Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/11/2014, 13 novembre 2014
MPS, PULIZIA E AVANTI SUL PIANO
Come previsto gli esiti dell’Aqr hanno pesato sui nove mesi del Montepaschi, anche se la banca senese mostra segnali positivi sul fronte della gestione ordinaria e del controllo dei costi. Nel periodo in esame la perdita ha raggiunto quota 1,15 miliardi, con un rosso del terzo trimestre attestato a 797 milioni. Sull’ultima riga del conto economico hanno inevitabilmente pesato rettifiche di valore sui crediti per 1,25 miliardi (+71,8%), di cui 790 milioni legate alla valutazione emersa nel corso dell’aqr della Bce. Sono stati inoltre postati in bilancio accantonamenti straordinari per 300 milioni, dovuti all’uscita di 1.300 risorse e alla chiusura di 150 filiali che avverrà entro la prima parte del prossimo anno. Al netto di rettifiche di valore e voci non ricorrenti, il risultato operativo dei nove mesi è però cresciuto del 16,6% a 1,6 miliardi.
Il margine di interesse è sceso del 2,5% a 1,553 miliardi per la rideterminazione del valore di rimborso dei Monti bond che ha pesato circa 147 milioni. Escludendo questo effetto, la voce evidenzierebbe invece una crescita del 7%. Le commissioni nette invece sono cresciute del 3,2% grazie all’aumento dei proventi da gestione del risparmio (+9,4%) che compensano la flessione delle commissioni da servizi sulle componenti legate all’attività di erogazione (-8,5%).
Gli oneri operativi sono invece scesi di circa 110 milioni (-5,2%), beneficiando della riduzione degli organici, delle azioni strutturali di contenimento della spesa e degli interventi di riassetto organizzativo del gruppo. Sotto il profilo patrimoniale, l’istituto di credito guidato da Fabrizio Viola ha raggiunto un common equity phased-in al 12,8% e un common equity fully phased all’11,4%. Per quanto riguarda la raccolta, i volumi sono cresciuti dello 0,6% a quota 235 miliardi, con il risparmio gestito in progresso dell’1,7% a 50,4 miliardi. All’opposto, i crediti verso la clientela si sono attestati a 126 miliardi, in flessione del 3,3% rispetto a fine anno, mentre l’esposizione netta in termini di crediti deteriorati è salita dell’8,3% rispetto allo scorso giugno a 24,3 miliardi. Nel complesso il portafoglio titoli è diminuito di oltre 2 miliardi (-6%) e i titoli di Stato italiani in pancia alla banca sono passati da 22,4 a 18,9 miliardi.
Nella conference call l’amministratore delegato Fabrizio Viola ha spiegato che i vertici del Monte sono «impegnati totalmente a mettere in atto tutte le misure necessarie per far fronte al deficit patrimoniale e per creare le condizioni che permettano al gruppo di generare in futuro il capitale necessario per garantire uno sviluppo equilibrato della banca», confermando che il capital plan è stato inviato alla Bce lunedì 10.
Per quanto riguarda le ipotesi strategiche al vaglio del cda, compresa un’aggregazione, Viola ha ricordato il mandato conferito ai due advisor Ubs e Citi «per identificare le opzioni migliori per consentire alla banca di operare serenamente». Secondo fonti finanziarie, il ruolo di cavaliere bianco potrebbe essere giocato da banche popolari di grandi dimensioni, come Ubi o il Banco Popolare, uscite con larghe eccedenze di capitale dallo stress test e pronte a giocare il ruolo di poli aggreganti. Nel mirino di questi istituti potrebbe finire in primo luogo parte della rete commerciale ex Antonveneta, già messa in vendita nel 2012 ma poi ritirata dal mercato per le avverse condizioni congiunturali. Sul fronte delle cessioni invece il vicedirettore generale Bernardo Mingrone ha annunciato l’arrivo di alcune offerte vincolanti per Consum.it, la partecipata nel credito al consumo finita da tempo sul mercato. Per finire con l’aumento di capitale: l’ammontare effettivo dell’operazione (prevista in 2,5 miliardi, ma ancora al vaglio della Bce) «sarà deciso solo il prossimo anno, quando sarà lanciato», ha concluso Viola.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/11/2014