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 2014  novembre 11 Martedì calendario

PERISCOPIO

La Merkel loda l’Italia, dove abbiamo sbagliato? Jena. La Stampa.

Le opere buone si fanno con le preghiere dei ricchi e i soldi dei poveri. Don Franco Pasini. Il Giornale.

Non sono andato alla cena a pagamento indetta da Renzi perché non ho il vestito giusto. Stefano Fassina, Pd, bersaniano. Agenzie.

Nei vent’anni in cui «meno tasse» è diventato lo slogan elettorale vincente, il carico tributario è sempre aumentato. Stefano Lepri. La Stampa.

Ho appena finito di leggere il libro della figlia di Bettino Craxi, Stefania. È molto bello. Ai tempi di suo padre, il più stupido era Intini, non so se mi spiego. Bettino era un capo molto fisico. Come Berlusconi, i leader sono fatti così. Fedele Confalonieri. Corsera.

Sulla sanità lo dico con chiarezza, non vogliamo ridurre i servizi ma il numero delle Asl. Matteo Renzi. la Repubblica.

Quarantaquattro per cento. O forse fa più effetto a vederlo scritto in due cifre: 44%. È la percentuale che l’ultimo sondaggio commissionato da Agorà per Rai3 assegna all’inesistente (eppur temuta) creatura che sarebbe cara a Matteo Renzi, il Partito della Nazione: 3,2 punti percentuali in più di quanto raccolto dal Pd alle ultime europee e addirittura 5 rispetto ai consensi attribuiti dallo stesso sondaggio al Partito democratico. Federico Geremicca. La Stampa.

C’è una grande confusione di linea all’interno di Forza Italia. In quel mondo monarchico e anarchico sta prendendo il sopravvento l’anarchia. Gaetano Quagliariello. Ncd. La Stampa.

Nel 2011 Chi stampò alcune foto mie, seduto in un ristorante con accanto l’onorevole Melania Rizzoli; e il titolo era: «Feltri scala la Rizzoli». Nessuno fiatò. L’Ordine dei pennini, zitto. Per il ministro Madia, invece, si è mobilitato il mondo intero, al grido: lasciate che Madia lecchi ciò che le pare, ma in segreto. Leccate leccate, qualcosa sulla lingua vi resterà appiccicato. Peggio della volgarità c’è solo l’ipocrisia. In un Paese di leccaculo, ci si stupisce che una lecchi qualcos’altro davanti al reporter. Vittorio Feltri. Il Giornale.

Una delle cose che non perdonerò mai a Berlusconi è averci costretto per vent’anni a solidarizzare con una categoria, i magistrati, che era sempre stata una delle più invise ai cittadini comuni, forse per qualche ragione (fatti salvi gli eroi e le persone per bene presenti in qualsiasi mestiere). Massimo Gramellini. La Stampa.

«Io», dice Vladimir Luxuria, «gli ho parlato di diritti civili, delle unioni gay, delle adozioni da parte di coppie omosessuali, e lui, Berlusconi, mi ascoltava, prendeva appunti, era davvero molto attento». Pare, infatti, che Berlusconi abbia distolto l’attenzione soltanto una volta, per bisbigliare all’orecchio di Francesca Pascale: «Stasera Vladimir fa discorsi così strani ed è truccato talmente tanto, che, francamente, non lo riconosco più. Non so cosa gli sia successo, ma non è il solito Putin». Dario Vergassola. il venerdì.

Nel 2007 Carlo De Benedetti chiese la tessera numero uno del Pd, dicendo che Rutelli e Walter Veltroni erano i due uomini giusti per portare ai meritati trionfi il centrosinistra. All’improvviso, la parabola dei due promettenti strateghi si fece discendente. Arrivò Pier Luigi Bersani e De Benedetti disse che il Pd lo aveva deluso, ma anche Bersani, appena nominato segretario, lo aveva deluso. Poi cambiò idea e disse che alle primarie del 2012 avrebbe votato per Bersani contro Matteo Renzi, fulminando l’allora sindaco di Firenze con un lungimirante «di Berlusconi ce ne è bastato uno». Poi cambiò idea e scelse Renzi per le primarie 2013, provocando, dieci anni dopo, la stessa reazione di Cuperlo: «Un’opa di Repubblica sul Pd». Giorgio Meletti. Il Fatto.

In politica non esiste il vuoto, ma uno spazio libero che chi arriva prima, se lo piglia. E, a destra, è arrivato per primo Salvini, che ha un vantaggio rispetto agli altri: è sinceramente «popolo», s’è preso un mondo che finora era stato deluso da quel che resta di Forza Italia e di Alleanza nazionale. Pietrangelo Buttafuoco. Libero.

Che cosa spinge i governi a emettere provvedimenti che non hanno alcuna pretesa di essere applicati, per il puro gusto decorativo della promulgazione? A che cosa mirano le Camere quando insabbiano e fanno decadere i decreti con i quali si cerca di disciplinare la libera uscita dei mafiosi dalle prigioni? E perché poi i parlamentari insorgono contro il dilagare della malavita organizzata? Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

Restammo tutti di sale quando Sandro Curzi, direttore del Tg3 detto Telekabul in quota Pci, inneggiò alla caduta del muro di Berlino, seguito dalla maggior parte dei comunisti italiani, nessuno dei quali accennò alla vergogne dell’ideologia comunista da loro adottata sino a quel momento. Paolo Guzzanti. Il Giornale.

L’autorità preposta all’ordine pubblico si sta attrezzando intelligentemente a eventuali altri fatti turbolenti. Come? Consentendo alle forze dell’ordine in servizio anti-sommossa un uso massiccio dello spray più moderno. Al peperoncino. E se menano, ajo e ojo. Andrea’s version.

Le banche italiane sono state massacrate dai test comunitari. C’è tuttavia chi comincia a chiedersi chi c’era al vertice della Banca d’Italia quando il Montepaschi comprava Antonveneta, strapagandola, senza averne la possibilità. E la vigilanza italiana, che spesso monta in cattedra, ha davvero vigilato fino in fondo? O non è stata troppo morbida con le sue controllate, finendo per coprire le loro debolezze? Stefano Cingolani. Il Foglio.

Il solo dovere dei giovani è quello di invecchiare. Benedetto Croce. Corsera.

Stanca di essere stanca? Pubblicità in metropolitana.

Immagino che i bambini li porti a casa la cicogna, ma mi piace di più immaginarmi che poi le cicogne le portino i bambini appena riusciranno a volare. Alessandro Bergonzoni. il venerdì.

I ragazzi che hanno fatto la prima guerra mondiale, e spesso vi sono morti, credevano nell’amor di patria, ma era una grande bugia, una grande truffa. Sono stati sacrificati per volere dei potenti. Allora come oggi, i conflitti nascono per il potere e la ricchezza di pochi. I nemici non sono nella trincea di fronte, sono quelli che hanno mandato i nostri soldati ad uccidere uomini come loro. Ermanno Olmi, regista del film Torneranno i prati.

I complimenti li faccio solo a chi non li merita. Nessuno te li ricambia meglio. Roberto Gervaso, Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/11/2014