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 2014  novembre 10 Lunedì calendario

«E dov’è la notizia? Si sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stato un mandato pieno». Se potesse, Giorgio Napolitano completerebbe l’incarico

«E dov’è la notizia? Si sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stato un mandato pieno». Se potesse, Giorgio Napolitano completerebbe l’incarico. Se «le forze» lo sorreggessero, vorrebbe veder partire le riforme. Dal Quirinale spiegano che «la decisione non è presa». Ma l’«insostenibile» pesantezza dell’essere presidente a 89 anni lo sta portando alla resa. Stanco per la fatica del ruolo, stanco per la lentezza della politica, si dimetterà forse a gennaio, dopo la conclusione del semestre europeo, dopo aver salutato il paese a Capodanno. «Non ce faccio più», ha detto al suo coetaneo Alfredo Reichlin. Sua moglie Clio da un anno gli chiede di mollare e un altro amico antico come Emanuele Macaluso sostiene che «non gli possono pretendere altri sacrifici». Napolitano da mesi è tartassato da acciacchi e costretto a fastidiose terapie. Dorme poco e male. Ha ormai rinunciato ai viaggi all’estero e ha tagliato pure le trasferte italiane più impegnative. MONTI NAPOLITANO MONTI NAPOLITANO santanche sallusti a venezia santanche sallusti a venezia Sì, come spiega la nota del Colle, «esercita la pienezza delle sue funzioni», infatti nei giorni scorsi ha incontrato ministri, scienziati e studenti e ha ricevuto i presidenti di Finlandia e Polonia. Vedrà quello austriaco Heinz e parteciperà a un bilaterale con i tedeschi a Torino. Ma parla quasi sempre seduto, com’è normale a 89 anni. napolitano berlusconi napolitano berlusconi L’altra sera al Quirinale hanno proiettato l’ultimo film di Ermanno Olmi e alla fine, per alzarsi e salutare gli attori, l’hanno dovuto aiutare. L’età, la signora Clio, la solitudine del potere, le riforme impossibili, l’ostilità totale alle elezioni anticipate. Gennaio è vicino, gli scatoloni pronti, però attenzione, «il bilancio non è concluso» e Napolitano prima di andarsene vuole mettere l’Italia in sicurezza. Ce la farà? MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO 2. I FALLIMENTI DI NAPOLITANO Alessandro Sallusti per “il Giornale” Giorgio Napolitano e Enrico Letta Giorgio Napolitano e Enrico Letta Giorgio Napolitano non conferma né smentisce sue imminenti dimissioni, il che equivale - nei codici della politica - a una conferma piena. Sono quindi gli ultimi giorni di una presidenza lunga, assai discussa e sicuramente discutibile. Da oggi in avanti nei suoi confronti sarà tutto un fiorire di elogi e di «ci spiace» perché l’ipocrisia sta alla politica come il pane alla tavola imbandita: non se ne può fare a meno. Noi non ci uniamo al coro dei «rammaricati» perché consideriamo Napolitano uno dei peggiori presidenti della Repubblica con una faziosità forse seconda solo a quella di Oscar Luigi Scalfaro. BERLUSCONI NAPOLITANO BERLUSCONI NAPOLITANO Del resto ci sarà un motivo se Forza Italia si rifiutò - cosa rara - di non votarlo alla sua prima elezione (la seconda non fa testo tanto era confuso e drammatico il quadro politico). Napolitano ha ricambiato la cortesia facendo di tutto e di più per ostacolare i governi di centrodestra, sia con atti ufficiali (interferenze pesanti nei progetti legislativi) che dietro le quinte. Testimoni raccontano di come fu lui ad aizzare Fini contro Berlusconi promettendo al primo il posto di premier che era del secondo. Fallita per un soffio l’operazione ribaltone, Napolitano - come si racconta nel libro di Friedman - avviò consultazioni clandestine con banchieri (Bazoli e Passera) e finanzieri (De Benedetti) per preparare il colpo di stato del governo tecnico poi affidato a Monti. E c’è ancora lui dietro la scissione di Alfano che fu indispensabile per sorreggere il governo di Enrico Letta. RENZI E NAPOLITANO RENZI E NAPOLITANO Tre fallimenti (Fini, Monti e Letta-Alfano) che portano la firma di Napolitano ma che soprattutto hanno portato il paese vicino alla rovina. L’uomo è andato ben oltre i suoi compiti e i limiti stabiliti dalla costituzione e - cosa non secondaria - ha lasciato che i magistrati si avventassero come belve contro Silvio Berlusconi, premier in carica nonché leader del partito di maggioranza relativa. Emanuele Macaluso Emanuele Macaluso Da buon comunista, il presidente ha dato una bella mano alla sinistra per azzoppare Berlusconi. E quando ce l’aveva quasi fatta ecco che arriva Renzi a scombussolare tutto. Perché Renzi è di sinistra, ma non come la intende lui. Del ragazzo non si fida, se non fosse presidente sarebbe stato il primo della lista dei rottamati. La sua popolarità è ai minimi storici, meglio ritirarsi, prima che qualcuno gli chieda di accomodarsi alla porta. Nessun rimpianto, di danni ne ha fatti abbastanza.