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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

TESTOSTERONE PLEASE!


Sembra che al mondo tutto sia questione di ormoni. Gli sbalzi d’umore, il cervello materno, l’isteria femminile, la virilità. La medicina si è affrettata a colmare i deficit della menopausa con terapie sostitutive, ma per quanto riguarda gli uomini? Viagra a parte, l’andropausa fa paura. Non se ne parla molto, ogni caso è diverso e le interpretazioni oscillano tra psicologia e fisiologia. Ma per tutti è difficile ammettere che “non è più come prima”. Il problema riguarda un uomo su cinque dopo i 50 anni: il testosterone, l’ormone del desiderio, si riduce a partire dai 30 e a un certo punto crolla. Il calo di androgeni è conosciuto tecnicamente con il nome di Late onset hypogonadism (Loh), cioè ipogonadismo a insorgenza tardiva. Per dirla con Michel Houellebecq, provocatorio autore del romanzo Le particelle elementari (Bompiani, 10,90 euro), “dopo i 40 la ghiandola pituitaria comincia a mollare, e i maschi si interessano più ai vini che al sesso”. Non tutti. Altrimenti il signor Mike Sisk non avrebbe fatto fortuna e il testosterone non sarebbe diventato il nuovo Graal.

Il grande business de! centri “LowT”
Ex manager Fedex, Sisk era ingrassato, appesantito e le cose in camera da letto non funzionavano bene. Ha cominciato il solito pellegrinaggio da andrologi e specialisti vari, finché ne ha trovato uno che gli ha prescritto una terapia a base di testosterone (dall’esame del sangue risultava che i suoi livelli erano precipitati): un sollievo. Un altro si sarebbe limitato a vivere meglio, Sisk ha messo in piedi un business pazzesco, una catena di centri Low T (la T sta per testosterone): 49 cliniche in 11 Stati, con 45.000 pazienti, che pagano in media 400 dollari al mese. Sisk è il re Mida della virilità e il suo impero vale circa 100 milioni, una goccia nel mare delle multimilionarie terapie ormonali per uomini di una certa età. Le vendite di testosterone hanno raggiunto nel 2013 i 2,4 miliardi di dollari e, secondo la Global industrial analysis, il mercato arriverà a 3,8 entro il 2018. David Handelsman, ricercatore dell’Università di Sydney, dice che in America il numero delle prescrizioni è cresciuto 10 volte dal 2000 al 2011. All’inizio di quest’anno, dopo che diversi studi hanno segnalato il rischio di infarto e ictus come effetti collaterali e dopo dozzine di azioni legali per danni dovuti ai farmaci, l’Fda, l’ente americano di controllo dei farmaci, ha annunciato un esame sulla sicurezza del testosterone. Ma è già tardi. Affamati di virilità, molti pretendono la ricetta e l’ottengono o scavalcano i medici e comprano T-integratori non regolati dall’Fda. Anche in Italia il testosterone è disponibile in varie forme: iniezioni, gel, spray, bendaggi. In qualsiasi modo venga somministrato, a bodybuilder assatanati o a pensionati depressi, promette “forza, performance e passione”. Proprio quello che serve.

Resistere è (quasi) impossibile
In realtà siamo di fronte al fenomeno più vecchio del mondo. Nella Naturalis historia Plinio il Vecchio sosteneva che i porri e l’acqua bollita degli asparagi curano l’impotenza e l’aglio pestato con il coriandolo fresco e messo nel vino è un ottimo afrodisiaco. Nel Medioevo Alberto Magno consigliava di arrostire e masticare il pene di una volpe a pezzetti. E potremmo andare avanti parecchio con il campionario di rimedi miracolosi e stranezze. La verità? «Gli uomini sono costretti a fare i conti con il tradimento del corpo, in un’epoca che vive di apparenza e prestazioni», sottolinea Paolo Maria Guida, 47 anni, ingegnere-sociologo che sta scrivendo un saggio sul concetto di virilità nella cultura occidentale. «Invecchiare è un processo inesorabile. Gli occhi non mettono a fuoco. L’udito perde colpi. Cambia la personalità. Ci possiamo rassegnare? No di certo. Siamo bombardati da messaggi che mettono il sesso al centro di tutto. Il testosterone promette: io ti farò restare giovane, io interromperò la curva della senescenza. Io ti consegnerò a un eterno presente. Resistere è impossibile, per quanti spauracchi si possano agitare».

Non esiste il rimedio che funziona per tutti
Le star hanno un ruolo in tutto questo. Secondo un sondaggio inglese, Hugh Jackman, 46 anni, e Gerard Butler, 45, sono i modelli di riferimento per i quaranta-cinquantenni: qualcosa fa la palestra, il resto lo fa il T. Nicholas Coleridge, presidente di Condé Nast International, ha raccontato senza problemi al quotidiano inglese Telegraph di aver scelto la terapia ormonale sostituiva: «Mi sto godendo finalmente la mezza età. L’ansia diminuisce, ti importa meno di quello che pensano gli altri, hai la consapevolezza di quello che sei. Ho deciso di vivere fino a 100 anni. Ora sono solo al 57 per cento del mio percorso».
Abbiamo dunque trovato la fonte dell’eterna giovinezza? Troppo facile. Spiega l’andrologo Giorgio Cavallini: «Negli ultimi anni ho ovviamente prescritto il tal farmaco/farmaci quando indicato, però almeno nel 20 per cento dei casi faticosamente perché non ho ancora trovato una preparazione che funzioni in tutti i pazienti. Somministrare testosterone è come versare acqua in un lavandino con lo scarico aperto, senza sapere quanto è grande lo scarico e quanta acqua è in grado di smaltire».

Il realismo delle donne, le illusioni dei maschi
Al di là dei singoli problemi, conta il fenomeno. Mentre le donne trattano il “tradimento del corpo” con maggiore realismo (un nuovo colore di capelli, un taglio sbarazzino...), i maschi sono abbagliati dall’idea di una virilità senza cedimenti, una compensazione al disagio sociale sempre più forte. Lo sostiene il quasi cinquantenne Mark Simpson, inventore della parola metrosexual. Che sinterizza brillantemente la situazione. «Oggi ci sono solo due tipi di uomini, i giovani e i vecchi. Ed è ovvio che hai voglia di restare più a lungo nella prima categoria».