Corrado Zunino, la Repubblica 13/11/2014, 13 novembre 2014
ROMA. “FUORI GLI STRANIERI”, POI BOTTE E SCONTRI NELLA BORGATA DI TOR SAPIENZA
ROMA .
Francesco, largo, rasato, cammina veloce sotto le finestre del centro per rifugiati e minori di viale Giorgio Morandi. La polizia è ancora in strada, ma non piantona l’ingresso. Alza lo sguardo, Francesco. Tre ragazzini egiziani al secondo piano ridono. «Che fai, sfidi? Torna dentro, schifo di musulmano». Francesco ha 36 anni e le vene del collo gonfie: «Tranquillo che stasera veniamo lì dentro e ti cacciamo a calci in culo dall’Italia, da Tor Sapienza sicuro... Arabo di merda».
L’egiziano avrà 16 anni, ma non torna dentro: «Vieni che t’aspetto». Francesco, tuta adidas bianca, non è incappucciato come l’altra notte. Ha lasciato il bar Lory, ritrovo comunitario, a 200 metri e si ferma a spiegarti la sua visione degli extracomunitari della periferia est di Roma: «I negri li rispetto da vent’anni, ma ‘sti rifugiati arabi fanno schifo. Stanno nudi, se ci sono bambini se ne fottono. Pisciano dalle finestre, in strada. Per sfregio. Non gliene frega niente di noi, di chi li ospita. La cooperativa porta il cibo e loro lo buttano via. L’altra sera hanno tirato un posacenere di cristallo su un’anziana. I negri, qui, non danno problemi, vengo dagli scantinati del Quarticciolo, so cos’è la fame, ma questi egiziani sbarcati tre mesi fa sono schifosi... E poi certi rumeni. Arabi e rumeni, uno schifo». Schifo ogni tre parole, come i bambini, come i suoi amici del bar. «Sono senza lavoro, mia madre ha la pensione minima».
Ci sono due blindati della polizia e cinque gazzelle alla fine di viale Morandi, l’arteria di Tor Sapienza, insediamento diventato quartiere negli Ottanta attorno al monolite grigio e rosso delle case popolari. Tor Sapienza fa 16mila abitanti, dietro la Prenestina. Non scendono quasi mai in centro. Martedì sera c’è stato il secondo assalto al rifugio degli immigrati, il più violento. In ottanta, molti a volto coperto, armati di bastoni, molte donne, una con il mattarello, hanno attaccato le due pattuglie di vigilanza al centro di prima accoglienza. Pietre sui poliziotti, poi bottiglie. Bombe carta. Dalle finestre altre donne hanno lanciato piatti contro gli agenti. Cassonetti della spazzatura piazzati al centro della strada per impedire l’arrivo dei rinforzi, poi li hanno incendiati. “Viva il duce”, si sentiva. L’arrivo del reparto mobile contromano, la carica dei poliziotti, i lacrimogeni. Quattordici agenti feriti. Tre vetrate del centro profughi sfondate. Due bambini africani fuggiti dalla paura, non li trovano più. Gli egiziani, però, non sono stati a guardare: sedie, tavoli, televisori, tutto rovesciato sugli aggressori. «Tranquilli, stanotte veniamo a completare il lavoro». Francesco ha smesso di urlare, un tic al mento gli interrompe il racconto ogni volta che si agita.
Il comitato di quartiere vive da un anno e ha già 600 iscritti. Un mese fa ha fatto una marcia contro il degrado: non pervenuta alle autorità. Il vicepresidente Roberto Torre, giovane pensionato, elenca le emergenze vicine e attorno. I bassi delle case popolari li hanno occupati rumeni e albanesi. In via Collatina 600 i rifugiati politici sono alloggiati a fianco di Bricofer. In via Tiratelli, dove nell’ex Fiorucci è nata la città meticcia di Metropoliz, la sera si fanno rave. A fianco, un deposito di lavatrici e automobili, più in là una discarica enorme. In via Rucellai hanno messo i siriani sbarcati a Lampedusa, qui dietro ha rivenduto appartamenti occupati la Pinona, leader di un movimento di lotta per la casa fermata dai carabinieri. E giù in via Salviati due campi rom, il secondo è terra dei fuochi: rame e pneumatici bruciati ogni settimana. Poi gli occupanti di via Staderini, Tor Cervara. Piazza Pascali dopo le 18 è casa dei trans. «Siamo circondati da degrado e violenza». La Prenestina è un cimitero di fabbriche e capannoni, per evitare ingressi i vigili tombano tutte le finestre.
Eliana esce di casa la mattina alle 5 col coltello in tasca. La sua amica, ora scesa in strada: «Mi hanno aggredito sul bus tre settimane fa, tre stranieri, per il telefonino». Al bar Lory ci sono i reduci dell’assalto. L’imbianchino, 44 anni, non ha il fisico. Le idee chiare sì: «Se quelli ci gettano la birra in testa sono dei poveri rifugiati, se noi reagiamo siamo razzisti. Tengono lo stereo a palla alle tre di notte, estate e autunno. Hanno trasformato il parco in un film horror. Viaggiano con il tirapugni: una botta sui reni e ti portano via quello che hai». Manuel, 21 anni: «Ho perso il lavoro un minuto fa, spedizioniere alla Tnt, e questi vengono al bar a farsi la ricarica del telefonino. Ho un Nokia da 20 euro, loro il tablet. Lo Stato gli dà 40 euro al giorno, 40 euro a negro». In realtà, i “negri senza documenti” prendono 40 euro al mese, per le sigarette. «Gli albanesi giù nei bassi li abbiamo già istruiti, ora ci rispettano. Faremo assalti tutte le notti, finché non mandano via i rifugiati».
Gli ultimi due assedi sono nati dopo un tentato stupro. Al parco, domenica sera, tre dell’Est. Hanno messo le mani sotto la camicetta di Ambra, 28 anni e due bambini. Era con il cane, li ha messi in fuga. Poi Ambra ha partecipato all’assalto di lunedì sera, e ha preso le manganellate dalla polizia. «Nel parco mi hanno afferrata al collo, fatto cadere a terra, tirato su la maglietta... Quattro aggressioni in pochi giorni, devono andare via». I ragazzini egiziani sono ancora alla finestra. Eufil non arriva a 16 anni. Ha lasciato la periferia del Cairo da solo, papà gli ha detto che doveva andare a cercare lavoro. «A Roma faccio il parrucchiere». Mustafà è il giovane capoclan: «Non mi comporto male, non so quello che fanno sopra di me», e indica sei piani di stranieri ospitati, sessanta in tutto. «Questi di Tor Sapienza sono tutti scemi, ma non abbiamo paura». Kevin, 36 anni, è un operatore sociale. È nato alle Isole Mauritius. «I ragazzi vengono da storie complicate. Si fanno male tra loro, a volte usano coltelli, ma non hanno mai attaccato gli italiani. La vedo male, finirà molto male».
Il comitato di Tor Sapienza torna dall’incontro in Campidoglio con il sindaco: «Ci ha promesso che in una settimana sposta il centro ». Ignazio Marino, che Tor Sapienza non l’ha mai vista dal vivo, fa sapere: «Nuova biblioteca, raccolta dei rifiuti e illuminazione». Scenderanno a Tor Sapienza il leghista Matteo Salvini e il fascio-leghista Mario Borghezio. Ieri sera la caccia all’uomo ha dato un nuovo risultato: catturato e picchiato un cinquantenne congolese. Italiani gli hanno portato via il tablet.
Corrado Zunino, la Repubblica 13/11/2014