanta. Ma uno che si presenta a una platea di giornalisti per non rispondere alle domande è come uno che va in spiaggia per non abbronzarsi, o diventa pilota di Formula 1 per andare piano. Ogni linguaggio ha il suo contesto e ogni contesto il suo linguaggio: il predicatore sta sul pulpito, il professore in cattedra, il cantante sul palcoscenico, eccetera. Il leader politico che entra in una sala stampa lo fa per rispondere alle domande, punto. Se non gli va, se ne sta a casa a digitare sul suo blog o va al bar con pochi fedelissimi plaudenti che pendono dalle sue labbra. Il resto è solo una commedia dell’assurdo, inutile sgarbo, inutile irritazione, inutile soprattono, inutili minacce di mettere sul lastrico i pennivendoli, inutile tutto, perché niente è più inutile del tempo perso, e fatto perdere agli altri.
La critica della comunicazione e dell’informazione così come sono fatte oggi è uno dei cavalli di battaglia di Grillo e dei suoi. Ma ogni alternativa drastica esige coerenza e comporta un prezzo: o uno sparisce come Mina, o transustanzia nel web e ci parla solo di lassù, oppure, se rimane in mezzo a noi altri normali stronzi, si comporta educatamente, risponde alle domande e aggiunge pure “buongiorno” e “buonasera”.