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 2014  novembre 12 Mercoledì calendario

“LA TV NON MI PIACE, MA GUARDO IL TG1”

[Intervista a Giulia Innocenzi] –
Questa intervista è un coacervo di conflitti d’interesse, anagrafici e aziendali soprattutto. Il primo viene presto liquidato: “Io non mi sento giovane e non sono giovanilista”, dice la trentenne Giulia Innocenzi che ritorna in conduzione domani con Announo su La7, il programma che per sei settimane sostituisce Servizio Pubblico. Announo è prodotto da Zerostudio’s di Michele Santoro, di cui Il Fatto Quotidiano è azionista al 30%. Giulia ha le cuffie e, tramite un cellulare mezzo scassato (emblema di giovanilismo, ndr), ascolta musica hip-hop da una radio francese. Giulia è di Rimini, undici anni a Roma, cinque con Santoro. Il pranzo è fissato da Settembrini, zona piazza Mazzini, un locale che sazia gli appetiti di molti direttori.
Una giovane conduttrice che dirige un’orchestra di 20 giovani che fanno domande agli adulti di potere: non è troppo didascalico?
Quando ho superato la terza decade, ho capito di non essere più giovane. I 20 ragazzi sono interlocutori, un gruppo eterogeneo che si spera possa rappresentare una generazione: ci sono quelli di successo, quelli che fanno impresa, quelli che studiano ancora, quelli che sono disoccupati.
Vuoi allenare la classe dirigente-televisiva ?
Ad Announo è vietato fare i personaggi, i politicanti, per questo ne abbiamo sostituiti 14 rispetto all’esordio. E poi sono interessati al mondo, sono partecipi e incazzati.
Ma perché i giovani devono mostrare il grugno, essere incazzati?
Io credo che non siano abbastanza incazzati. Faccio fatica a trovare un ragazzo sdraiato, che mangia patatine sul divano e sonnecchia a tv accesa.
Fai una domanda a Michele Serra, ne ha tratto un libro.
Ho chiesto a Serra: perché non considerare la responsabilità dei genitori se un figlio diventa uno sdraiato?
I meno giovani Michele Santoro e Vauro Senesi ci saranno in Announo?
Certo, Michele farà l’introduzione e Vauro avrà un compagno di viaggio per commentare la discussione. Travaglio sarà l’ospite principale di una puntata.
Allora tu sei una giovane (o una ex giovane) che non rinuncia ai padri, o vorresti?
No, sarebbe stupido. Un giovane che si isola è un giovane che sbaglia. Dobbiamo apprendere, sempre. E io ringrazio Santoro per quello che mi ha insegnato.
Chi aveva ragione tra Santoro e Travaglio durante il litigio a distanza con Claudio Burlando?
Entrambi, nessuno ha colpe.
Risposta democristiana.
Ricordati che io sono radicale.
Questo non esclude niente.
E va bene. Santoro ha fatto bene a ribadire che il diritto di parola va concesso a tutti e Travaglio ha reagito a una situazione particolare. I due non si nascondono, agiscono sotto le luci.
Cosa guardi in tv?
Nulla in particolare, però devo vederla per lavoro. Oltre le italiane, preferisco Al Jazeera.
E quale telegiornale?
Il Tg1 per capire in che direzione vanno le istituzioni e il sistema italiano.
Quanto fa male a La7 un palinsesto strapieno di programmi d’informazione?
Il problema è generale.
L’offerta è aumentata, la domanda è rimasta pressoché la stessa. È sufficiente leggere i dati di ascolto. Il lunedì, il martedì o il giovedì di Servizio Pubblico e di Virus, il pubblico è leggermente calato, ma non esiste la fuga di massa.
Conviene fare chiacchiere in tv, costano poco.
Sì, capisco la gestione di Urbano Cairo e degli editori concorrenti, ma La7 adesso deve variare e non mi riferisco al varietà del sabato sera.
Giovanni Floris è un acquisto conveniente?
È un fuoriclasse, ma va utilizzato con giudizio perché sennò perdi l’effetto evento. E così anche per Maurizio Crozza.
Sarà che la politica con Matteo Renzi annoia i telespettatori?
Ora c’è un uomo solo al comando che ha ricevuto una delega da oltre il 40% degli italiani.
Anche da te?
No, io lo votai la prima volta contro Pier Luigi Bersani, poi basta.
Non sarai mica una ex giovane perché ti sei montata la testa con la tv?
Ho sempre le valigie in mezzo al corridoio di casa, un disordine incredibile e mi piace tantissimo andare in discoteca, fare le serate con gli amici. A 30 anni soltanto in Italia si è giovani.
Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 12/11/2014