Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/11/2014, 12 novembre 2014
PERISCOPIO
False voci sulla morte del Califfo. Ha solo detto che forse si dimette. Maurizio Crippa.
Ormai Cacciari sta ai talk show politici come i vecchietti alle staccionate dei cantieri. MF.
Diceva Mao che la rivoluzione non è un pranzo di gala. E nemmeno una cena, vero Matteo? Jena, la Stampa.
A Renzi va dato atto che, sin dal primo giorno che è diventato segretario del Pd, ha detto che avrebbe cercato di accaparrarsi anche i voti degli elettori di Berlusconi. D’accordo. Ma se per assicurarsi i loro voti mi diventa anche lui uno di destra, il giorno in cui decidesse di conquistare più voti possibili dall’elettorato femminile, che farà? Andrà a farsi operare a Casablanca? Dario Vergassola, il venerdì.
A Roma sono saltati fuori i comunisti, che sembravano scomparsi da tanti anni. Li ha trovati uno ad uno Marco Rizzo, portandoli tutti e 418 a riempire la sala della Spi Cgil per festeggiare l’anniversario della rivoluzione di ottobre, che cadeva quasi in coincidenza con i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. C’era il comunista russo - un’icona - e la bella e giovanissima compagna spagnola. C’era il servizio d’ordine tatuato come richiedono i tempi, e il solito contestatore che non accettava l’esaltazione del compagno Giuseppe Stalin. L’hanno purgato in un baleno (lui non ha opposto resistenza). E alla fine hanno cantato tutti l’Internazionale, un po’ alzando il pugno sinistro e un po’ quello destro. A forza di pugni provano a ritirare su quel muro. Franco Bechis, libero.it.
I complessi traffici sentimentali del presidente francese Hollande (pronuncia Oalaond, con bocca storpiata, in una smorfia parigina di fastidio) suscitano in noi, maschi banali e insensibili alle grandi questioni geopolitiche, una vibrante e insopprimibile curiosità: come fa? Come fa, dico, un ometto dal viso di meringa occhialuta, a saziare legioni di cuori femminili? Massimo Gramellini. la Stampa.
Aveva ragione Lech Walesa, il leader di Solidarnosc: l’Unione Sovietica aveva deciso da più di un anno di liberarsi dei costosissimi paesi satelliti e aveva iniziato durante l’estate del 1989 proprio dalla Germania, permettendo ai turisti tedesco-orientali di andare in Croazia, sicché quelli poi, nelle loro Trabant di latta, dilagarono in Occidente. Paolo Guzzanti. il Giornale.
Per parlare di spreco di risorse pubbliche basta pensare a quelle elargite in seguito al terremoto in Friuli Venezia Giulia, dove non c’era la mafia, in trent’anni hanno condotto a una crescita del pil pro capite di circa 20 punti percentuali rispetto allo scenario iniziale della regione. In Irpinia invece il risultato è stato inferiore di 12 punti percentuali. Ignazio Fazio, governatore della Banca d’Italia. la Repubblica.
Silvio Berlusconi non è ignorante come si ama descriverlo. Legge, ma per lui un libro deve essere utile. Fedele Confalonieri. Corsera.
Nell’osservare Prodi in tv pensai che fare il premier era un mestiere da non augurare al peggior nemico. Prodi aveva il viso pesto, le guancione cascanti da bulldog sfibrato. Accanto a lui, il sottosegretario Enrico Micheli mostrava il pallore del mutuato in fila per sei ore dal dentista. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli. 2012.
Conobbi Mino Martinazzoli, uomo di densa intelligenza, ruvido e gentile signore di provincia a disagio con la contemporaneità. Entrano di diritto negli annali della comunicazione politica certe sue interviste: risposte avvolgenti come spirali, pause eterne, eduardiane più che craxiane, tono di voce impastato da tonnellate di sigarette. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori. 2006.
L’ex campionato di calcio più bello e più ricco del mondo, oggi produce squadroni come Juve e Roma che diventano squadrette appena oltre il confine. Non si trova un italiano nei 23 selezionati per il pallone doro, e si capisce, visto che siamo appena stati sbattuti fuori dal Mondiale al primo turno. Curzio Maltese. il venerdì.
Da piccolo ero in libreria, in via Manzoni, a Milano. Sfogliavo un libro di Camus e un signore al mio fianco mi chiese perché lo stessi leggendo. Chi me lo chiedeva era Vittorini. Mi fece domande per un quarto d’ora. Dimmi oggi se si può trovare un Vittorini disposto a parlare con un ragazzo. Se io oggi avvicino un ragazzino e gli faccio delle domande, la mamma chiama la polizia. Milano mi pare un città di trattenuti. Giriamo con la paura e l’ansia di tornare a casa il prima possibile, per chiuderci dentro. Massimo Fini, giornalista. Corsera.
Immagino che costruiremo salvadanai per risparmiare il fiato (da lasciare a qualcuno che, rompendoli, si salverà proprio per un soffio). Alessandro Bergonzoni. il venerdì.
«Non devo nulla alla società, se non la castrazione e il sopruso». Dal vaccino antipolio alla strada che calpesta, dalle proteine e vitamine alla sua dieta, al motorino cavalcando il quale si reca fieramente e pericolosamente a quella scuola che tanto disprezza (ma che non sa abbandonare per il lavoro dei campi o la bitumatura della strade) l’aspirante bimbo-dittatore fruisce di tutto ma non riconosce a nessuno, alcun debito o obbligo. Vittoria Ronchey, Figlioli miei, marxisti immaginari. Rizzoli, 1975.
Durante una battuta di caccia con Howard Hawks e Clark Gable, mi resi conto che la conversazione verteva sugli scrittori americani. Mi presentai come uno dei maggiori scrittori viventi. Divertito, Gable mi chiese: «Oh, lei scrive?». E io risposi: «Certo, signor Gable. E lei, cosa fa?». William Faulkner in Il gioco dell’apprendista di Alessandro Carrera. Medusa.
Il Mediterraneo spaccò quell’imene di terra che è oggi lo Stretto dei Dardanelli, invase il Mar di Marmora, poi travolse anche il secondo ostacolo roccioso, il Bosforo, e irruppe con la forza di mille Niagara in quello che, fino ad allora, era stato un modesto lago di acqua dolce, trasformandolo in un grande mare salato, il Mar Nero. Piera Graffer, la Miliarda. LoGisma.
Cito spesso Erasmus per quattro motivi: 1. costa poco, 2. rende molto, 3. produce veri europei, 4. i nemici dell’Europa non ne parlano mai (quindi, lo faccio io). Beppe Severgnini. Sette.
Il film Torneranno i prati di Ermanno Olmi non è sulla guerra ma sul dolore della guerra. Claudio Santamaria, attore. la Repubblica.
(mfimage) Fiat lux; hic sunt leones; alea iacta est; veni, vidi, vici; in hoc signo vinces; Carthago delenda est. Tutto si può dire in due, tre parole. Il tempo non tollera la prolissità. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/11/2014