Michele Brambilla, La Stampa 13/11/2014, 13 novembre 2014
STRAGI - C’è
un timore: che, quasi mezzo secolo dopo, la beffa si ripeta. E cioè che la ricerca della verità sulle stragi sia resa impossibile da ostruzionismi e depistaggi.
Il fatto è questo. Il 22 aprile scorso Matteo Renzi ha emanato una direttiva con la quale ha disposto il trasferimento all’archivio centrale dello Stato di tutti i documenti riservati relativi alle stragi di piazza Fontana (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973), piazza della Loggia (1974), Italicus (1974), Ustica (1980), stazione di Bologna (1980), Rapido 904 (1984): carneficine rimaste in grandissima parte impunite. La direttiva di Renzi apriva una speranza.
Ma a 7 mesi di distanza solo il ministero degli Esteri ha consegnato alcuni documenti: una cinquantina (su un totale di 12.500, stando al sottosegretario ai servizi segreti Minniti) e insignificanti. E così i familiari delle vittime, tramite l’onorevole Paolo Bolognesi (ferito alla stazione di Bologna) hanno chiesto un incontro a Renzi preannunciandogli due domande. La prima: chi ci garantisce che tutti i documenti riservati saranno consegnati, visto che non sappiamo dove sono? La seconda: se coloro che devono consegnare questi documenti sono gli stessi che li hanno tenuti nascosti, come possiamo fidarci? Per Renzi un pensiero in più, e forse qualcuno dirà che ci sono problemi più urgenti. Ma se non si chiude quella ferita, la fiducia nello Stato non tornerà mai più.