Alessandro Plateroti, Il Sole 24 Ore 13/11/2014, 13 novembre 2014
FINANZA E SCANDALI, DOVE SERVE LO STRESS TEST
Una domanda irriverente si aggira sui mercati: a che cosa servono gli stress test? La risposta più immediata è che servono a verificare la solidità di una banca, la qualità dei suoi attivi, la sua patrimonializzazione e la sua capacità di resistere e superare crisi economiche impreviste. Su questa base, l’esercizio di verifica e simulazione contabile serve dunque non solo a rafforzare la fiducia dei risparmiatori nei confronti del sistema bancario, ma anche ad evitare che eccessi di rischio e cattive gestioni del credito e della finanza finiscano poi in salvataggi - come è successo negli ultimi anni - pagati dai contribuenti.
Detta così, la filosofia dei test e il pugno duro delle autorità di vigilanza sulla qualità degli attivi rappresenta una svolta certamente apprezzabile: negli ultimi 5 anni, il salvataggio delle banche inglesi, di quelle irlandesi, greche, spagnole, cipriote e portoghesi è stato finanziato dall’Europa con soldi prelevati pro-quota ai contribuenti europei. È stato così anche in America: dopo la crisi dei mutui, il governo americano ha evitato il tracollo delle grandi banche di Wall Street con maxi-ricapitalizzazioni finanziate dai contribuenti. Risultato: così come il governo americano è diventato per alcuni il primo azionista delle grandi banche nazionali, lo stesso è avvenuto per il governo inglese con almeno quattro banche della Regina. E proprio qui si torna alla domanda iniziale.
Ieri abbiamo appreso infatti che gran parte delle banche inglesi (e americane) salvate con il denaro dei contribuenti, si sono rese responsabili del più grave scandalo finanziario internazionale degli ultimi 10 anni prima e dopo l’ingresso del governo nei loro board, e sotto gli occhi della Vigilanza: la manipolazione del mercato valutario, un business da oltre 5mila miliardi di dollari al giorno su cui - incredibilmente - non vigila nessuno.
Attraverso accordi tra trader, le banche hanno manipolato a proprio vantaggio i tassi di cambio delle valute - dal dollaro all’euro fino allo yen - per gonfiare gli utili a spese dei clienti. Una manipolazione gravissima, questa, che è resa ancor più odiosa dalle prove che evidenziano l’indifferenza con cui i vertici delle banche e le stesse banche centrali hanno affrontato le prime segnalazioni sugli illeciti. Ma il fatto più sgradevole, è che la notizia sulle maxi multe contro colossi come Citigroup, JP Morgan, Bank of America, Ubs, Royal Bank of Scotland, Barclay’s e Hsbc (parliamo di oltre il 60% del credito mondiale) arrivi a poche settimane di distanza da quei famosi stress test che avrebbero dovuto aumentare la fiducia sulle grandi banche e sulle stesse autorità che dovrebbero controllarle: oggi, diventa quasi grottesco pensare che le stesse banche responsabili di questo e di altri scandali ancora aperti (mutui e tassi di interesse Libor ed Euribor) sono proprio quelle che hanno ricevuto il massimo dei voti negli stress test, lodate e acclamate dai regulator come le più sane, solide e corrette del continente. Al contrario, e soprattutto nella City, sono stati in molti a ironizzare sulle «bocciature» delle banche italiane agli stress test, sulla qualità dei loro attivi e sul «localismo» del loro raggio di azione, arrivando persino a bollare come «problematico» lo stato di salute dell’intero sistema bancario nazionale. Oggi, dopo la notizia sulle maxi-multe, si può dire l’opposto: le banche italiane saranno anche più piccole e meno forti dei concorrenti stranieri, ma mai nessuna di loro è stata coinvolta in scandali internazionali sulla manipolazione dei mercati ai danni dei risparmiatori o dei clienti. Mentre gli utili delle banche italiane sono reali e nascono sul territorio, seri dubbi sorgono ora su quelli delle blasonate banche della City, prime in classifica dopo gli stress test. Anche qui una domanda sorge spontanea: come valuteranno Eba e Bce le decine di miliardi di multe accumulate dai colossi della City e le nuove multe in arrivo? Saranno detratte dal core tier 1? E ancora: a «minacciare» davvero la stabilità del sistema finanziario europeo sono più i prestiti in «sofferenza» delle banche italiane o la condotta irresponsabile dei grandi player della City? E infine: dove andranno a finire i proventi delle sanzioni miliardarie inflitte alle banche per le manipolazioni del mercato dei cambi o di quello dei tassi? Quest’ultimo aspetto non è secondario affatto. Ad essere stati danneggiati dalle manipolazioni del Forex sono stati infatti non solo i clienti delle banche ogni volta che hanno utilizzato all’estero la loro carta di credito, ma anche i risparmiatori che hanno investito, per esempio, in fondi specializzati sul mercato valutario. Senza contare il danno provocato ieri dal crollo dei titoli in Borsa in seguito all’annuncio delle multe: ha perso non solo chi possiede i titoli delle banche coinvolte, ma anche chi possiede fondi di investimento e fondi pensione il cui valore è legato all’andamento di questi titoli. Al «parco buoi» - come ai risparmiatori danneggiati dalle truffe sui mutui subprime o dalle manipolazioni dei tassi Libor ed Euribor - non andrà nulla: le multe vengono incassate e spartite tra authority e governi. Per recuperare il danno subito, risparmiatori e investitori hanno solo la strada delle cause collettive, costose e infinite. Dopo 8 anni di leggi e regolamenti straordinari per stroncare gli eccessi delle banche, insomma, sorgono seri dubbi sui risultati ottenuti. E se per una banca «territoriale» prestare soldi a un’impresa o a una famiglia è oggi costoso, difficile e rischioso proprio per la stretta sulle regole, poco o nulla è cambiato nelle maglie larghe della vigilanza sulla condotta dei grandi player globali. Vedremo ora se la Vigilanza unica europea riuscirà in questo intento. Più dei giudizi sulla qualità degli asset, sono le risposte ai timori che generano gli scandali a rafforzare la fiducia sul sistema bancario europeo.