Indro Montanelli, Storia d’Italia, Rizzoli, Milano 1959, 11 novembre 2014
Quattro mesi dopo la schiacciante vittoria riportata alle elezioni del Novembre 1904, Giolitti si dimise per ragioni di salute
Quattro mesi dopo la schiacciante vittoria riportata alle elezioni del Novembre 1904, Giolitti si dimise per ragioni di salute. Naturalmente tutti dissero – o pensarono che la salute era soltanto una scusa, ma avevano torto. Giolitti soffriva effettivamente di un forte esaurimento nervoso. Ma, avendo la specialità di fare tutto al momento giusto, bisogna riconoscere che faceva al momento giusto anche gli esaurimenti. Il suo governo si reggeva su una maggioranza larga e, quel che più conta, abbastanza stabile, o comunque meno instabile del solito. Ma si trovava di fronte ad alcuni problemi che, comunque fossero stati risolti, minacciavano d’incrinarla. Il più spinoso era quello delle ferrovie. La battaglia sulla loro gestione, se cioè questa dovesse essere assunta dalla Stato o affidata a compagnie private, era di vecchia data e presentava uno schieramento che, visto con gli occhi di oggi, ha del paradossale. La destra, di solito impegnata sulle soluzioni privatistiche, voleva in maggioranza la gestione statale; la Sinistra, di solito sostenitrice dell’intervento statale, voleva la soluzione privatistica. E fu questa che aveva finito per prevalere grazie a Depretis, che riuscì a far affidare per vent’anni l’esercizio a delle società, che ne avrebbero ripartito i profitti con lo Stato. Ora, i vent’anni scadevano, bisognava decidere se rinnovare o revocare la concessione e, date le dimensioni degl’interessi i giuoco, la lotta si annunciava a sangue. Ma un problema ancora più arduo era quello dei ferrovieri che rappresentavano, insieme ai tipografi, la categoria dei salariati politicamente più matura e agguerrita. Nel 1902, per prevenire lo sciopero, Zanardelli le aveva fatto larghe concessioni, alcune delle quali erano però rimaste sulla carta. Ora i ferrovieri ne reclamavano l’applicazione minacciando un altro sciopero. Giolitti che dal diritto di sciopero escludeva i servizi pubblici, preparò un disegno di legge che , revocando le concessioni e affidando l’esercizio delle ferrovie allo Stato, faceva anche di esse un servizio pubblico, e come tale non scioperabile. Ma si rese conto che questa battaglia gli avrebbe alienato tutte le simpatie dell’Estrema. E fu allora che il suo esaurimento nervoso si aggravò al punto di costringerlo al ritiro. Egli non lasciò tuttavia un posto vuoto. Prima di abbandonarlo, lo aveva già riempito con un uomo di sua stretta fiducia, Alessandro Fortis, col quale ebbe inizio la serie delle cosiddette “luogotenenza di Giolitti”. Il quale se ne tornò a Cavour a curare i propri malanni in attesa che i treni ricominciassero a correre in orario. Indro Montanelli