12 novembre 2014
NUOVO suicidio???? PISA Nell’acqua melmosa della foce dell’Arno, dopo alluvioni e giorni di piena, scorre di tutto
NUOVO suicidio???? PISA Nell’acqua melmosa della foce dell’Arno, dopo alluvioni e giorni di piena, scorre di tutto. Piero Calamusa controlla che la sua barca non sia colpita da tronchi e detriti. Ma a un tratto la vede oscillare. C’è qualcosa che si è adagiato su un lato dello scafo e blocca la corrente limacciosa. Sembra un manichino. «E io ho pregato che lo fosse. Mi sono avvicinato e ho visto il corpo martoriato di una persona. Ho pregato per lei». Lei era una ragazzina di sedici anni. Si chiamava Martina Del Giacco, frequentava la seconda classe dell’istituto alberghiero di Pisa e abitava insieme ai genitori nella frazione di Calcinaia. Soffriva, nonostante l’età, di un male oscuro: il male di vivere. Il 9 novembre, alle 21,32, è uscita di casa con una felpa nera. La videocamera di sorveglianza della villetta dei genitori l’ha ripresa come un fantasma con la sigaretta in bocca aprire lentamente la porta finestra, fermarsi un attimo e poi dopo aver attraversato il giardino scomparire nella notte. Ha camminato pochi minuti, verso l’Arno gonfio di pioggia, poi il suo cellulare si è spento. «Si è gettata nel fiume e la corrente l’ha risucchiata. Non ha avuto scampo», dicono gli investigatori che nessun dubbio hanno sul suicidio. Un gesto terribile e non solo per l’età della ragazzina, figlia unica, amatissima dai genitori titolari di un distributore. Ma per come si è consumato. L’aveva studiato da tempo, Martina, quel gesto estremo, dopo un tentativo non riuscito . E da allora era in cura in un centro medico e seguita da una psicoterapeuta. «Prendeva medicine e sembrava essere migliorata», raccontano amici e parenti Poi, improvvisa l’ultima crisi. Che la ragazzina, taciturna e con pochi amici, ha nascosto e dissimulato per giorni e poi manifestato poche ore prima del suicidio con un criptico messaggio su Facebook «c’è tempo fino a stasera, woo – aveva scritto alle 15,11 del 9 novembre – fino a stasera e basta. No, ‘sta cosa ha un senso, davvero, non ho bevuto niente e comunque domani si vedranno le differenze». Un altro messaggio l’ha inviato con il telefonino, pochi minuti prima di morire, alle amiche più care ed è un «sayonara», l’arrivederci giapponese. E infine su un biglietto, che la zia Vilma troverà qualche giorno dopo nella sua cameretta, Martina aveva scritto «questo posto non è per me, grazie di tutto». È una storia atroce, anche per come si è sviluppata nei nove giorni lunghissimi della scomparsa. Con appelli della madre e del padre, anche in tv, e «sciacalli» che telefonavano alla famiglia per raccontare squallide bugie su presunti avvistamenti mai avvenuti. Una falsità, hanno spiegato i carabinieri di Pontedera, era poi la pista del bullismo raccontata da qualche millantatore. Marco Gasperetti mgasperetti@corriere.it