Francesco Cramer, Il Giornale 11/11/2014, 11 novembre 2014
ANTONIO TAJANI, VICEPRESIDENTE VICARIO DEL PARLAMENTO EUROPEO, SCRIVE A BARROSO E RIFIUTA LA BUONUSCITA DA 468 MILA EURO CHE GLI SPETTA: «DOBBIAMO DARE PROVA DI SOBRIETÀ»
«468mila euro? No grazie, non li voglio». Caso più unico che raro quello di Antonio Tajani, fedelissimo di Berlusconi, uomo forte di Forza Italia in Europa, ora vicepresidente vicario del Parlamento europeo ed ex commissario Ue. Quel tesoretto, quasi un miliardino di vecchie lire, spetta di diritto all’europarlamentare azzurro ma lui no, ha fatto due conti soprattutto con la propria coscienza e ha fatto quello che si dice un beau geste: li ha rifiutati. A metà settembre ha preso carta e penna e scritto a Josè Manuel Barroso, in quell’epoca ancora presidente della Commissione europea di cui Tajani faceva parte: «Caro Josè Manuel, sono stato informato di avere diritto a un’indennità transitoria...». Ebbene sì, nelle pieghe delle lenzuolate di leggi e regolamenti comunitari c’è proprio un regolamento in vigore dal 25 luglio 1967, poi modificato decine e decine di volte. Ebbene, all’articolo 7, paragrafo 2 del regolamento 422/67Cee si dice che i membri della Commissione hanno diritto a «une indemnité transitoire». Indennità transitoria. Ovvero un mucchio di soldi in più che legittimamente Tajani avrebbe dovuto percepire: una sorta di «euro aiutino» per il reinserimento nel mondo del lavoro che Bruxelles stacca per tre anni alla fine del mandato da commissario. Tajani, Commissario europeo per l’Industria e l’imprenditoria nonché uno dei quattro vice della Commissione Ue, ha fatto i conti e li ha scritti nero su bianco nella lettera a Barroso: «Questa indennità ammonta a circa 13 mila euro al mese, per un totale di 468mila euro per il periodo di tre anni durante i quali avrei diritto a percepire questa cifra».
E qui arriva la motivazione del gran rifiuto di Tajani: «Dopo aver riflettuto ho deciso di rinunciare a questa somma». Ecco perché: «Ritengo sia opportuno dar prova di sobrietà e solidarietà soprattutto in un periodo di difficoltà per i cittadini europei che sono chiamati a fare molti sacrifici e che soffrono per un elevato tasso di disoccupazione, a volte molto rilevanti», scrive nella lettera. Chapeau. Non è dato sapere se gli altri eurocommissari, scaduti da poco, abbiano avuto la medesima sensibilità di Tajani oppure si sia siano intascati l’eurogruzzolo. Di fatto, in Italia il bel gesto di Tajani ha fatto rumore e i leader di Azzurra libertà, i fratelli Zappacosta, hanno pure lanciato un fortunato hashtag su Twitter: #faicomeTajani. La loro motivazione: «Crediamo da sempre che la politica si debba fare senza privilegi ne stipendi milionari. Crediamo che la politica sia innanzitutto servizio per i più deboli. Ripartiamo dal basso, ripartiamo dalla politica come servizio civico e sociale. Ripartiamo da gesti come quello di Tajani».
Il bel gesto del nostro europarlamentare, si presume isolato, ha fatto rumore anche a Bruxelles tanto che Marine Le Pen ne ha approfittato per fare un’interrogazione alla neonata Commissione per sapere se gli altri quattro da poco ex commissari, eletti all’europarlamento abbiano fatto rinuncia come Tajani o abbiano cumulato il gruzzolo; la cifra precisa mensile dell’indennità transitoria; e la durata precisa della suddetta indennità.
Antonio Tajani, interpellato dal Giornale, preferisce non parlare: «Questione di stile. Ho preso questa decisione in perfetta autonomia e assolutamente non in polemica con gli altri miei ex colleghi». Pare che Barroso abbia apprezzato il gesto del nostro vicepresidente del Parlamento Ue abbia girato la missiva agli uffici competenti.