Fulmini 13/11/2014, 13 novembre 2014
CONTADINO
«Veda, io sono un povero contadino del calcio, qui si è scatenato l’inferno intorno a me. Resto lusingato dal vociare ma non intendo essere usato come un gatto da cortile» (il presidente della Samp Massimo Ferrero).
VILLAGGIO «A Wimbledon, nel ’79, c’era anche Paolo Villaggio. Si finse mio allenatore per molti giorni. Paolo riusciva a fare qualunque cosa, era senza freni. Diceva a tutti che era il mio coach, finché un inglese non l’ha riconosciuto» (Adriano Panatta).
FAME «C’è una differenza sostanziale e si chiama fame. Noi crescevamo in mezzo alla strada, dove si giocava a pallone e si imparava a difenderci per non morire. Adesso si sta davanti al computer e i ragazzi ottengono quasi tutto e subito. È anche colpa dei genitori, non c’è dubbio» (Antonio Conte).
RIVOLUZIONE «Ho troppo rispetto della parola rivoluzione per credere che a Marsiglia io ne stia facendo una. Ma l’identificazione con il pubblico è importante. Il nostro lavoro ha un grande peso sull’autostima della gente. Ci sono persone che si sentono migliori se la loro squadra va bene» (il tecnico del Marsiglia Marcelo Bielsa).
PEACE «Peace and love è il mio motto. Mamma mi ha insegnato a vivere col sorriso. L’ho presa in parola: mi sono fatta tatuare joie de vivre sotto il seno ma poi lei si è arrabbiata!» (Valentina Diouf).
CLASSE «Che cosa significa allenare i San Antonio Spurs? Vuol dire appartenere a un’organizzazione che ha fissato uno standard di lavoro e che opera con classe. È un privilegio far parte di questo programma. Siamo il vero centro di potere della Nba? È una leggenda. Ma siamo seri e capaci, questo sì» (Gregg Popovich).
MILANISTA «Estate 2010: avevo chiuso col Barcellona dopo sette anni, mi cercò la Juve. Non si concretizzò. Ma l’Italia era nella mia testa. Ero cresciuto guardando alla tv il Milan di Franco Baresi e degli olandesi, ero diventato un po’ milanista» (il difensore messicano del Verona Rafa Marquez).
ROGITO «Col presidente Pozzo sottoscrivemmo l’atto preliminare ma poi il lunedì, quando dovevamo incontrarci dal notaio per il rogito, non si fece vedere. Non ci rimasi affatto male in realtà, ripensandoci è stato meglio così, non avrei preso poi il Palermo» (Maurizio Zamparini ricordando il tentato acquisto dell’Udinese).