Stefania Miretti, Gioia 13/11/2014, 13 novembre 2014
AIUTARLI A CASA LORO (COI SOLDI ALTRUI)
La scorsa settimana Gino Strada, il fondatore di Emergency, ha comunicato qualche notizia a questo nostro Paese di chiacchieroni. L’ha fatto durante una puntata di Servizio pubblico su La7, collegandosi via Skype da Freetown, Sierra Leone, dove si trova per curare i malati di ebola. Si tratta di notizie piuttosto sensazionali, data la narrazione tossica che qui va per la maggiore («Ma cosa vi fumate?», ha infatti chiesto il dottor Strada), perciò credo valga la pena ripassarle. La prima cosa che ha detto agli italiani è che: «Il rischio che ebola arrivi attraverso fenomeni migratori è pari a zero. La medicina ha regole scientifiche». Punto. La seconda: «Se una persona è asintomatica non è contagiosa» dunque piantiamola lì con psicosi e quarantene. La terza, quella che mi ha colpito di più, riguarda il contributo fornito dall’Italia per contrastare un’epidemia che in alcuni Paesi è invece spaventosamente reale, come è stato documentato dall’emozionante reportage che Pablo Trincia e Francesca Di Stefano hanno realizzato sul campo sempre per Servizio pubblico, un’epidemia che uccide venti persone al giorno (in Sierra Leone) e che ora, per la prima volta, ha varcato i confini del continente africano.
Le cose dunque stanno così: Emergency lavora a Freetown soprattutto grazie agli stanziamenti della cooperazione inglese – 200 milioni di euro e un migliaio di medici in partenza – avendo del tutto rinunciato a concorrere per “le briciole” messe a disposizione dall’Italia; in compenso, la ventina di medici e infermieri italiani disposti a partire per dare il loro contributo sarebbero bloccati qui per ragioni burocratiche (non riescono a ottenere l’aspettativa).
Dunque, ricapitolando, se ben capisco, ne consegue che lo slogan “aiutiamoli a casa loro”, tornato in voga nel nostro Paese al fine di contrastare l’immigrazione delle famiglie in fuga dalla guerra, non vale laddove sarebbe invece possibile, e doveroso, farlo. Per esempio in Sierra Leone e in Liberia, adesso.