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 2014  novembre 12 Mercoledì calendario

«TUTTI AVANTI, LA MIA DIFESA È AGGREDIRE»

Gian Piero Gasperini ha avuto un colpo di fulmine con la difesa a tre guardando l’Ajax. Prima le giovanili, poi una trasferta di Champions in Grecia con Reiziger-Blind-Silooy, i «tre dietro» di Van Gaal. Non erano Puyol-Beckenbauer-Maldini, ma per Gasperini importava poco: da quei giorni non ha smesso di studiare, migliorare, perfezionare la difesa. La «tre» negli anni ha avuto successo, ha fatto una gran figura al Mondiale con Argentina e Olanda, ma in Italia è un po’ in ribasso: oltre al Genoa, la usano come sistema principale solo Inter, Palermo e Torino. C’era anche la Juve, poi Allegri è tornato alla sua passione, che è divisibile per due: difesa a quattro.
Gasperini, ci racconta come è nata questa storia da Grande Maestro della difesa a tre?
«A metà degli anni Novanta allenavo le giovanili della Juve. Usavo il 4-3-3 ma in Italia il 90% era 4-4-2, era tutto uno scimmiottare Sacchi».
E in Europa?
«L’Ajax era fantastico, giocava 3-4-3 e i calciatori ballavano. Tutti sulle punte, coordinatissimi, si allenavano facendo aerobica. Dopo averli visti, mi sono stufato di dire a un terzino “vai!” e all’altro “resta!” per non sbilanciarci. E mi sono messo anche io a tre dietro. L’ho imparato dai bambini olandesi».
Se questa storia ha un senso, funzionava...
«Sì, i due attaccanti avversari non vedevano palla, avevamo il possesso del gioco. È cambiato tutto quando abbiamo perso alle finali Primavera davanti a 200 persone. Ho capito che i giovani non interessavano più: pensavo di smettere, sono andato a Crotone in C1. Quando l’ho detto a mia moglie, mi ha guardato come se fossi matto: “Io non ci vengo”».
Anche lì difesa a tre?
«Certo, mi convince sempre quando giochiamo contro due punte. È questione di avvio dell’azione, perché io voglio i difensori larghi. Prendiamo Udinese-Genoa: allargando Roncaglia e Marchese, Di Natale e Thereau faticavano a rubarci palla».
Mai giocato con tre centrali puri?
«Mai. Almeno uno dei due laterali è un ex terzino, come Antonini o Marchese. Gli ex terzini sono migliori nell’impostazione, hanno l’anticipo, sono più bravi nelle uscite. Antonini è stato una rivelazione da terzo di destra: attento, un martello. Il play, invece, non è indispensabile».
Infatti al Genoa giocano Sturaro, Greco, Rincon, Bertolacci. Gente che corre...
«Non c’è bisogno di avere un illuminato che gioca tutti i palloni. Se deve passare la palla a cinque metri, posso darla anche io».
Il Genoa non gioca nemmeno con due «9».
«Sì invece, contro il Chievo».
Ma come? Lo ha detto anche lei: «Mai Pinilla e Matri insieme».
«Eh, ma io ne dico di cose...».
Ok, ok. In fase difensiva invece che succede?
«La mia idea di difesa è accorciare, aggredire. Posso difendere a tre, a quattro, anche in nove. Contano l’anticipo, che non si fa più, e il contrasto, su cui gli arbitri fischiano fallo. Se riesci, la gente va in delirio. Se non riesci, becchi gran fischi».
Quindi tutti avanti?
«L’Atletico Madrid ti aspetta davanti all’area con gente di 1.85-1.90 che corre e mena come un fabbro. È un modo di difendersi. Il mio è diverso. Se aspetti, vedi la palla tre volte in 40 minuti. Quando l’avversario fa troppi passaggi di fila, mi agito».
Allora è vero: tutti avanti.
«Sì, io dico “andiamo a prenderli alti”. Mando tutti a pressare, così ogni giocatore deve muoversi in conseguenza del compagno. Difendere correndo in avanti. Ma se salta una rotellina del meccanismo, puoi prenderne 7 come la Roma col Bayern».
Però nella partita più difficile, contro la Juve, voi avete vinto. Miracolo? Impresa?
«La Juve ci ha messo lì, poi ci ha mollato un attimo e ci abbiamo provato al 94’. Ha segnato Antonini. Che ci faceva lì? Non lo so... Ma c’è una logica. Eravamo al 94’, potevamo difendere un risultato d’oro e invece riguardate l’azione: abbiamo giocatori che pressano nella loro area correndo in avanti. Ah, i giornali hanno scritto che Mandragora marcava a uomo Pogba. Falso».
Beh, era nella sua zona...
«Io gli avevo chiesto solo tre cose. Uno: coprire gli inserimenti della mezzala tra il nostro difensore di destra e l’esterno. Due: raddoppiare su Tevez e Llorente. Tre: giocare semplice. Se Pogba fosse andato dall’altra parte, mica lo avrebbe seguito...».
Ok, mister, hanno sbagliato i giornalisti. Altri errori nostri?
«Nella scelta dei temi. Siamo stati troppo a parlare di arbitri e schemi, ora si analizza tutto ma abbiamo perso la valutazione. Non posso fare esempi, ma ci sono giocatori forti solo mediaticamente, magari difesi dalla scusa “è fuori ruolo”. Mio padre aveva un criterio semplice per giudicare i giocatori: “È bun” o “Non è bun”. Semplice, però non si sbagliava mica tanto...».